#Anteprima: Intervista a PAOLO JANNACCI, "Aspettando al Semaforo"
Interviste Umbria

#Anteprima: Intervista a PAOLO JANNACCI, "Aspettando al Semaforo"

giovedì 17 aprile, 2014

BASTIA UMBRA (PG), 17 APRILE 2014 – Omaggio della città a uno degli artisti più amati del panorama musicale italiano, Enzo Jannacci, a poco più di un anno dalla scomparsa: in programma, al Teatro Esperia di Bastia Umbra – domani, venerdì 18 aprile, alle ore 21.15 – lo spettacolo di canto e musica “In Concerto con Enzo”. Il figlio del cantautore, Paolo Jannacci, ne celebrerà la memoria con le canzoni di Enzo più care al pubblico, proponendo al pianoforte anche brani jazz originali attinti dal suo repertorio personale, in trio o in quartetto, accompagnato da Stefano Bagnoli -alla batteria e percussioni-, Marco Ricci -al contrabbasso e basso elettrico-, Daniele Moretto -alla tromba, flicorno e cori. Un’alchimia intraducibile, tutta “jannacciana”.

Come nei dialoghi surreali di Aspettando al semaforo. L’unica biografia di Enzo Jannacci che racconti qualcosa di vero (Mondadori), Paolo Jannacci si racconta ai lettori di InfoOggi tra nostalgia e amore per il suo lavoro, codificato in note e parole.

Nascere figli d’arte nel mondo dello spettacolo non sempre facilita il percorso; è inevitabile il confronto con un genitore illustre e talora potrebbe rivelarsi una condanna. Quando ha capito che la musica sarebbe stata la sua strada e quali ostacoli e/o resistenze ha incontrato in famiglia o nello star system?
Ostacoli nessuno, anzi, mi hanno sempre sostenuto, incoraggiando la passione per la musica, una strada scelta ai tempi dell’adolescenza. Ad ogni modo è vero, quando sei una persona illustre, importante, che si è fatta notare culturalmente e socialmente, hai una responsabilità forse maggiore: sei più soggetto ad attenzione, quindi la critica può essere più accesa, più attenta al fatto che non sia uno che ci provi solo per sfruttare il nome. E allora devi proseguire per la strada suggerita dal papà o dalla mamma – a seconda dei casi – e devi essere ben sicuro di quello che fai e trovare una strada che non sia identica alla loro. Nel mio caso, ho collaborato con papà… mi sono posto come produttore, come musicista al suo fianco. Invece adesso che ho maturato un po’ di esperienza e mi arrivano varie richieste per mantenere viva la sua memoria, le sue canzoni, mi permetto di proporre in parte i suoi  brani, perché li ho assimilati e li posso dopo tanti anni trasmettere, altrimenti non lo avrei mai fatto, proprio per differenziarmi.

Paolo poliedrico: spazia dalle produzioni discografiche ai progetti per il teatro, e ancora, colonne sonore per il cinema o destinate agli spot, onorificenze importanti – come la “Targa Tenco” nel 2002 (miglior canzone italiana, “Lettera da lontano”), nel 2004 (miglior canzone italiana, “L’uomo a metà”) e nel 2005 (migliore album in dialetto, “Milano 3-6-2005”) -, l’esperienza a Zelig in qualità di direttore d’orchestra e altre collaborazioni con grandi artisti del calibro di Dario Fo, Paolo Conti e naturalmente suo padre. Come ci si sente dentro il frullatore mediatico e… artisticamente, quale ricordo più la emoziona?
Intanto dammi del tu! Nel frullatore mediatico, se persegui la strada che per te è chiara, ti senti bene. Io mi sento bene… ogni volta in dovere di offrire uno spettacolo al meglio delle possibilità.
Riguardo alle esperienze emozionanti… tante, difficile sceglierne una in particolare… forse certi momenti di grande interplay che ho vissuto sul palco con papà, quando ci trasportava in altri luoghi, in posti molto suggestivi dal punto di vista dell’immaginazione e della musica e dell’interpretazione… e viverli era particolarmente piacevole.

La canzone di tuo padre alla quale ti senti maggiormente legato e un disco che metteresti in valigia?
La canzone: “Musical”, del 1980.
Quanto al disco, a voler scegliere tra quelli di papà, ebbene, “E allora…Concerto” (1981); guardando invece al repertorio mondiale, penso al grande compositore Claude Debussy, a “Nocturnes” (Nuages, Fêtes, Sirenes)… al mare… alle nuvole.

Progetti per il futuro?
Continuare a suonare… perché dal vivo è per me la cosa più gratificante, più emozionante. Suonare dal vivo con varie situazioni, che vanno dal duo al mio trio, al quartetto storico, composto da eccellenti musicisti oltre che da amici, con cui ho trascorso venti anni della mia vita. Saranno loro ad accompagnarmi nello spettacolo di venerdì prossimo e con loro c’è una affinità molto intensa.
Poi sono in corso altri progetti e in parallelo, quello che mi viene richiesto, se entusiasmante, se emozionante, lo faccio subito. La cosa bella in questo periodo è relazionarmi con il pubblico.

Un bicchiere di gazzosa oppure un cocktail?
Un bicchiere di gassosa, ovvio![MORE]

                                                                        

 

Per maggiori informazioni sullo spettacolo:

www.teatroesperia.it
Contatti botteghino: tel. 075.7980672 - [email protected]

 

(Foto: Courtesy Paolo Jannacci)

Domenico Carelli


Autore
https://www.infooggi.it - Il Diritto Di Sapere

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