Briciole di fede quotidiane: San Bruno e il Vangelo del giorno
Parola e Fede Calabria

Briciole di fede quotidiane: San Bruno e il Vangelo del giorno

martedì 6 ottobre, 2015

 6 OTTOBRE 2015 - la Chiesa celebra San Bruno monaco certosino. Conosciamo qualche cenno della sua vita. Nato a Colonia in Germania nel 1035 da famiglia nobile. Ancora giovane andò a Reims, dove fin dal 1057 il vescovo Gervasio gli affidò la direzione della scuola di cui era stato allievo. Nel 1076 lasciò i suoi incarichi nella scuola e nella cancelleria e fu costretto a cercare rifugio presso il conte Ebal di Roucy, a causa del dissidio col vescovo Manasse di Gournay, che lui aveva accusato di simonia. Poté tornare in Francia solo nel 1080 quando Manasse fu deposto da apposito concilio. In quegli anni difficili nacque la sua vocazione alla vita monastica. [MORE]
Rientrato in Francia, si recò all'eremo di Molesme, sotto la guida di San Roberto. Successivamente, con sei compagni, cercò un luogo solitario per erigervi un suo monastero, ottenendo il terreno necessario dal vescovo di Grenoble, Ugo di Châteauneuf, spinto egli stesso e guidato da una visione avuta in sogno: sette stelle che indirizzavano sette pellegrini a una valle solitaria nel cuore del massiccio che all'epoca si chiamava «Cartusia» (donde il nome italiano di «Certosa».
Il primo monastero fu fondato nell'estate dell'anno 1084, verso la festa di san Giovanni Battista, in una zona montana e boschiva, a 1175 m di altitudine. Ma sei anni dopo Urbano II, già suo alunno alla scuola di Reims, lo convocò a Roma, al servizio della Santa Sede. Bruno non poteva declinare l'invito del Papa e dovette quindi abbandonare il deserto e i compagni. I suoi compagni in un primo momenti si dispersero. Bruno da Roma riuscì tuttavia a convincerli a riprendere la «via del deserto» e sotto la direzione di Lanuino, da lui indicato come superiore, il gruppo si riunì di nuovo nell'eremo abbandonato. Ma l'anima di Bruno, ormai abituata alla preghiera solitaria e al colloquio continuo con il Signore, non si trovò a suo agio nell'ambiente della corte pontificia dell'epoca; ancor meno nelle distrazioni provocate dai suoi compiti. Da qui la sua grande nostalgia per il suo monastero in luogo desertico silenzioso.
Quando Urbano II fuggì da Roma, in seguito all'invasione dei territori pontifici da parte dell'imperatore tedesco Enrico IV ed alla elezione dell'antipapa Guiberto, Bruno si trasferì con la corte papale nell'Italia meridionale. Su proposta del papa Urbano i canonici di Reggio Calabria lo elessero arcivescovo, ma egli declinò la mitra per amore della sua vocazione contemplativa e con il desiderio di ritrovare al più presto la solitudine. In seguito richiese e ottenne il permesso di ritirarsi in solitudine negli stati normanni, recentemente conquistati dal conte Ruggero d'Altavilla, raggiungendo così il suo scopo. Il conte Ruggero gli offrì un territorio nella località chiamata Torre, l'attuale Serra San Bruno, a 790 metri di altitudine, nel cuore della. Bruno fondò l'eremo di Santa Maria, mentre a poco meno di 2 km più a valle - ove sorge l'attuale certosa - fondava per i fratelli conversi il monastero di Santo Stefano. Bruno, riprendendo il genere di vita che aveva condotto in Francia, trascorse così, nell'eremo di Santa Maria e nella vita contemplativa in solitudine, gli ultimi dieci anni della sua esistenza il 6 ottobre 1101 e ora ascoltiamo il Vangelo del giorno.


Dal Vangelo secondo Luca

Mentre erano in cammino, entrò in un villaggio e una donna, di nome Marta, lo ospitò. Ella aveva una sorella, di nome Maria, la quale, seduta ai piedi del Signore, ascoltava la sua parola. Marta invece era distolta per i molti servizi. Allora si fece avanti e disse: «Signore, non t’importa nulla che mia sorella mi abbia lasciata sola a servire? Dille dunque che mi aiuti». Ma il Signore le rispose: «Marta, Marta, tu ti affanni e ti agiti per molte cose, ma di una cosa sola c’è bisogno. Maria ha scelto la parte migliore, che non le sarà tolta».

Essendo l’obbedienza a Dio coinvolgente tutta la nostra vita, per ogni istante da vivere ci si deve porre ai piedi di Gesù e chiedere a Lui qual è la cosa gradita che urge fare e come farla. La relazione ininterrotta che Lui viveva con il Padre deve essere nostra relazione da vivere con Lui. Nulla senza il Padre. Nulla senza Cristo Gesù. Maria è ad immagine di Cristo Gesù. Come Gesù è sempre seduto ai piedi del Padre, rivolto verso di Lui, così Maria è seduta ai piedi di Gesù, rivolta verso di Lui. Gesù parla. Lei ascolta. Lei chiede. Gesù risponde.
Marta non sa cosa è gradito a Gesù e neanche al suo cuore. Lei è presa dai molti servizi. Non ha tempo per ascoltare. Ma se non ha tempo per ascoltare, non ha neanche tempo per amare Gesù. Il suo è un amore disordinato, perché non è un amore di purissimo ascolto, di sola obbedienza. È un amore umano e non divino.

Don Francesco Cristofaro

www.donfrancescocristofaro.it

@CristofaroFranc


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