Capo Sounion, emozioni tra Mito e Natura

venerdì 27 febbraio, 2015

27 fEBBRAIO 2015 - La punta più meridionale dell’Attica è il Capo Sounion. A un’ora di viaggio da Atene, si può respirare a pieni polmoni l’ellenicità meno contaminata dalla modernità e dalla coltre di smog che non di rado sovrasta i cieli della capitale. Magari in un periodo diverso dall’estate, quando è verosimile che vi sia una qualche probabilità di “inquinamento” da overdose turistica.

La prima citazione letteraria di questo luogo si trova nell’Odissea. Omero racconta che proprio da queste parti morì il nocchiero della nave di Menelao. Il sito era dedicato nell’antichità al dio Poseidone, il “nostro” Nettuno. La bontà della scelta degli antichi greci è sottolineata dalle tonalità di blu freddo del mare Egeo che fanno da sfondo dovunque ci si volti al tempio e ai camminamenti a picco sulle insenature rocciose.

A febbraio, le tonalità dell’Egeo ricordano in questo periodo dell’anno più le tonalità dei mari del Nord che quelli del Mediterraneo, il che certamente non guasta dal punto di vista “vibrazionale”. Roccia, “pietre” antiche, verde macchia mediterranea, qualche olivo piazzato strategicamente riempiono lo sguardo con i loro colori. Mare, isole e isolette fanno da sfondo, dando vita a uno scenario pieno di suggestioni energetiche.[MORE]

La strada per raggiungere il promontorio è anch’essa di quelle da spot emozionale. Una via molto panoramica e abbastanza rettilinea che segue la costa lungo il Mar Egeo a sud di Atene. Nel corso dei secoli la funzione religiosa di questi luoghi si è andata alternando a quella di fortezza difensiva, sin dalla guerra del Peloponneso tra Spartani e Ateniesi.

Ciò che resta di questa antico tempio sorge su uno sperone roccioso a picco sul mar Egeo, icontaminato dal punto di vista del cemento, probabilmente grazie agli Dei cui il sito è dedicato

Da questo sperone, dice il “Mito”, si gettò il re di Atene Egeo. Il suo gesto sarà poi alla base del nome che acquisirà questo mare ricco di isole e di suggestioni antiche.

Raffaele Basile

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