La maestra Margherita ed il piccolo Matteo: ecco come nasce il "Caso Petaloso"
Interviste Emilia Romagna

La maestra Margherita ed il piccolo Matteo: ecco come nasce il "Caso Petaloso"

martedì 1 marzo, 2016

1 MARZO 2016 – Un insegnante amante del proprio mestiere, un piccolo alunno curioso e una parola del tutto nuova. Solo a menzionare questi tre soggetti, la prima cosa che ci salta alla mente è una parola, anzi più precisamente un aggettivo: petaloso! Sono già diversi i giorni in cui, questa nuova e simpatica parola, trova posto su giornali, programmi televisivi e radiofonici e sui social; la storia la conosciamo già ed abbiamo avuto modo di ascoltarla più volte, ma noi di InfoOggi abbiamo deciso di farcela raccontare da chi l’ha vissuta in prima persona: la maestra Margherita Aurora, insegnate del piccolo Matteo e promotrice dell’idea di approfondire gli interrogativi dei suoi alunni, riguardanti il perché, questa parola, se pur corretta non trovi posto nel dizionario. [MORE]

Sono tante le insegnanti che, nel corso della propria carriera, hanno avuto a che fare con errori di ogni genere, da parte dei propri piccoli o grandi alunni. Che cosa l'ha spinta a presentare l’elaborato del piccolo Matteo, nel quale, come è ormai noto era presenta l’aggettivo “petaloso”, agli esperti dell’Accademia della Crusca?

- La spinta è stata data dalla curiosità di Matteo e dei suoi compagni, che mi hanno chiesto come una parola potesse entrare nel vocabolario. Segnando l'errore come “bello” intendevo dire ciò che poi l'Accademia ha confermato, ovvero che la parola, dal punto di vista grammaticale fosse corretta. Mi sono complimentata con Matteo dicendo che forse aveva inventato una nuova parola e la sua curiosità gli ha fatto chiedere: “Allora entrerà ne dizionario?” Non sapevo cosa rispondere ed ho suggerito di rivolgerci alla più importante associazione a tutela della lingua.

A distanza di qualche settimana giunge una risposta dall'Accademia. Prima di aprirla, cosa si aspettava contenesse la busta a lei indirizzata? E quale è stata la sua reazione a lettera conclusa?

Non ero certa che avrebbero risposto, anche se i bambini ogni giorno chiedevano se la lettera fosse arrivata. Ci siamo gustati l'apertura con calma, perché è arrivata proprio mentre stavamo andando in mensa, per cui abbiamo dovuto attendere di finire di mangiare e rientrare in aula. Quando ho letto la lettera i bambini hanno applaudito entusiasti, in quanto il linguaggio era tarato sulle loro capacità di comprensione ed hanno capito subito il contenuto. Io mi sono commossa (cosa che a dire il vero mi capita spesso) al pensiero che anche all'Accademia avessero compreso l'importanza dell'ascolto e della lezione di italiano che ci stavano regalando.

Sicuramente una grossa soddisfazione, per lei o per Matteo?

- Soddisfazione per tutti: per Matteo e i suoi compagni, perché ricevere una missiva di questo genere ha suscitato in loro grande coraggio per le richieste che in futuro sottoporranno agli adulti, per me perché credo nella scuola come comunità educante, votata all'ascolto reciproco e questa è stata una grande lezione.

Matteo ha scritto quell'aggettivo spontaneamente, come solo un bambino può fare. Lo chiedo a lei, come ha vissuto lui stesso, questa esperienza di improvvisa popolarità?

- Dopo lo smarrimento del primo giorno (mercoledì) ho riunito i genitori di tutti e spiegato che avremmo accettato solo inviti istituzionali, una volta assolti gli impegni che già erano programmati per giovedì. I genitori hanno concordato con me e già da venerdì ho fatto una lezione “normale”, senza interruzioni di estranei. Matteo si gode la popolarità con grande serenità, anche perché supportato da una famiglia molto presente e con i piedi per terra. Ci siamo divertiti, insomma!

Ci ritroveremo “petaloso” nel prossimo dizionario?

- Solo se, come spiegato dall'Accademia, entrerà nel linguaggio comune! Chissà!

Il suo nome non è nuovo alla stampa ed ai social, infatti in occasione delle festività pasquali, ha ritenuto opportuno assegnare dei compiti davvero singolari, quali: “Fai delle belle dormite riposanti”, “Se il tempo è bello, non stare chiuso in casa: esci e gioca all'aperto”, “Passa tutto il tempo con i tuoi genitori”. “Se hai dei nonni, fatti raccontare le storie di quando erano piccoli” ecc… Possiamo dunque affermare che il suo metodo di apprendimento e di insegnamento è del tutto innovativo e con dei riscontri più che positivi. Perché lo fa?

- Non si tratta di un “metodo” innvovativo, semmai di un approccio che trae origine dalla condivisione delle idee di Rodari, di Mario Lodi, del maestro Manzi, di Don Milani e dall'aver costruito un'esperienza professionale chiedendo alle tante bravissime colleghe che in questi anni mi hanno aiutata a crescere come insegnante. In tante siamo così, rispettose dei tempi dei bambini e disponibili a metterci in discussione, solo che le brave maestre non fanno notizia. Per Pasqua, ad esempio, molte non assegnano compiti. La diversità nel mio caso sta nell'averlo detto pubblicamente su un social.

Perché una maestra che compie “semplicemente” il suo dovere di insegnate, desta così tanto clamore? È il metodo che viene utilizzato o il tutto è dettato dall'assenza di insegnati che amano il proprio lavoro?

- Come ho già detto di insegnanti che amano ciò che fanno ce ne sono moltissime, nella mia scuola almeno è così. Purtroppo a fare notizia sono le eccezioni negative. In questo senso sono molto felice di aver portato agli onori delle cronache una storia bella e pulita.

Chi governa il Paese e soprattutto l’area dell’Istruzione, che responsabilità ha nei confronti degli insegnati e degli studenti di ogni ordine e grado? E quale consiglio darebbe ai nostri governatori?

- Ritorno sul tema dell'ascolto. I governanti, a mio avviso, dovrebbero ascoltare di più gli operatori, perché è da loro che partono le innovazioni didattiche e le meravigliose esperienze che ci sono in tante scuole. Per ascolto intendo proprio una sorta di filo diretto, quindi uscire dal Ministero e incontrare gli studenti e gli insegnanti per costruire, insieme, una scuola migliore.

Per concludere le chiedo un saluto ed un messaggio a tutte le insegnati e gli studenti, da parte di una “petalosa” maestra Margherita!

- Dice il proverbio che sbagliando s'impara. In questo caso sbagliando s'inventa! (Rodari) Ascoltiamo i nostri alunni ed impariamo, anche sbagliando, da loro.

Fonte img. tgcom24.

Filippo Coppoletta


Autore
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