CatanzaroLiberaCatanzaro, il no alle mafie del capoluogo calabrese
Cronaca Calabria

CatanzaroLiberaCatanzaro, il no alle mafie del capoluogo calabrese

venerdì 24 aprile, 2015

CATANZARO, 24 APRILE 2015 - Mille, duemila o cinquecento. Quanti erano i presenti alla manifestazione di Libera nel capoluogo calabrese poco importa: chi c'era ha avuto la fortuna di poter godere dell'atmosfera che si respirava. Atmosfera di orgoglio misto a consapevolezza di sé stessi, e non è poco perchè Libera è impegnata, in Calabria come nel resto d'Italia, nella lotta quotidiana contro le mafie proprio attraverso il richiamo alle capacità di ognuno e non a vie traverse, più semplici quanto più pericolose. Orgoglio vivo che trapela dalle parole di Mimmo Nasone, coordinatore regionale di Libera, orgoglio proprio dei calabresi, “tanti, e la maggior parte tutti onesti”. Consapevolezza di sé stessi perchè solo da sé stessi, dall'amor proprio verso i propri diritti, dalla volontà di non chinar la testa, i calabresi possono riappropriarsi di un futuro e regalarne uno più roseo ad una terra martoriata come quella che va dal Pollino all'Aspromonte.

[MORE]CatanzaroLiberaCatanzaro è raccontare un grido di libertà che neppure la pioggia è riuscito a fermare, e che il cielo ha saputo premiare, regalando un arcobaleno, alla fine, su Piazza Prefettura. Quasi come in una metafora: non fermiamoci, non può mica piovere per sempre. Catanzaro ha vissuto, e sta vivendo, giorni difficili così come l'intera Calabria citeriore: l'escalation di piccoli o meno piccoli atti di criminalità ora preoccupa davvero. Le auto bruciate di amministratori del circondario, gli atti intimidatori nei confronti di attività commerciali e la microcriminalità dilagante: sono piccoli segnali che non devono passare inosservati. La manifestazione, quasi spontanea visto il pochissimo tempo in cui è stata organizzata, coordinata da Libera, è stata l'occasione buona per unire la parte buona di Catanzaro e del suo associazionismo: la parte migliore. La parte, è bene dirlo e ricordarlo, più corposa: l'eccezione residuale sono i mafiosi, perchè i catanzaresi conoscono il valore dell'onestà. Così dalle associazioni sportive a quelle religiose, passando per i comitati studenteschi della vicina Università Magna Grecia, agli scout e fino alle istituzioni: in tanti hanno voluto dare le propria adesione all'evento, un sentimento di vicinanza e solidarietà a chi subisce l'illegalità.

Perchè parlare di mafia, spesso, è fuorviante: si corre il rischio di limitare l'illegalità a quello comunemente definito metodo mafioso, la mafia con lo schema dei padrini e della lupara. L'illegalità, oggi, è tanto altro e subire le mafie significa anche chinare il capo a mò di struzzo dinanzi a tutto ciò che ci priva di un nostro sacrosanto diritto. Cos'è, se non mafia, la corruzione che costa miliardi alla nostra penisola? Cos'è, se non mafia, la logica clientelare a cui siamo ormai assuefatti al punto di considerarla la normalità? Le logiche per le quali i diritti vengono corrisposti solo con un do ut des, un dammi e ti do, sono le logiche dell'impotenza che accettiamo e che ci hanno resi inconsciamente complici: i diritti non si vendono e non si possono comprare. Proprio per questo le parole di Nasone fungono come un appello ai calabresi tutti: “Fare qualcosa contro la mafia è scegliere di compiere delle scelte di vita. Fare Libera è lotta alla 'ndrangheta e coscienza dei propri diritti di cittadinanza, fra cui la cittadinanza attiva. Fare Libera è un richiamo a fare la propria parte”. Richiamo per tutti, anche per l'apparato statale. In un momento in cui la tensione sociale è tangibile, tocca alla politica, quella sana, quella del servizio e non del potere, colmare il vuoto fra Stato e cittadini. Vuoto rimasto pericolosamente vuoto per troppo tempo, Stato che non si fa carico di coloro che son soli: vuoto che è terra fertile per l'illecito e per il malaffare.

Di questo, della volontà di focalizzare lo sguardo e non voltarsi dall'altra parte s'è discusso. Lo striscione che campeggia fra la folla sintetizza il pomeriggio catanzarese di Libera: “A che serve avere le mani pulite se si tengono in tasca?”. Nei discorsi di tutti trova spazio la parola impegno, quasi come a stringere un'unione, un patto, perchè insieme si può. Anzi, si deve: lo reclama il sangue versato da coloro che hanno perso la vita per varcare la linea sottile che sta fra combattere la mafia e sconfiggerla.

Un cartello svetta: recita Peppino Presente. Così come sono presenti, laddove si getta il seme della legalità, tutte le vittime della criminalità organizzata. Le candele accese, portate in sfilata dai partecipanti alla manifestazione, riaccendono il ricordo: ora, tocca a noi onorarlo.

 


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