Ciccio Viapiana: attore e regista calabrese
Cultura e Spettacolo Calabria

Ciccio Viapiana: attore e regista calabrese

domenica 14 febbraio, 2016

CATANZARO 14 FEBBRAIO 2016 -  Qualche giorno fa ho avuto modo e piacere e assistere alla messa in scena di “A Gatta ‘ntò saccu” commedia brillante in due tempi, ideata dal compianto Ciccio Viapiana, adattamento e regia di Piero Procopio.

Una commedia ben adattata, allegra, spensierata, che ha regalato tante risate ad un pubblico numerosissimo presente nell’Auditorium Pio X di Catanzaro, dove la commedia è stata rappresentata per due serate consecutive. [MORE]

Bravi tutti gli attori, tra i quali anche alcuni dei quali già in passato avevano recitato al fianco dello stesso Ciccio Viapiana.

Io, spettatore melanconico, seduto in prima fila ripetevo insieme agli attori le battute, una ad una, ritornavo indietro con la mente a tantissimi anni fa, ricordando le decine e decine di repliche di questo bellissimo lavoro teatrale che abbiamo portato in scena con la piccola fucina teatrale, al fianco dello stesso autore.

Tante le emozioni che ho provato nel rivedere un piccolo capolavoro del dialetto catanzarese, peraltro, ben fatto e di questo do merito alla compagnia Teatro Hercules che ha dimostrato di avere avuto rispetto del testo, dei dialoghi e ritengo che l’adattamento di Piero Procopio lo abbia reso ancora più divertente ed esplosivo.

L’intensità dei dialoghi, la goliardìa dei personaggi e la “leggerezza” della trama ha regalato agli spettatori tante risate e tanta riflessione, alla stessa stregua e con lo stesso risultato ottenuto sempre nelle decine e decine di repliche di molti anni fa.

Ciccio Viapiana, oltre che maestro di Teatro, era un uomo molto sensibile, profondo, estimatore delle belle tradizioni calabresi e nei suoi testi appare tutto il suo desiderio di mettere in mostra la Calabria di un tempo, fatta dai piccoli artigiani, dai rapporti di buon vicinato, dalle cortesie tra persone vicine, ma magistralmente ne esasperava i contenuti per rendere accattivante, grottesco, divertente il testo teatrale.

Per chi, come me, ha avuto la fortuna di recitare al suo fianco per circa 14 anni, ne ha apprezzato le sue doti artistiche e la sua fama, nell’ambito del territorio e delle potenzialità in cui ci siamo mossi naturalmente, ma soprattutto ne ha apprezzato le doti umane, la sensibilità, l’intelligenza e i consigli dettati dalla maturità e saggezza di buon padre di famiglia.

Lui che nella vita era un artigiano, tesseva pezzo dopo pezzo, scriveva a mano i dialoghi, disegnava le scenografie e ogni brogliaccio lo custodiva gelosamente perché rappresentava un tassello di un mosaico che regalava al pubblico poi sul palcoscenico con questi piccoli capolavori teatrali.

Decine e decine le commedie scritte, tante le poesie, filastrocche, brevi racconti, aforismi che gelosamente custodiva come piccole creature ma certamente ignaro che teatro che lui conosceva, oggi avrebbe faticato ad essere riconosciuto, apprezzato, se non per piccole e poche eccezioni, per fortuna.

Con Ciccio Viapiana e con le sue belle commedie va via, forse, anche una parte di quel teatro dialettale che ha fatto ridere intere generazioni, è andato via quel modo di fare teatro in maniera fresca, pulita, disincantata, per dare posto ad un teatro dialettale, che fa fatica, che si sforza di far comprendere che anche questo tipo di teatro è arte, ma soprattutto che questo teatro è all’origine della nostra cultura regionale.

In una terra come la nostra, dove lo spazio per l’arte e per gli artisti è poco, anzi sempre di meno, non possiamo che vivere di ricordi, di illusioni, di speranza che prima o poi il teatro dialettale trovi il giusto spazio e riconoscimento, ma soprattutto viviamo con la speranza che gli artisti, quelli bravi, non vengano mai dimenticati, anche a distanza di anni dalla loro scomparsa, mi riferisco a Ciccio Viapiana e Nino Gemelli in particolare.

Chi oggi, pochi, fanno teatro lo fanno con maggiori sforzi e forse con minore entusiasmo perché c’è sempre meno posto e risorse per la cultura e i tagli colpiscono in maniera indiscriminata tutti, i bravi compresi.

Senza considerare che si da sempre più spazio ad un’imperante globalizzazione e i giovani, ma forse (non me ne vogliano) anche gli adulti, preferiscono spesso guardare i talk show in televisione piuttosto che incoraggiare e sostenere la forma più antica dell’ arte: il teatro, ma non solo, anche la musica, il ballo e tutte le forme artistiche locali.

E’ vero, bisogna avere la capacità di innovarsi, di stare al passo con i tempi, trovare nuove formule di intrattenimento, ma il rischio è di snaturare, esasperare, “violentare” il teatro dialettale e con esso anche la perdita di quei valori che molti autori del passato ci hanno gelosamente tramandato.

Un rischio ancora più grande è quello di dimenticare tutti gli artisti scomparsi, o quelli che nel frattempo si sono allontanati dalle scene, perché è grazie a loro se ancora oggi possiamo andare a teatro e divertirci, riflettere, sognare e perché no anche semplicemente ricordare e rivivere tanti bei momenti, che difficilmente potranno ritornare.

Il mio invito è quello di fare rete, di creare momenti di confronto tra operatori culturali del settore e lasciare da parte le stupide gelosie, le velleità che come sappiamo e vediamo non portano da nessuna parte, ma soprattutto evitare di considerare il teatro dialettale, mi riferisco agli autori, alla portata di tutti, pensando che solo facendo ridere abbiamo raggiunto l’obiettivo.
Il teatro, anche quello dialettale è arte, è un veicolo culturale importante, deve essere educativo e/o rieducativo e soprattutto deve essere considerato portatore sano di sentimenti nobili e di giusta riflessione.

 Mario Sei (Commediografo )


Autore
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