Doping, parla Schwazer: "Non devo scusarmi, non ho fatto nulla.Qualcuno non mi vuole alle Olimpiadi"
Sport Trentino Alto Adige

Doping, parla Schwazer: "Non devo scusarmi, non ho fatto nulla.Qualcuno non mi vuole alle Olimpiadi"

mercoledì 22 giugno, 2016

BOLZANO - Il marciatore altoatesino Alex Schwazer, nel corso di una conferenza stampa convocata a Bolzano, ha così risposto alle accuse che lo vogliono nuovamente coinvolto in un caso di doping: «Non devo scusarmi, non ho fatto alcun errore. Non è come quattro anni fa, questa volta non ho sbagliato. Non devo scusarmi con il mio allenatore e con chi mi è vicino».
Schwazer, rientrato poco più di un mese fa dalla squalifica per doping, sarebbe risultato positivo a un controllo a inizio anno a Vipiteno, nel periodo cruciale del suo cammino verso il ritorno all’attività.

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«Qualcuno non vuole che io vada alle Olimpiadi – ha detto l’atleta azzurro. Come quattro anni fa sono qui a metterci la faccia. Non ho fatto nessun errore. Anzi, da un anno e mezzo con tanta fatica sto allenandomi con grande professionalità, chiedendo a Donati di aiutarmi nel fare il possibile per far sì che il mio ritorno sia pulito. Sono stato informato ieri di questa positività, è un incubo per me, è la peggiore cosa che poteva accadermi».

«Vi posso assicurare – ha proseguito Schwazer - che in questa storia si andrà fin in fondo, perché io ho investito troppo in questo ritorno, e con me chi mi sta vicino. Non mollo di fronte a questa ostilità». «La positività – ha aggiunto- è datata 13 maggio, su analisi fatte il 1° gennaio e mi hanno informato il 21 giugno. I tempi sono stretti, ma ci provo, perché tutto questo è ingiusto. Quattro anni fa ho confessato tutto, inguaiando anche qualcuno, ma volevo chiudere nel modo migliore quel passato. So benissimo che un atleta già trovato positivo non è credibile. Però ricordo con chi sto lavorando: Donati ha impiegato una vita a lottare contro il doping. Pensateci due volte prima di attaccare lui e chi ha lavorato con me».

«Aggiungo – ha concluso il marciatore - anche che questa sostanza di cui si dice ho fatto uso la provai quattro anni fa quando decisi di doparmi, ma non mi aiutò e quindi passai all'Epo. Quindi - anche volendo - che senso avrebbe avuto riprendere questa sostanza se quando volevo sbagliare non aveva funzionato? Io adesso ho la nausea, un senso di vomito a sentire parlare di doping. Per l'impegno, per il sudore, per i soldi che ho messo non voglio fermarmi».

Anche il legale di Schwazer, Gerhard Brandstetter, nel corso della conferenza stampa, ha commentato il nuovo presunto caso di positività: «Siamo di fronte a una vicenda sporca, di sicuro faremo subito una denuncia penale contro ignoti – ha detto- Non possiamo accettare tutto questo, è ingiusto». «Alex in questa vicenda non ha alcuna responsabilità – ha affermato - cercheremo di acclarare la verità. La vicenda è strana: una prova a gennaio negativa e a maggio dopo che ha vinto a Roma risulta positiva con sostanze anaboliche che nulla hanno a che fare con sport di resistenza».

«Speriamo di poter chiarire la vicenda, vogliamo non solo la giustizia ma la verità», ha sottolineato il legale, per poi concludere: «Lui non ha nulla da rimproverarsi, il suo percorso è limpido e trasparente, vorrei sottolineare che Schwazer si è messo a disposizione 24 ore su 24 per la Wada (agenzia mondiale antidoping, ndr) È una situazione che ci lascia allibiti».

Infine sulla vicenda è intervenuto il tecnico di Schwazer, Sandro Donati, usando parole dure: «Considerando il passato, Alex è l'idendikit perfetto dell'atleta che si dopo all'insaputa dell'allenatore e di chi gli sta accanto – ha detto - Quindi avrei potuto abbandonarlo dicendo che non me ne ero accorto. Questo non accadrà mai. Non avete idea di quante ingiurie stanno arrivando: ognuno si specchierà con quanto sta dicendo. Abbiamo fatto 35 controlli ematici all'Ospedale San Giovanni e i risultati li abbiamo inviati insieme alla disponibilità alla Wada e alla Iaaf di Alex di rinunciare alle finestre quotidiane per i controlli. Non abbiamo avuto risposte».

«Mi sono reso conto – ha proseguito Donati - che l'atleta trovato positivo una volta diventa una preda, un soggetto singolo e debole su cui ci si può accanire. L'odio che c'era nei miei confronti per le mie lotte al doping doveva trovare una vendetta. Eccola servita. Ci sono tante incongruenze in questa vicenda e una tempistica anomala. Oltretutto le sostanze trovate avrebbero dovuto tramutarsi in un massa che Alex non ha. Ci era stato chiesto da persone importanti di non vincere a Roma, abbiamo vinto e forse questo ha dato fastidio. Saprete tutto al tempo».

Infine Donati ha spiegato: «Ricordo che la settimana precedente il rientro a Roma da noi è stata vissuta con angoscia perché la Procura Antidoping ha cercato di dimostrare che la prova in vista del rientro, fatta il 13 marzo, non era una prova, ma una gara vera e quindi fuori dalle norme. L'indagine è stata archiviata, ma questo esempio aiuta a capire in che condizioni stiamo lavorando. Quel che ci preoccupa adesso è che le controanalisi sono state fissate per il 5 luglio. Ricordo che la vicenda del doping russo è partito anche dalle indagini di Bolzano. Abbiamo toccato molti interessi. Bisogna scovare la verità e bisogna fare in fretta: i Giochi sono imminenti».

[foto: sportmediaset.mediaset.it]

Antonella Sica


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