Gac Sardegna Orientale: la memoria del mare incanta turisti e popolazioni autoctone
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Gac Sardegna Orientale: la memoria del mare incanta turisti e popolazioni autoctone

mercoledì 29 luglio, 2015

 TORTOLI', 29 LUGLIO 2015 - Le Memorie del Mare colpiscono direttamente al cuore delle popolazioni autoctone e di quelle che la stagione estiva richiama per un soggiorno balneare in terre di alto pregio ambientale. Succede durante le sei tappe distribuite in altrettanti approdi che il Gac Sardegna Orientale ha individuato nella variegata area geografica da sostenere, salvaguardare e potenziare. Le parole, le musiche e le pietanze scandite quasi all’unisono dai cinque protagonisti dello spettacolo (che fa capo all’Associazione Chourmo/Marina Cafè Noir), hanno creato suggestioni profonde e rare da ripetere in scenari differenti.
Ad Arbatax c’è stato l’epilogo finale di una tournèe che in precedenza aveva toccato anche Porto Corallo (Villaputzu), Cala Gonone (Dorgali), La Caletta (Siniscola), Santa Maria Navarrese (Baunei) e Villasimius.
Cala Genovesi, luogo che sin dalla fine del 1800 ricoverava le imbarcazioni dei pescatori di stanza in Ogliastra (lì i prodotti del mare venivano messi nelle apposite cassette, pronte al viaggio verso i mercati), ha richiamato diverse centinaia di persone. La voce narrante di Giacomo Casti ha ripescato brani di Omero, Cervantes, Giuseppe Dessì, Sergio Atzeni, tanto per citarne alcuni. Da quelle letture emerge che la nostra isola, il più delle volte inconsapevolmente, è al centro del mondo grazie alla sua posizione strategica che le permette di relazionarsi con chiunque, ma ciò non è sufficiente a salvaguardare la memoria storica. Mentre il pentolone emette i suoi accattivanti vapori, ci pensano musicisti molto noti in Sardegna, i Baska, a creare delle sonorità avvolgenti con il dub di Frantiziscu Medda Arrogalla, il set di fiati di Massimo Loriga e la chitarra di Andrea Congia (Vedere interviste in basso). A fine spettacolo gli uditori plaudenti si dispongono ordinatamente in fila per degustare la prelibata “cassola a sa casteddaja”, a base di ingredienti rigorosamente marini preparata dal cuciniere campidanese Francesco Scanu (vedere intervista in basso).
A fare gli onori di casa il presidente del GAC SO Fabrizio Selenu che ha ricordato come queste attività sono utili a valorizzare il mondo della pesca e l’intera l’attività delle imprese legate alle produzioni ittiche nei territori interessati (54 partners di cui 13 comuni da Posada a Villasimius). “Nessun progetto di sviluppo turistico – ha detto - può fare a meno di quelle che sono la storia, la cultura, la tradizione di questi posti. Memoria del mare é uno dei tanti spettacoli che danno un solido aiuto alla cultura marinaresca”.

ANDREA CONGIA: TRA PAROLE E MUSICA

La sua è una storia di tante avventure. Nasce dalla poesia, che sta tra la parola e la musica. “Il livello del significante e il livello del significato che si sfiorano come in una danza – puntualizza Andrea - seguendo il ritmo dettato dal vissuto delle persone, dall’uditorio, da coloro che riescono in qualche modo a dare un contenuto a quello che l’arte qualche volta propone come un semplice piano sonoro, o di esche per stare in tema marinaresco”.
Andrea Congia ha mancato solo un appuntamento del ciclo ma è giustificato: “Mi sono assentato a Villasimius perché impegnato con un nuovo progetto in una data già codificata prima che si organizzasse la tournèe. Si tratta di un lavoro inscenato a Belvì e dedicato al Promemoria sull’Obiezione di coscienza di Antonio Pigliaru”. [MORE]
Ha una sua associazione culturale “Tra Parole e Musica, Casa di suoni e racconti”, dove conduce alcuni progetti artistici, ma soprattutto porta avanti il discorso di coniugazione tra parole e musica. “Tipicamente mi dedico alla letteratura sarda – afferma il compositore - perché penso che il nostro popolo debba conoscerla, restituendola dalla scrittura all’oralità; forse facciamo un buon servigio, non lo so, lo scopriremo nella storia”.
Ha contribuito a fondare e curare Baska, progetto che probabilmente vedrà nuova vita in un disco: “Abbiamo 45 composizioni, stratificate nel corso del tempo. C’è una programmazione artistica che tenta di coniugare presente, passato e futuro, tra le chitarre, strumenti della tradizione, i linguaggi di Massimo Loriga che rappresenta l’ambito del solismo, della prima figura che compare da vicino e ovviamente Arrogalla che fa un lavoro nelle profondità, del suo dubbing e delle sue strutturazioni ritmiche che godono di una relazione con i miei linguaggi che sono tipicamente armonici e melodici. La definirei una traiettoria di confine e una traiettoria di sovrapposizione felice di linguaggi molto diversi tra loro”.
Su Memoria del mare ha delle belle sensazioni: “Siamo stati interpellati da Francesco Medda (Arrogalla) che assieme a Giacomo Casti ha costruito questo percorso drammaturgico, fatto in mille maniere diverse e che ad un certo punto ha sentito l’esigenza di articolarsi in termini artistici e ‘sinestesici’ in maniera complessa, cercando di restituire un’idea omnicomprensiva per quanto concerne i sensi coinvolti e il linguaggio utilizzato.
Giacomo Casti, autore del testo, e Arrogalla, autore delle musiche, hanno allargato a Frantziscu Scanu, e alla band di Baska, praticamente nel ruolo di protagonisti all’interno di questa piattaforma narrativa, cercando di utilizzare i sapori, i profumi, le musiche, sempre però sulla falsariga, sul fil rouge dei testi selezionati da Giacomo Casti e su questa drammaturgia”.
Tutte le ‘serate marinare’ sono andate bene. “Da Porto Corallo sino ad Arbatax – esprime Andrea Congia - la gente ha reagito, sia i sardi, sia i non sardi. Le location e i linguaggi artistici utilizzati, hanno sicuramente cercato di trasferire un’idea di mare. E questo ha dato un risvolto di natura culturale ai luoghi che abbiamo vissuto. Credo che fosse l’obiettivo primario: cercare attraverso i linguaggi dell’arte e dell’umanità, quelli antropologici più radicali, più profondi, di comunicare che il mare è un luogo dell’uomo, che oltre alle sue peculiarità naturalistiche, oggettive, nel senso paesaggistico e biologico, vi è un peso potente, largo, vasto, che è la storia dell’uomo e del suo rapporto col mare, fonte di vita e capace di dare un nuovo futuro a questo nostro tempo confuso”.
Il suo vissuto vuol essere utile alla collettività: “Sto facendo in modo che, nell’atto del comunicare, possa essere il più profondo possibile. Nella mia quotidiana attività farò in modo di tramutare la musica in parola, la parola in musica, la coniugazione tra la parola e la musica, quello che sta tra la parola e la musica. E condividerlo con le persone che ascoltano. La mia vita è dedicata al mio percorso artistico, integralmente”.

FRANTZISCU MEDDA “ARROGALLA”: “IL MARE MI APPARTIENE”

“Missione compiuta, è stato meraviglioso, metterei la firma per fare performance di questo tipo, in location simili”. Frantziscu Medda noto Arrogalla ha scelto naturalmente la musica dub dopo un’evoluzione lunghissima. A sedici anni già si cimentava con le basi, dotato di una piccola batteria elettronica. Dopo studi approfonditi, ascoltando i suoni di ogni origine e specie, e soprattutto confrontandosi con gli amici che come lui condividevano la stessa passione, costruisce dei set sempre più complessi, arrivando a comporre suoni tutti suoi legando il computer ad una serie di dispositivi che piano, piano si sommano. Dei suoi lavori non ha mai buttato niente. “Dopo 17 anni ho generato questo set – dichiara Frantziscu - che mi consente di improvvisare, di seguire delle scalette e potermi muovere in maniera orizzontale e verticale all’interno delle composizioni. L’approccio è sempre lo stesso, anche quando faccio altro.
Il mese scorso è uscito un bellissimo video girato in Barbagia, presso il museo Nivola Immerso tra le opere d’arte dell’artista di Orani, Frantziscu ha suonato il remix di “Mortu est nostrusennori”di Elena Ledda e Mauro Palmas.
“Memoria del mare” si è rivelato uno spettacolo molto complesso per lui: “Devo gestire, oltre che i miei suoni, anche le chitarre di Andrea, sax, sulittu, trunfa, armonica a bocca di Massimo, le voci di Giacomo, la cucina. Tra l’altro il microfono migliore ce l’aveva il pentolone. Si usa nei set cinematografici ed è congegnato per prendere esclusivamente quella porzione di spazio. Ciò che facciamo all’interno del nostro palco immaginario, come la cucina, la musica, e tale tipo di interazione, è un progetto nato da due persone che poi si è arricchito in maniera meravigliosa: tutti sosteniamo come dei piccoli pilastri questa grande barca. Un lavoro così non ti lascia indifferente. La performance e l’esecuzione viene condizionata da tutti gli elementi in campo. Ci sono mille nemici, non sei in teatro, devi fare i conti con gli echi, le macchine che passano, i problemi legati alla corrente. Però il lato buono è che comunque ti dà tanto, ti riempie, ti fa stare bene e le persone che usufruiscono dei nostri contributi alla fine sono felici”.
Ma se tanta passione è stata messa sul campo, la si deve anche al buon feeling che Frantziscu ha con tutto ciò che sa di salsedine: “L’acqua è un mio elemento. Amo anche la montagna e la pianura, ma ho un rapporto strettissimo con il mare, cerco di andarci sempre, in tutte le stagioni e soprattutto mi ci tuffo, quando il tempo è buono, anche d’inverno. Se vivo lontano dal mare mi ammalo, perché il mio corpo ha bisogno di iodio. In quel caso la tiroide impazzisce, il sistema immunitario cambia. Ho vissuto a Bologna per cinque anni, in un posto senza vento e lontanissimo dal mare: in quel periodo ero sempre acciaccato. Vicino al mare riprendo le mie forze e le mie energie. Il mare è una necessità, uno spazio, un luogo che amo, e che continuo a vivere. E ovviamente anche la mia musica è profondamente condizionata dai pesci, dai paesaggi sottomarini e sonori. I mari sembrano tutti uguali ma non è così: cambiano continuamente e da luogo a luogo. L’individuazione dei diversi suoni del mare è per me lavoro e passione”.

FRANCESCO SCANU: “È BELLO SAPERE CHE IL GAC ACCOMUNA DIVERSE REALTÀ”

Ci sa fare con gli spettatori. Li strega con piccoli approfondimenti di natura familiare e ‘casteddaia’, ma sempre con il mare come argomento dominante, dando il tempo a Giacomo Casti di riprendere fiato, prima di proseguire con la lettura di nuovi spunti letterari. Francesco Scanu è il cuciniere della compagnia, si prende i meriti della buona riuscita della ‘cassola’, ma nella malaugurata ipotesi che il piatto non piaccia, può sempre dire che recitare è il suo mestiere principale. “Siamo molto entusiasti e felici di questa esperienza – dice Francesco - anche oltre le aspettative. Mi ha colpito soprattutto la reazione e la partecipazione della gente, che è uno dei canali su cui l’Associazione Chourmo lavora. Però vederla così amplificata, rispetto anche alle piccole aspettative che avevamo, è stato davvero molto entusiasmante”.
Un passato da capo animatore nei villaggi turistici, e poi da artista di strada e clown. Dopodichè l’incontro con il gruppo dell’Associazione Chourmo che da tredici anni organizza l’importante manifestazione Marina Café Noir. Nell’idea di una regia d’insieme, di spettacoli letterari Francesco e Giacomo hanno intrapreso questo percorso che li ha portati a creare queste performance di teatro e cucina che, a oggi, sono tra le pochissime che riscuotono consensi in tutto lo stivale.
“Le due menti siamo io e Casti – aggiunge Scanu - l’idea base la dobbiamo a Giacomo, la mente creativa del gruppo che spulcia sui libri e immagina i viaggi. Poi intervengo io con le suggestioni per cercare di ampliare quello che è il suo percorso professionale di lettore professionista. Quindi alle singole letture dei reading aggiungiamo pian, piano nuovi ingredienti, primo fra tutti la musica, e poi componiamo un viaggio delirio come quello che stiamo portando in giro”.
La sua ‘cagliaritanità’ non conosce confini, come è giusto che sia: “Giochiamo molto sulle rivalità tra capo di sopra e capo di sotto – continua Francesco - ma in fondo ci rendiamo conto che sono dei piccoli luoghi comuni che abbiamo abbandonato da un pezzo. Da Cagliari città, molte cose si riflettono oppure vengono da fuori e tornano da noi e viceversa, ormai fanno parte del patrimonio di tutti. Quindi anche dai sardi più arcigni riceviamo accoglienza e armonia: si manifestano entusiasti nell’accompagnarci in questo viaggio interattivo.” Ora conosce molto meglio anche gli intenti del GAC: “Mi sono fatto un’idea bellissima. Ci ha coinvolto dopo aver visto lo spettacolo e quindi anche per i suoi affiliati è stato un amore reciproco a prima vista. E poi, ne discutevamo in questi giorni, ci ha stupito che sia un gruppo che accomuna così tante realtà, sfatando il detto dei ‘centu concas e centu berrittas’. È stato invece un trait d’union gratificante, ci hanno riservato un’accoglienza molto calda, abbiamo dato vita ad una sinergia davvero molto bella”.
Finito il ciclo di spettacoli resta tanto lavoro da fare in questa estate rovente: “Siamo impegnati con l’organizzazione del Festiva Marina Cafè Noir (dal 2 al 6 settembre) e quindi agosto sarà il mese delle prove di innumerevoli spettacoli, dell’organizzazione della logistica e gli altri mille impegni che un Festival così importante richiede. Però a fine settembre vorremmo riprendere con Memoria del mare”.

Tutte le informazioni riguardanti il Gac Sardegna Orientale si possono leggere sul sito:
www.flag-sardegnaorientale.it/ e sulla pagina www.facebook.com/gacsardegnaorientale


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