Giovedì Santo
Chiesa e Società Calabria

Giovedì Santo

giovedì 2 aprile, 2015

 2 APRILE 2015 - Con il giovedì santo ha inizio il Triduo Pasquale. Liturgicamente questo giorni si divide in due momenti. Solitamente al mattino ogni vescovo, nella propria diocesi celebra la Messa del Crisma con tutti i sacerdoti, i quali sono invitati a rinnovare le promesse sacerdotali. Nella stessa celebrazione vengono benedetti gli oli sacri, dei Catecumeni, degli Infermi e il Sacro Crisma.
Al pomeriggio nelle parrocchie iniziano le celebrazioni liturgiche tipiche della settimana santa.
Il primo momento e la Messa in “Coena Domini” con il rito della lavanda dei piedi. Al termine della celebrazione, il Santissimo Sacramento viene portato in processione verso l’altare della reposizione dove i fedeli sono invitati alla veglia e alla preghiera. [MORE]


Vangelo del Giovedì Santo
Prima della festa di Pasqua Gesù, sapendo che era venuta la sua ora di passare da questo mondo al Padre, avendo amato i suoi che erano nel mondo, li amò fino alla fine. Durante la cena, quando il diavolo aveva già messo in cuore a Giuda, figlio di Simone Iscariota, di tradirlo, Gesù, sapendo che il Padre gli aveva dato tutto nelle mani e che era venuto da Dio e a Dio ritornava, si alzò da tavola, depose le vesti, prese un asciugamano e se lo cinse attorno alla vita. Poi versò dell’acqua nel catino e cominciò a lavare i piedi dei discepoli e ad asciugarli con l’asciugamano di cui si era cinto. Venne dunque da Simon Pietro e questi gli disse: «Signore, tu lavi i piedi a me?». Rispose Gesù: «Quello che io faccio, tu ora non lo capisci; lo capirai dopo». Gli disse Pietro: «Tu non mi laverai i piedi in eterno!». Gli rispose Gesù: «Se non ti laverò, non avrai parte con me». Gli disse Simon Pietro: «Signore, non solo i miei piedi, ma anche le mani e il capo!». Soggiunse Gesù: «Chi ha fatto il bagno, non ha bisogno di lavarsi se non i piedi ed è tutto puro; e voi siete puri, ma non tutti». Sapeva infatti chi lo tradiva; per questo disse: «Non tutti siete puri». Quando ebbe lavato loro i piedi, riprese le sue vesti, sedette di nuovo e disse loro: «Capite quello che ho fatto per voi? Voi mi chiamate il Maestro e il Signore, e dite bene, perché lo sono. Se dunque io, il Signore e il Maestro, ho lavato i piedi a voi, anche voi dovete lavare i piedi gli uni agli altri. Vi ho dato un esempio, infatti, perché anche voi facciate come io ho fatto a voi.


Pensiero spirituale
L’amore vero, puro, santo, che Gesù ha insegnato in questa notte e ha indicato come via perché i discepoli siano conosciuti come appartenenti a Lui, non è solo quell’aiuto materiale per il corpo. È invece lasciarsi ognuno purificare la coscienza, l’anima, lo spirito, la volontà dalla più pura verità del Vangelo. È quando un discepolo di Gesù vive con coscienza retta, delicata, pura, perfetta che fa la differenza con il mondo ed è da questa coscienza che viene confessato essere di Cristo Signore. Se non ci laviamo la coscienza gli uni gli altri, il cuore gli uni gli altri, cammineremo nella storia con una forte sporcizia morale e il mondo ci confonderà con esso e mai crederà in noi. La coscienza dell’uomo oggi è sfasata, alterata, totalmente contraffatta. Non riesce più a operare quel santo discernimento tra puro e impuro, giusto e ingiusto, sacro e profano, vero e falso, morale e immorale, lecito e illecito, ciò che può appartenermi e ciò che mai potrà appartenermi, perché non è frutto del sudore della mia fronte.


Questo primo giorno del Triduo pasquale è il giorno del dono e del servizio. Gesù si dona tutto nell’Eucarestia e Gesù si fa servo dei fratelli. Ecco oggi in cosa siamo invitati ad imitare Gesù. Tutti noi dobbiamo farci dono per i nostri fratelli e servi dei nostri fratelli. Servire non è essere schiavi; servire è amare e chi ama cerca sempre la soluzione migliore per gli altri. Una mamma serve i figli e dona loro la vita quotidianamente perché li ama. Un padre serve i figli e li ama perché quotidianamente cerca il meglio e il bene per loro. Un sacerdote, un parroco è chiamato ad amare le anime che gli sono state affidate dal Signore. Si ricordi sempre che le anime non sono sue. Neanche la sua missione sacerdotale è sua e non la può vivere dalla sua volontà.
Un politico diventa servo e dono per i suoi cittadini se pensa che quegli uomini che lui sta governando non sono suoi. Lui deve cercare il bene migliore prima per loro e poi per se stesso.


Allora, cosa dobbiamo imparare da questo giorno? Ad essere uomini e donne che donano per l’altro perché l’altro sia sempre elevato spiritualmente, moralmente, culturalmente, in santità e in grazia di Dio.


Don Francesco Cristofaro
www.donfrancescocristofaro.it


Autore
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