In guerra per amore, parla Stella Egitto: "sono mamma nel film di  Pif. E vorrei un ruolo scomodo"
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In guerra per amore, parla Stella Egitto: "sono mamma nel film di Pif. E vorrei un ruolo scomodo"

giovedì 27 ottobre, 2016

In guerra per amore di Pif con Miriam Leone e Stella Egitto racconta un'altra storia dai sapori di Sicilia dopo l'esordio de La mafia uccide solo d'estate, ma con un taglio cronologico ed una visuale più ampia. Tutto, però, nasce negli Stati Uniti, dove il giovane Arturo vorrebbe sposare Flora, già promessa al figlio del braccio destro di Lucky Luciano. Unica chance di copulare: ottenere l'assenso del padre di lei, rimasto in Sicilia. L'occasione: lo sbarco degli Alleati. Complicazioni e microstorie: tante. E nel bel mezzo, risaltano volto e talento di Stella Egitto, attrice messinese con esperienza già ricca tra cinema e televisione. E soprattutto - s'intende dalla chiacchierata - una passione smisurata per la recitazione.

 

ANTONIO MAIORINO: sei Teresa nel film In Guerra per amore di Pif. Anatomia di un personaggio: come lo presenteresti al pubblico?

STELLA EGITTO: è una mamma, una donna di poche parole che si trova a vivere nel ’43 da sola con un figlio di cui prendersi cura. Aspetta un compagno che non si sa se tornerà o meno – lo scopriremo nel film – ed è un’antifascista che vive in casa col suocero che prega davanti al busto di Mussolini.

A.M: nonostante il filone narrativo che vede protagonista lo stesso Pif, In guerra per amore riesce ad essere un film corale. Corale è stata anche la preparazione del tuo personaggio? Hai scavato negli archivi di famiglia, ti sei calata nel paesino di Erice?

S.E: la preparazione si è mossa su due fronti perché Pif ti porta sul set preparato, cerca di farti capire in che contesto ti muovi. Sono scesa a conoscere “mio figlio“ a Palermo ed abbiamo lavorato sulla sceneggiatura (tutto questo almeno un mese prima del set) e in contemporanea mi sono dovuta preoccupare, da attrice, di interpretare una mamma non avendo ancora personalmente vissuto l’esperienza della maternità. È stato intenso domandarmi cosa succede se ti scoppiano le bombe dietro la schiena ed hai un bambino di cui preoccuparti. Ho anche ripreso i libri di storia e vecchie immagini, ho rispolverato i ricordi di mia nonna, grandissima risorsa, che ha davvero vissuto quegli anni. Raccontava di come durante i bombardamenti si andasse a rifugiare nelle gallerie dei treni. È stata una preparazione a 360 gradi che si è poi completata sul set dove ho avuto la fortuna di incontrare tantissime figure di quelle che lavoravano con noi per 10 ore al giorno ad Erice – paesino fantastico in mezzo alle mura, popolato da poche anime che avevano peraltro conosciuto quegli anni. Mi sono lasciata attraversa dall’emozione di quelle esperienze.

A.M: c’è stata quindi una doppia immersione nel ruolo di Teresa: una storica, nella Sicilia del ’43, ed una personalissima nella giovane madre.

S.E: e quest’ultimo l’ho vissuta affidandomi all’istinto: se una bomba ti scoppia dietro, il tuo istinto è mettere davanti tuo figlio e camminargli dietro, piuttosto che proteggere prima lui che te. Come racconti una mamma? Ti lasci un po’ attraversare da quello che succede. Sì, è stata una preparazione articolata su varie fasi: storico-culturali, ma anche attoriale e personale.

A.M: l’agio di un attore deriva anche dal contesto professionale in cui prende forma il film. Perché, secondo te, “In guerra per amore” è un film scritto bene?

S.E: perché è un film complesso, urgente. L’urgenza è l’x-factor che fa arrivare allo stomaco. È una caratteristica delle scritture di Pif, di Michele Astori e di Marco Martani: il film è una commistione di generi vari, lo definiamo una commedia, ma davvero tra virgolette, perché è un alternarsi di generi come raramente se ne vedono. Quando l’ho visto per la prima volta – ed avevo già letto moltissime volte la sceneggiatura – ho avuto l’impressione di qualcosa di più grande di quello che potessi immaginarmi, per la sua capacità di attraversare le epoche storiche. È inoltre un film corale, come dicevi tu, che racconta spezzati di vita variegatissimi. Lascia tanto ed è stato un onore farne parte.

A.M: l’incontro con Pif era stato già sfiorato. Come andò il provino ai tempi de La mafia uccide solo d’estate?

S.E: la contezza delle cose arriva solo dopo. Dopo quel provino non avevo più incontrato Pif, avevo solo saputo dal mio agente che il provino era piaciuto, anche se non ero stata scelta: ne fui superfelice! Conoscevo il personaggio dalle Iene e da Il testimone ed avevo già voglia di lavorare con lui. Quando fui chiamata per In guerra per amore, con lui è stato come se non ci fossimo mai persi di vista, già c’era stata una corrispondenza al di là di non essere stata presa per il progetto precedente. Pif mi ha chiesto cosa avessi fatto negli anni precedenti. Mi chiamarono, poi, quando ero sul set dello spot San Pellegrino, 20 giorni dopo, quando non ero nemmeno in Sicilia: una gioia infinita! Da lì, il primo incontro in produzione, la lettura della sceneggiatura e tutto il resto.[MORE]

(Stella Egitto. Fonte foto: Factory4)

A.M: so che hai una passione per la fotografia… ma la sfrutto solo per un gioco linguistico: in che modo pensi venga fotografata la Sicilia da In guerra per amore e da La mafia uccide solo d’estate?

S.E: pennellate a tinte forti. Una realtà non è mai una, cambia a seconda del punto di vista da cui la guardi. Ogni film è una qualità di sguardo su un fatto, reale o non reale. I personaggi sono delineati in una maniera mai approssimativa, generica o casuale, sono tutti microstorie perfettamente contestualizzate a quella terra, nascono da lì, non li puoi separare da quella terra. Anche nel film In guerra per amore ci sono cose che io sento dire da quando ho cognizione di avere udito o memoria: il portare il lutto – e in proposito c’è una scena meravigliosa – oppure la questione della donna illibata. I film ben riusciti, all’interno degli spaccati, sanno andare in profondità sulle passioni degli essere umani, che sono un po’ sempre le stesse, come nei testi che leggevamo dei commediografi greci o latini o con altre forme e linguaggi nella drammaturgia contemporanea. in questo la Sicilia ha un marchio riconoscibile ed eterno, anche quando ci saranno le navicelle spaziali avremo la nostra identità. Certo trasformata, ma abbiamo tante cose radicate nel nostro dna.

A.M: Pif ha detto che farai carriera perché sei seria ed appassionata. Come è nata questa passione?

S.E: ma dove le becchi queste cose? Non me le dice personalmente, è di poche parole lui! Evviva! Ho lasciato tutto per questo mestiere: la mia sicurezza, la mia famiglia, sono venuta a Roma da sola, non ho santi in paradiso, sono figlia d’impiegati ed ho rischiato nella misura in cui so di aver scelto un mestiere molto difficile. Era però una scelta vitale, che nasceva dalla passione della drammaturgia: volevo fare teatro, il fatto che esistesse un mestiere che ti consentisse di dar vita e corpo a quelle cose scritte eterne e meravigliose, viaggiare ed esplorare tra mille vite diverse, è un privilegio pazzesco nel panorama dei lavori. È un lavoro utile, urgente, fondamentale: ho sulle palle quelli che identificano l’attore con quello che ha l’ego spropositato. È chiaro che c’è una forma di compiacimento, ma è successivo: la compiutezza arriva piuttosto quando al pubblico arrivi con quella storia là. Se Stella Egitto è brava, è perché racconta Teresa, è quello che m’interessa. Poi c’è il lato glamour e di giubilo, ma questo mestiere è serio. Non serioso, serio: è questo mi è stato chiaro già da quando al primo tentativo mi è andata bene con l’accademia, ho fatto la valigia e mi sono trasferita, prendendo casa con cinque sconosciuti. Mi ha cambiato la vita.

A.M: d’altronde sei un’attrice a 360 gradi: teatro, fiction, cinema. Hai piacere a mantenerti così poliedrica oppure c’è un percorso per il quale ti senti più motivata?

S.E: assolutamente sì. Nessun tipo di snobismo verso linguaggi e forme di comunicazione: ci sono spot fichissimi in cui ti diverti perché fai parte di una microstoria, serie web a cui partecipi perchè hai un gruppo di amici senza una lira che scrivono bene una storia e subito corri. Finora ho semplicemente scelto quello che mi piace e spero di poterlo continuare a fare, sono molto open da questo punto di vista. Se in una serie il personaggio è bello, del regista mi fido, i colleghi mi piacciono, non dirò mai che è meno bella di un film che ho fatto.

A.M: c’è stato un momento nel tuo percorso, così ricco e variegato, in cui hai percepito di esserti trovata di fronte ad una svolta decisiva?

S.E: mi confonde fare bilanci. Non arrivi mai in questo lavoro, non me ne frega niente di diventare popolare, non mi strappo i capelli. Credo di essere cresciuta e di stare crescendo: cambiano i provini, perché cresce l’ambizione e la voglia di misurarsi con cose più complesse e difficili. Dopo aver fatto una cosa che ti piace, ti viene da cercare una cosa che ti piace ancora di più!

A.M: E tra le cose che ti piacciono, tra le ambizioni, c’è anche un’esperienza all’estero? Un’avventura o una gratificazione, tipo lavorare con un regista o ricoprire un certo tipo di ruolo?

S.E: Sì, ma mi serve anche farlo in Italia prima di farlo all’estero: mi piacerebbe che in Italia qualcuno mi affidasse un ruolo scomodo, mi piacerebbe sporcarmi. Si lavora col corpo e subito mi si accosta alla donna mediterranea con lineamenti dolci, così faccio sempre la buona. Mi piacerebbe misurarmi con altri tipi di ruoli, mi piacerebbe essere in difficoltà, trovare corde altre, imbruttirmi, rischiare. All’estero vedo scommesse sugli attori, tipo ingrassare 15 chili, rivoluzionarti, rasarti i capelli. In Italia, tranne qualche caso, si preferisce giocare sulle carte comode, e questo è un po’ limitante e scoccia. Vorrei che mi dicessero: ti voglio con 15 chili in più, capelli corti, bionda, perché nel mio immaginario sei una guardia del carcere ed hai questa storia. Mi piacerebbe misurarmi con questo e con tutte le conseguenze professionale personali. prima di viaggiare vorrei questa esperienza nel mi paese. poi sto studiando inglese perché le coproduzioni sono sempre più frequenti e bisogna poter stare bene sul pezzo.

 

DATA USCITA: 27 ottobre 2016
GENERE: commedia, sentimentale
REGIA: Pif
CAST: Pif, Miriam Leone, Andrea Di Stefano, Stella Egitto, Aurora Quattrocchi, Robert Madison, Vincent Riotta, Maurizio Marchetti, Sergio Vespertino, Maurizio Bologna
SCENEGGIATURA: Pif, Michele Astori, Marco Martani
PRODUZIONE: Wildside con Rai Cinema
DISTRIBUZIONE: 01 Distribution
PAESE: Italia
DURATA: 99 Min

(nella foto principale: dettaglio di fotogramma de In guerra per amore, con Stella Egitto e Samuele Segreto; in video: una clip del film con Stella Egitto)

Antonio Maiorino
 


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