Join the Coordinator, il primo album di Al The Coordinator
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Join the Coordinator, il primo album di Al The Coordinator

martedì 24 maggio, 2016

CATANZARO - Aldo D’Orrico è Al The Coordinator, Al The Coordinator è Aldo D’Orrico. Due facce di una sola moneta preziosa, una declinazione nuova per un artista eccezionale, ma forse non l’ultima.[MORE]

Chitarrista dei Miss Fraulein, con loro realizza due album autoprodotti (Tob was my monkey e Aprofessionaldinnerout) e un terzo per Mk records e Indipendead records, “The secret bond”, si esibisce in molti concerti in tutta Italia e partecipa ad importanti festival.

A scuola dal chitarrista svedese Lutte Berg, apprende l’uso sapiente della chitarra e dell’improvvisazione, ed impara a suonare qualsiasi strumento nella “palestra musicale” dei Texaco Jive di J.J. Guido. Fondatore dei Muleskinner boys con Mario D’Orrico, aderisce al progetto Kyle di Michele Alessi e all’ensamble 4+20 con Mirko Onofrio e Stefano Amato, e arriva all’attuale dimensione di “Al Il Coordinatore”.

Camicia a quadri, sguardo algido e cappello appare così, infatti, Aldo D’Orrico nell’immagine di copertina del suo album di esordio “Join the Coordinator". Un personaggio riservato ma spontaneo, umile ma di grande talento, silenzioso ma capace di far parlare gli strumenti musicali e dare voce a melodie dal suono unico e suggestivo.

Uscito l’8 maggio 2016, l’album nasce da una forte passione per la musica folk, bluegrass, blues e country e dall’insieme di espressioni e tendenze musicali personali riunite in una formula “vecchia, antica ma bella, che esprime esattamente la volontà dell’artista” - come ha sottolineato lo stesso D’Orrico. Prodotto dallo stesso Al The Coordinator, da Gas Vintage Records e La Lumaca Dischi, è stato registrato presso il Gas Vintage Studio di Roma e missato al KAYA Studio di Cosenza.

Dieci tracce per narrare le vicende di personaggi diversi tra loro, per aprire delle finestre su storie inventate o di vita reale, come istantanee nella cornice colorata della tradizione folk anglosassone ed americana.

Non un semplice revival di suoni già ascoltati, ma un modo proprio di fotografare, di catturare l’attenzione dell’ascoltatore condotto inevitabilmente in un’atmosfera fatta di boschi,di montagne, di quiete, di tranquillità dei sensi, che non spezza il contatto con la città, ma consente di riscoprirla.

Le canzoni diventano un artificio per compiere un vero e proprio viaggio tra le vite dei personaggi, ma anche attraverso i luoghi fisici e mentali della nostra esistenza.

Un cammino che si dispiega tra sensazioni di smarrimento e comprensione (The Shepherd’s Walk,Golden (Or Life On Your Own)); tra l’amore e le difficoltà legate alla sua non sempre facile confessabilità (Erwin Last Passion, The Mist), e le emozioni che bussano alla porta e pretendono di mostrarsi (Pickin’ On My Heart).

Tra il senso di solitudine (Really Cares About) e il carattere montanaro della preghiera di un cacciatore ossessionato da voci fameliche (The hunter’s prayer), D’Orrico non dimentica il passato con due tradizionali di canzoni molto vecchie “Salt Creek” e “Working On A Building”, in omaggio rispettivamente alla tradizione bluegrass, e al gospel, mentre con “Girl From The North Country” di Bob Dylan, vuole esprimere il grande amore per il cantautore e compositore statunitense.

I brani trovano armonia negli strumenti musicali vari, ma “coordinati” e in equilibrio. Così chitarra acustica, banjo, mandolino, prendono vita dal tocco di Aldo D’Orrico, e si incontrano con la pedal steel guitar e il mandolino di Alessandro Valle, il basso di Sante Rutigliano, il fiddle di Andrea Ruggiero, l’organo Hammond e il piano Wurlitzer di Leo Pari.

Un album, dunque, da ascoltare e riascoltare perché la musica è sempre è un viaggio in solitudine in mezzo alla folla.

Iolanda Raffaele


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