L'attrice Paola Pitagora si racconta a chiusura della stagione concertistica di Ama Calabria
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L'attrice Paola Pitagora si racconta a chiusura della stagione concertistica di Ama Calabria

lunedì 18 aprile, 2016

18 APRILE 2016 - La versatile attrice Paola Pitagora si racconta con estrema disinvoltura e spontaneità in occasione della sua eccellente recitazione nell’affascinante storia della principessa Sheherazade dell’opera “ Le Mille e una notte”, ospite della stagione concertistica di Ama Calabria presso il Teatro Umberto di Lamezia Terme. Nel corso della serata la grande attrice, splendida icona del teatro italiano, ha alternato le sue interpretazioni alle musiche originali di Rimskij- Korsakov eseguite dal Duo, costituito da Marco Sollini e Salvatore Barbatano alla presenza di un foltissimo e qualificato pubblico. [MORE]

È la prima volta che recita in Calabria?

No, ho recitato a Diamante, a Lamezia Terme un bel po’ di anni fa e in altre città calabresi. Peccato che non si facciano più nella città lametina quelle belle stagioni di una volta!

Quando ha scoperto la sua vocazione artistica? Forse da bambina o per caso?

Non l’ho scoperta da bambina, ma intorno ai 16 anni, quando lasciai gli studi classici per volontà della mia famiglia e cominciai a frequentare un istituto professionale, ma , siccome mi annoiavo molto, mi iscrissi al Corso di recitazione per provare qualche altra strada di conoscenza e subito mi accorsi che mi piaceva molto. Erano gli anni ’60 in cui c’era molto lavoro nel cinema e c’era bisogno di attori in televisione, così cominciai a fare prima le comparsate, poi i provini, poi vinsi borse di studio, insomma non è stato affatto difficile fare questo passaggio.

È nota la sua versatilità per la televisione, il teatro, il cinema, la musica e anche per la scrittura. Qual è il motivo che l’ha spinta a scrivere libri come Fiato d’artista, Antigone e l’onorevole e Sarò la tua bambina folle
e quale messaggio ha voluto lanciare, forse inconsciamente?

So dirle soltanto che, quando ci si affaccia alla scrittura, è sempre per sanare qualche ferita e per mettere ordine nel caos. Pubblicai il mio primo libro nel 2001 ma lo scrissi nel ’98, l’anno della morte di mia madre e l’anno in cui ho avuto il bisogno di ricollegarmi alla stagione in cui stavamo insieme, cioè di quando ero ragazza e nel contempo ho scoperto anche il passaggio interessante della Roma artistica degli anni ’60, dei pittori, degli artisti che rievoco nel mio libro.
Questo vale anche per gli altri due. Scrivere, comunque, mi insegna moltissime cose e soprattutto a leggere, a comprendere, ad approfondire come avviene per i testi del teatro che si amano, si approfondiscono e si rendono comunicativi

Qual è il suo rapporto con la spiritualità e il suo pensiero su Papa Francesco, sulla sua apertura verso i migranti e come giudica il suo ultimo gesto compiuto a Lesbo a favore dei dodici siriani accolti a Roma?

Trovo agghiacciante quello che stanno facendo gli austriaci, i macedoni con i reticolati contro famiglie e bambini e ritengo che stanno facendo veramente una figura orrenda e mi vergogno. Il gesto di Papa Francesco, nel portare a Roma 12 siriani, è stato un grande segnale, spero che verrà accolto e che avrà delle conseguenze. Ma a questi signori, che innalzano queste barriere, non viene in mente che quelle persone vorrebbero tornare a casa loro prima o poi e alla loro vita e che non lo possono farlo perché c’è la guerra? Perciò bisogna aiutarle anche se è vero che in Italia c’è l’altro lato della medaglia: la paura, il terrore, le difficoltà.

Se si trovasse di fronte al Papa , le piacerebbe recitare un brano? E quale?

Mi piacerebbe, sarebbe meraviglioso! Le cito un autore,don Tonino Bello, che ho scoperto lo scorso anno e di cui in questo periodo sono un po’ innamorata. È un prete salentino, morto negli anni ’90, già vescovo di Molfetta, che ha lasciato dei testi meravigliosi sui quali ho già lavorato e fatto dei recital

Quale consiglio darebbe ai giovani intenzionati a seguire la carriera artistica? Li incoraggerebbe oppure no specie in questo periodo incerto per lo spettacolo?

Non direi mai no. Un giovane, che ha una vocazione artistica, deve seguirla e trovare la sua strada. «Quella cosa» da una parte è una malattia, dall’altra è un’illuminazione che non va ignorata e non importa se lavorerai poco, se non sarai una star. Io, quando ho iniziato, non ho mai pensato di diventare una star. Volevo solo lavorare nel teatro, stare in mezzo a quel mondo, conoscere: quella è la spinta, poi, magari, la vita ti manda da un’altra parte, ma tu ti devi buttare

Lei sicuramente ha incontrato difficoltà e delusioni nel corso della sua carriera. Qualche volta le è venuta la tentazione di gettare la spugna?

Sì, certo. In varie stagioni: a 30 anni , a 40. Adesso soprattutto vorrei gettare la spugna perché è difficile continuare a lavorare per la mia età perché sono giovane per fare le bisnonne e sono vecchia per fare le madri. Diciamo che si lavora molto meno e si incontrano difficoltà di relazione nel portare avanti questo lavoro. Più volte ho detto «basta, non ce la faccio più!»


Ha desiderato qualche volte identificarsi con un personaggio da lei interpretato?

Non mi sono mai identificata con un personaggio, né ho avuto il personaggio dei miei sogni, se mai sono i personaggi che mi sono venuti addosso, mi sono rimasti attaccati. La cosa speciale è che, dopo aver fatto un personaggio bene o male, finita la tournèe ti rimane qualcosa sotto pelle. Allora è necessario fare pulizia, disintossicarsi, rimuovere tutto perché identificarsi troppo con un personaggio è patologico.

Qual è per lei il modello di donna moderna?

Devo dire che le giovani donne occidentali oggi non sanno che abbiamo faticato per raggiungere questo stato e danno per scontato le cose che hanno. Il modello che mi viene in mente è la ragazzina Malala Yousafzai che ha ricevuto il Premio Nobel per la pace a 14 anni per l’affermazione dei diritti civili e per il diritto all’istruzione delle donne della città di Mingora , nella valle dello Swat, bandito da un editto dei talebani. Immaginiamo cosa vuol dire per questa ragazzina combattere in quel contesto per la propria libertà e per la propria dignità mettendo in gioco la vita
Dopo la sua lunga e poliedrica carriera ha ancora qualche progetto per il futuro?

Sì, sono molto proiettata verso la scrittura

Paola Pitagora
Lina Latelli Nucifero

 


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