La parola vuota e la parola di fede!

lunedì 30 maggio, 2016

Viviamo in una società che non ci fa respirare, imponendo ritmi e condizioni in modo indiretto o indiretto. Ognuno di noi deve fare di tutto per ristabilire dentro di sé quell’equilibrio necessario che faccia riscoprire il timore del Signore. Avere timore in questo caso non significa avere paura di Dio, ma semplicemente riconoscere la verità divina nei suoi comandamenti, nel suo vangelo, nelle sue beatitudini, nella sua presenza quotidiana tra le azioni e i pensieri dell’uomo. Un timore che li-bera, redime, salva, rafforza la fede, senza la quale ogni parola diventa vuota, anche se di moda o di successo nell’ambiente dove è stata generata. Noi siamo molto deboli in questa direzione. La partita esistenziale si gioca spesso in difesa, servendosi di parole vuote, ad effetto. Si vendono emozioni a poco prezzo; attenzioni ben camuffate.[MORE]

Ci troviamo davanti ad illusioni che rimangono piantate nel cuore e nella testa di chi le ascolta. Il “germoglio” così non c’è, viene saltato. Arriva già una realtà confezionata che sostituisce la capa-cità umana di esprimere la sua verità. La fede lascia il passo alle certezze materiali o comunque scende in campo nei momenti tragici, ma non essendo costantemente coltivata si spegne al passare di un qualsiasi alito di vento o alla prima risposta non ricevuta. Il vangelo in proposito ci dice l’opposto. Così in Matteo: Rispose loro Gesù: «”Abbiate fede in Dio! In verità io vi dico: se uno dicesse a questo monte: “Lèvati e gèttati nel mare”, senza dubitare in cuor suo, ma credendo che quanto dice avviene, ciò gli avverrà. Per questo vi dico: tutto quello che chiederete nella preghiera, abbiate fede di averlo ottenuto e vi accadrà. Quando vi mettete a pregare, se avete qualcosa contro qualcuno, perdonate, perché anche il Padre vostro che è nei cieli perdoni a voi le vostre colpe”.

Un cristiano deve prepararsi ogni giorno per poter accedere, dentro di sé, ad una parola forte, poten-te, capace di compiersi. Una parola detta, quando è vera, crea, costruisce; dimostra la sostanza delle cose; testimonia lo spirito di Dio nelle azioni personali e produce fraternità, amore, prossimità. Il brano del vangelo annunzia agli apostoli e a tutti noi, fino all’eternità, che una parola di fede con-sente di fare qualsiasi cosa e che nulla è impossibile ad cuore che affonda le sue radici nel perdono e nella preghiera. Noi siamo bombardati da milioni di parole altisonanti che si consumano in un attimo, ma che continuano a rigenerarsi per affondare l’identità soprannaturale dell’umanità e aprire le porte ad una immanenza strutturale, recidendo di netto il “cordone ombelicale” che lega l’uomo a Dio. Si crede ormai solo a ciò che si vede, abituati come siamo alle parole vuote, false, inganna-trici, ma rese agibili dentro di noi da una falsa promozione della dimensione umana.

Rimaniamo perciò spesso delusi e ci rivolgiamo al Signore come se fosse un datore di lavoro abi-tuale o un amico che potrebbe tradire appena girate le spalle. Chiediamo di tutto, mentre in cuore nostro cerchiamo una verifica giornaliera, come si trattasse di un qualsiasi approccio pubblico o privato. Quando invece si creano dentro di noi le condizioni ottimali, tutto ciò che è stato chiesto al cielo si realizza prima di prenderne coscienza. Non è una favola; è il mistero dell’uomo che mostra in terra le sue radici trascendentali. Solo la verità della fede ci consente, attraverso la preghiera, il perdono e la riconciliazione interiore verso coloro che ci hanno fatto del male, di partecipare ogni giorno a questa occasione d’amore permanente. Leggo tra gli appunti di una catechesi: “Perdono e preghiera devono essere sempre una cosa sola, mai due, altrimenti la preghiera è vana, non produce alcun frutto di vita. È inutile chiedere una forte fede per rendere efficace la nostra parola, se poi la Parola di Dio è vana in noi”. Vale la pena sostituire la parola vuota con la parola di Fede! Facciamolo.

Egidio Chiarella

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