Libia, tribunale condanna a morte figlio di Gheddafi Saif al-Islam
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Libia, tribunale condanna a morte figlio di Gheddafi Saif al-Islam

martedì 28 luglio, 2015

TRIPOLI, 28 LUGLIO 2015 - Saif al Islam, secondogenito di Muammar Gheddafi, è stato condannato alla pena di morte davanti al plotono di esecuzione da un tribunale di Tripoli per i crimini commessi durante la repressione violenta delle rivolte in Libia nel 2011. Stessa sentenza anche per l'ex capo dell'intelligence libica Abdullah al Senussi e l'ex premier libico Baghdadi al-Mahmoudi, arrestato nel 2011 dopo la caduta del regime. Lo riferisce al Jazeera. Saif è attualmente detenuto in un carcere di Zintan: la milizia rifiuta di consegnarlo al governo centrale. [MORE]

Saif al Islam Gheddafi, considerato il delfino del padre, è stato condannato in contumacia. L'ultima volta che era comparso in tribunale era il 27 aprile, in video conferenza dalla prigione di Zintan, a 180 km a sud-ovest di Tripoli. Era stato arrestato il 19 novembre 2011 mentre cercava di fuggire in Niger. Contro di lui era stato spiccato un mandato di cattura internazionale, in particolare per crimini contro l'umanità commessi durante la repressione della rivolta popolare poi trasformatasi in guerra civile. Era infatti considerato dalla morte del padre il leader della 'resistenza' nazionale. Il suo nome significa "la Spada dell'Islam". Sfrontato, colto, abile oratore, preferito dai libici ai suoi sette fratelli, allo scoppio della guerra civile libica del 2011, Saif si è schierato con il padre, diventando insieme a Musa Ibrahim, portavoce ufficiale del governo, l'interlocutore privilegiato tra l'ex governo e la stampa internazionale.

Nato a Tripoli il 25 giugno del 1972, Saif si è laureato in architettura e si è perfezionato all'estero presso la London School of Economics and Political Science, dove ha conseguito un dottorato nel 2008. Parla correntemente inglese e tedesco. È stato fondatore e presidente della Gaddafi International Foundation for Charity Associations, e ha diretto la rete televisiva al Libiya, controllando il settore delle telecomunicazioni. Nel 2009 la sua tv viene oscurata dal padre che considera il figlio troppo favorevole alla promulgazione di riforme e alla democrazia. Il suo impegno politico al fianco del padre ha indotto all'emanazione di un mandato d'arresto da parte di Luis Moreno Ocampo il 16 maggio 2011, procuratore della Corte Penale Internazionale, con l'accusa di "crimini contro l'umanità". Arrestato il 19 novembre 2011 mentre cercava di fuggire in Niger è stato trasferito nel carcere di Zintan.

Dei numerosi figli del clan Gheddafi, tre sono morti nel 2011: Mutassim, Saif el Arab e Khamis. Quest’ultimo era considerato un abile militare e capo della temutissima 32/ma Brigata che guidò con ferocia la repressione. Safia, seconda moglie del Colonnello, e altri tre figli Aisha, Hannibal e Mohamed si sono rifugiati all’estero. Pochi mesi fa è stato estradato in Libia dal Niger dove si era rifugiato e subito incarcerato il terzogenito del Rais, Saadi Gheddafi, conosciuto in Italia per le sue velleità di calciatore: giocò con scarsi risultati nel Perugia e nella Juventus.

Tiziano Rugi


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