Misilmeri, l'operazione "Sisma" blocca le intenzioni di voto di Cosa Nostra
Cronaca Sicilia

Misilmeri, l'operazione "Sisma" blocca le intenzioni di voto di Cosa Nostra

martedì 17 aprile, 2012

MISILMERI (PALERMO), 17 APRILE 2012 – “Popolari di Italia Domani” popolari anche tra gli uomini di Cosa Nostra verrebbe da dire. È noto infatti – seppur mediaticamente poco seguito – il processo in corso al leader del partito, l'ex ministro dell'Agricoltura Saverio Romano, di cui Misilmeri costituirebbe uno dei principali bacini elettorali, descritto come uomo a disposizione della famiglia di Villabate da alcuni collaboratori di giustizia, su tutti Nino Giuffré e Angelo Siino, nomi pesanti all'interno del gotha corleonese.

In queste ore i carabinieri del Reparto operativo e del Nucleo investigativo palermitano stanno eseguendo quattro ordinanze di custodia cautelare nei confronti di Francesco Lo Gerfo, indicato come il capomafia di Misilmeri dopo l'arresto di Antonino Spera (capo mandamento di Belmonte Mezzagno interessato dal tentativo di riformare la Commissione provinciale di Palermo, poi bloccato dall'operazione “Perseo”), Mariano Falletta, Stefano Polizzi – presunto referente della cosca di Bolognetta – e Vincenzo Ganci. Ci sarebbe anche una quinta ordinanza, per Antonino Messicati Vitale, boss di Villabate – mandamento passato sotto il controllo della famiglia di Misilmeri dopo anni di “appartenenza” alla consorteria mafiosa di Bagheria, «facendo registrare un evocativo ritorno agli assetti storici di Cosa Nostra», a detta degli inquirenti - che però si è già dato alla latitanza, soggiornando già da dicembre in Sudafrica. A tutti vengono contestati i reati di associazione mafiosa - “concorso esterno”, per Ganci - ed estorsione.[MORE]

«Le indagini hanno dimostrato che Lo Gerfo, dopo aver indirizzato i voti della consorteria mafiosa e fatto eleggere nell'amministrazione comunale persone a lui vicine, è riuscito a far sì che le stesse ricoprissero ruoli istituzionali nevralgici, come quelli di presidente (Giuseppe Cimò) e vice presidente (Giampiero Marchese) del consiglio comunale di Misilmeri, creando dunque i giusti presupposti per controllare e indirizzare le scelte della pubblica amministrazione in favore degli interessi propri e dell'associazione da lui capeggiata», ha scritto il giudice per le indagini preliminari Luigi Petrucci nell'ordinanza di custodia cautelare, accogliendo le richieste del procuratore aggiunto Ignazio De Francisci e dei pubblici ministeri Lia Sava, Nino Di Matteo, Geri Ferrara e Marzia Sabella.

Su tutte spicca la posizione di Ganci, candidato al consiglio comunale nella lista “Amo Palermo” a sostegno della candidatura di Marianna Caronia dei “Popolari di Italia Domani” il quale, pur non essendo “organicamente inserito” in Cosa Nostra, avrebbe fornito «un contributo dotato di effettiva rilevanza causale ai fini del rafforzamento dell'associazione mafiosa e del più efficace raggiungimento dei suoi scopi criminali». Già consigliere comunale all'epoca del secondo scioglimento per mafia nel 1998, prima di questa operazione – denominata “Sisma” - Ganci era stato chiamato, nelle elezioni amministrative del 2007, a svolgere il ruolo di consigliere di circoscrizione per i quartieri Oreto-Villagrazia-Falsomiele con il Popolo della Libertà.

Un altro avviso di garanzia per mafia è stato inoltre notificato a Giuseppe Cimò, ex Unione di Centro passato poi ai “Popolari di Italia Domani”, attuale presidente del Consiglio comunale, accusato di aver agevolato la cosca nell'aggiudicazione di alcuni appalti proprio attraverso Ganci, considerato l'anello di congiunzione con la mafia. Proprio Cimò, insieme al suo vice Giampiero Marchese, stando a quanto emerge dalle indagini, sarebbero stati eletti con il diretto interesse di Cosa Nostra.
Lo Gelfo, inoltre, oltre a controllare gli “apparati elettronici da gioco” installati negli esercizi commerciali sul suo territorio, attraverso la formale intestazione a Mariano Falletta di una ditta interessata allo smaltimento rifiuti aveva messo le mani sul business della spazzatura palermitana, avendo anche la possibilità di distribuire posti di lavoro al Coinres, il consorzio per la raccolta dei rifiuti tra ventidue comuni dell'Ato 4.

In merito all'altro reato, quello per estorsione, i carabinieri hanno ricostruito la catena che univa Lo Gerfo al titolare della sala ricevimenti “Villa Fabiana” attraverso Messicati Vitale, riscossore di tre “pensierini” da cinquecento euro l'uno.

Tutto è pronto, dunque, per il terzo scioglimento del Comune di Misilmeri dopo quelli del 1992 e del 1998. Manca solo l'interessamento del Ministero.

 

(foto: palermo.repubblica.it)
Andrea Intonti


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