Morte, di fame: l'anoressia dilaga
Editoriale

Morte, di fame: l'anoressia dilaga

giovedì 6 gennaio, 2011

La morte della modella francese Isabel Caro, diventata famosa dopo aver posato nuda per Oliviero Toscani in una campagna contro l’anoressia, ha riacceso il dibattito mai sopito su questa malattia, sempre più diffusa nei giovani al di sotto dei 20 anni.[MORE]

Isabel Caro, francese di nascita, aveva 28 anni ed era anoressica fin dalla prima adolescenza. È morta il 17 novembre del 2010 a Tokyo per complicanze insorte a seguito di una patologia respiratoria, complicanze probabilmente legate ad uno stato di salute compromesso dall’anoressia cronica. La notizia è stata diffusa solo il 29 dicembre scorso e ha immediatamente suscitato reazioni accese.

I portali dedicati all’alimentazione, i blog e i siti pro o contro l’anoressia hanno ripreso e commentato a più voci questa notizia e i vari video presenti in rete. Ma Isabel Caro è solo l’ultima di una serie di persone famose cadute vittime dell’anoressia. Prima di lei ricordiamo la morte della modella urugaiana Luisel Ramos, accasciatasi sulla passerella mentre sfilava, e quella della ginnasta americana Christy Henrich, morta poco prima di aver compiuto 22 anni, ma anche la morte del modello americano Jeremy Gillitzer, deceduto a 38 anni quando era arrivato a pesare appena 30 kg.

Ovviamente, e tragicamente, l’anoressia miete numerose vittime anche lontano dai riflettori. Il rifiuto del cibo e l’ossessione per la magrezza estrema priva di limiti minimi, sono patologie che possono portare al decesso: l’anoressia è infatti la prima causa di morte per le ragazze tra i 13 e i 18 anni.

Questa malattia colpisce prevalentemente persone di sesso femminile (90%) nella fascia di età 12-20 anni. I dati della Sidca (Società italiana disturbi del comportamento alimentare) parlano di oltre 200 mila persone che soffrono di questo tipo di disturbi.

Le persone anoressiche traggono un apparente senso di forza e potere dalla loro capacità di digiunare, esercitando in questo modo il controllo sui propri impulsi e sui propri bisogni primari. Vivono in precario equilibrio tra l’esaltazione per la privazione del cibo e la disperazione per la percezione della fame e della loro fragilità.

In rete, negli ultimi anni, si sono moltiplicati i siti a favore dell’anoressia, cosiddetti pro-ana, che spacciano l’anoressia per una filosofia di vita, un approccio alla (insostenibile?) leggerezza dell’essere. Sono numerosi i blog di ragazze deliranti che ostentano gli assurdi piani dei loro digiuni insieme alle foto dei loro corpi scarni e ossuti, in cui si leggono storie di dilagante tristezza e solitudine e parole di stupore per la persistente infelicità che accompagna le loro vite a dispetto della taglia 36-38 che possono esibire; ma anche siti colmi di pericolosi consigli su come gestire l’anoressia e il regime dietetico più efficace sebbene insano, slogan che incitano “meglio morire che ingrassare”, forum nei quali l’anoressia viene personificata e venerata in una sorta di patto diabolico con se stessi sono realtà in cui ci imbattiamo navigando nel web, che testimoniano questa tendenza preoccupante.

Lo strumento più efficace per aiutare i malati di anoressia e le loro famiglie, è un adeguato sostegno psicologico da chiedere, senza vergogna e senza indugio, agli specialisti delle strutture sanitarie.


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