Musica, Antonio 'Rigo' Righetti a InfoOggi: "A gennaio un nuovo progetto"
Interviste Emilia Romagna

Musica, Antonio 'Rigo' Righetti a InfoOggi: "A gennaio un nuovo progetto"

domenica 15 dicembre, 2013

BOLOGNA, 15 DICEMBRE 2013 – Intervista esclusiva ad Antonio Righetti, bassista rock, ex collaboratore di Luciano Ligabue che da qualche anno ha intrapreso la carriera da solista. E' stato membro dei Rocking Chairs. Lo scorso 3 settembre è uscito il suo nuovo album, “Angeli e Demoni”. Le sue parole, compresa qualche chicca interessante, ai microfoni di InfoOggi.

Sig. Righetti, la prima domanda è quasi scontata. Quando nasce la sua passione per la musica?

“Si tratta di una passione nata nel periodo adolescenziale, esattamente nello stesso modo e con gli stessi sistemi che prevedevano i ruoli nella partite di calcio in strada. Io, assieme ad alcuni amici, decidemmo di mettere su un gruppo musicale. Il progetto ci sembrato da subito avvincente, e infatti abbiamo immediatamente trovato la sala prove. Poi ho scoperto lo strumento molto particolare che mi accompagna praticamente da allora, ovvero il basso elettrico, uno strumento che suono con grande piacere e con grande passione. Uno strumento che ha grandi possibilità di sviluppo e continua ad averne.”

La sua carriera inizia nel 1986, quando entra a far parte dei Rocking Chairs. Poi le varie collaborazioni con The Gang, Marco Conidi ed Edoardo Bennato. La mia domanda è: cosa significava fare musica in quegli anni, e poi, cos’è cambiato da allora rispetto a oggi?

“Credo che bisogna stare molto attenti a levarsi gli occhiali della nostalgia, che ci fanno vedere tutto così bello come lo era una volta. Per quanto riguarda alcune cose c’erano delle possibilità in più. Ad esempio nel caso dei Rocking Chairs, si tratta di un gruppo che veniva dalla provincia, nato tra Modena e Reggio Emilia. E riuscimmo a trovare il modo di avere visibilità pur partendo da lì, dalla provincia. Adesso, fare ciò, è molto più complicato. Per farti un esempio, ci bastarono appena due copertine (che allora era qualcosa di prestigioso) per andare a suonare in giro per l’Italia. Abbiamo avuto la fortuna di finire su Rai2, nella trasmissione “DOC”. Discorso diverso negli ultimi anni, con la nascita dei numerosi talent. In poche parole quel che rimane oggi della discografia passa per lo strapotere televisivo, che mira più all’immagine che al contenuto. Magari mi sbaglio, ma secondo me partire oggi dalla provincia, come abbiamo fatto noi all’epoca, è molto più difficile.”

Nel 1994 inizia l’importante collaborazione con Luciano Ligabue, conclusasi per alcuni aspetti nel 2007. Cosa significa collaborare con un rocker di questo livello?

“La mia collaborazione con Luciano nasce esattamente con le caratteristiche della provincia, nel senso che lui è venuto a vedere un’esibizione dei Rocking Chairs, e probabilmente si annotò quella nostra performance. Un po’ di tempo dopo, Luciano sentì l’esigenza di cambiare gruppo, e così chiamo me assieme a Roberto Pellati e Mel Previte. Da lì è iniziata una storia lunga 14 anni. La fine della nostra collaborazione non ha esaurito la nostra voglia di fare musica, nel senso che io e Roberto continuiamo a incidere musica su base quotidiana. Giovedì scorso abbiamo anche registrato un disco dal vivo, un nostro personale omaggio a una persona straordinaria, qual è Joe Strummer. E continuiamo ad avere i nostri impegni live, che poi non è altro che il motore della nostra vita da musicisti.”[MORE]

Nei primi anni del 2000, inizia la sua carriera da solista. Come mai ha preso questa decisione? Anche in virtù delle difficoltà che s’incontrano oggi per emergere nel campo musicale.

“Ti dico che non è stata una scelta del tutto razionale, nel senso che venivo da una ventina d’anni di ‘bassismo’ puro. Però è stata una necessità interiore, così come la definiva Vassily Kandinsky, grande pittore ma anche filosofo dell’arte. Tieni conto che fare un disco da personaggio indipendente, come me, non legato a dei grandi gruppi discografici, è una battaglia contro i mulini a vento. Non che io l’abbia fatto, ma ad esempio potresti comporre anche una nuova ‘Let it be’, senza che questa riesca ad entrare nel mercato musicale. Questo perché il mercato è in mano a delle lobby, che ormai l’anno fatto diventare una pozza sempre più piccola, dove i pesci grandi schiacciano quelli piccoli in termini di visibilità. Ma nonostante ciò ho fatto questa scelta e, ti dirò di più, a gennaio registreremo il proseguo di ‘Angeli e Demoni’, che stiamo registrando assieme a Roberto e altri personaggi che ora non posso rivelare. Questo perché quando la musica nasce da una necessità interiore, si rinnova come una fonte di energia assolutamente ecologica”.

In qualche modo ha anticipato la mia prossima domanda, infatti le chiedo cos’è racchiuso nel suo ultimo album, “Angeli e Demoni”, uscito lo scorso 3 settembre?

“Il disco è composto da 13 brani, meglio, da 13 racconti di musica. In questo disco racconto un mondo di contrasti e di dialettica, tra la parte maschile e femminile, che alberga dentro di noi a prescindere se siamo uomini o donne. Il disco tenta di investigare il dialogo, il colloquio, che c’è tra queste parti e la vita quotidiana, senza dimenticare che gli Angeli e i Demoni sono figure che c’accompagnano lungo tutta la nostra esistenza con un senso diverso per ognuno di noi. In poche parole si tratta di un disco che parla fondamentalmente di arte”.

Nel salutarla e nel ringraziarla per averci concesso quest’intervista, le chiedo, come ultima domanda, cosa si aspetta “Rigo” dal suo futuro?

“Io spero di poter continuare a esprimermi e a trovare le motivazioni come le sto trovando ancora oggi, così da continuare a raccontare queste storie. L’augurio che faccio è quello che non sia una cosa che riguardi solo la mia persona, perché non avrebbe alcun senso, ma si inserisca in un ambito dove l’importanza e la voglia di fare musica sia cresciuto, perché il mondo dove la musica pian piano si spegne diventerà un mondo grigio e molto più preoccupante”.

Giovanni Cristiano


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