Non si impone mai una verità!
Fantasticherie del cuore Calabria

Non si impone mai una verità!

lunedì 2 maggio, 2016

02 MAGGIO 2016 - È sempre difficile far capire ad ognuno che bisogna sempre avere rispetto delle idee degli altri, anche se ritenute diverse e lontane dalle proprie. Se un cuore ha una verità da veicolare, deve intanto ricordare il percorso che lo ha portato ad acquisire delle certezze e delle consapevolezze, prima magari non considerate. Non bisogna convincersi della verità, necessita invece farne parte con tutto se stessi, diventare con essa noi stessi verità. In proposito ha avuto un eco straordinario in diversi settori religiosi e non del Paese la risposta di Mons. Di Bruno ad una domanda del direttore dell’agenzia internazionale cattolica Zenit, sull’ispiratrice del Movimento Apostolico, in occasione dell’ottavo convegno a Roma. Riporto, senza commenti personali, domanda e risposta così come sono state pubblicate: [MORE]

Cosa l’ha colpito e soprattutto cosa l’ha convinto che la signora Maria Marino fosse portatrice di un carisma?
“Non sono stato convinto. Non sono convinto. La convinzione avviene per razionalità, deduzione, argomentazione, visione, segni. La convinzione può essere anche plagio o ricerca di altro, perché il cuore è vuoto e brama qualcosa che possa colmarlo. Nulla di tutto questo. Se lei vuole conoscere il perché sono convinto, prenda un pezzo di ferro, lo copra con carboni ardenti, soffi da sotto il fuoco con il mantice, faccia ardere quel fuoco e vedrà che a poco a poco il ferro diviene anch’esso incandescente. Ero duro ferro teologico inscalfibile, inconvincibile. Tramite questa donna umile e obbediente, il Signore ha soffiato su di me, in me, calandomi nel fuoco del suo Santo Spirito. Poi è iniziato il lungo, duro lavoro del cammino nel Vangelo, secondo il Vangelo, in piena obbedienza e sottomissione alla Chiesa, alla sua Gerarchia, alla sua fede, carità, speranza. È in questo lungo cammino che il duro ferro aggredito dal fuoco rischia di ritornare ad essere duro ferro. Inizia la lunga, estenuante lotta tra la carne e lo Spirito. Tanto il Signore ha operato in me per tramite di questa umile, obbediente donna ricca di fede e infinito amore”.

La stessa fede, ritornando alla nostra riflessione iniziale, nasce sul tragitto della non fede. Gli apostoli, è stato ricordato in una catechesi recente, se avessero creduto all’istante, senza alcuna forma di incertezza iniziale, probabilmente avrebbero fatto intendere all’esterno che si trattasse di una potente suggestione di massa. Non è stato così? La non fede dei discepoli di Gesù nella sua resurrezione, mostra a chiare note la loro libertà nel intendere la realtà che li circondava, secondo il proprio modo di vedere le cose. Loro chiedono altri segni per credere, per penetrare la verità ed acquisirla come stile di vita. Questa non fede che appartiene a tutti noi, deve esserci da guida quando si intende trasferire ad altri un messaggio cristiano o comunque una oggettività naturale che armonizza la storia. Bisognerà avere pazienza e se occorre cambiare modello di approccio con chi non crede nelle nostre parole e pregare perché il seme piantato possa sbocciare.

Lo stesso San Paolo, ricorda Mons. Di Bruno, finché parlò di “scienze delle religioni” fu ascoltato. Quando parlò della risurrezione di Gesù, subito il discorso si interruppe. Da questo fallimento, prese la decisione di parlare d’ora innanzi solo di Cristo Crocifisso e di nessun altro. Dalla Croce tutto è più comprensibile. Dalla nostra reale testimonianza ogni cosa assume un altro aspetto.

 

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Egidio Chiarella


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