Osservatorio Africa: il Burundi sull'orlo di una (nuova) guerra civile
Estero Valle d'Aosta

Osservatorio Africa: il Burundi sull'orlo di una (nuova) guerra civile

lunedì 29 giugno, 2015

 BUJUMBURA (BURUNDI), 29 GIUGNO 2015 – Completamente avvolti nell'oscurità, con i giornalisti e gli osservatori dei diritti umani trincerati nelle proprie abitazioni o negli hotel, uomini non identificati armati di machete, pietre, fucili automatici e granate infliggono la loro personalissima vendetta ai propri oppositori politici. Un buio e inquietante nuovo capitolo è cominciato in Burundi, da quando la polizia ha violentemente soppresso proteste di piazza che denunciavano le politiche del presidente Pierre Nkurunziza, specie sulla sua decisione di voler correre per la terza volta alla carica di primo ministro, incostituzionale stando a quanto credono i manifestanti. Ritengono infatti che la decisione violi il sacrosanto accordo di pace che ha posto fine 13 lunghi anni di guerra civile.

In seguito a una ondata di inaudita violenza, che ha ucciso più di 80 persone e ne ha ferite 400, i principali partiti di opposizione hanno boicottato le controverse elezioni parlamentari previste per la giornata di oggi 29 giugno.

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Le ore di buio

Le prime ore successive al calar del sole, sull'umido scenario della città di Bujumbura in riva al lago, sono puntualmente scandite da colpi d'arma da fuoco e scoppi di granate. Ernest Nshimirimana, un sostenitore di 28 anni del partito di maggioranza CNDD-FDD, è stato assassinato mentre rientrava a casa da un comizio politico la notte del 25 giugno. Nshimirimana viveva a Buterere, un quartiere abitato principalmente da supporter del candidato di opposizione Agathon Rwasa, in passato combattente ribelle. Alla fine del comizio, gli amici di Nshimirimana, membri anch'essi del gruppo giovani del partito di maggioranza, gli Imbonerakure, lo hanno messo in guardia per il suo rientro nel quartiere di Buterere. “Potresti avere problemi”, gli hanno detto. Ma Nshimirimana ha ignorato le parole dei suoi amici; intorno alle 9 di sera, una gang di uomini oppositori del governo lo hanno picchiato a morte.

Poche ore dopo, un altro residente di Buturere, il 29enne Lin Gahimbare, è stato ucciso da assalitori anonimi nella propria abitazione. Ad attacchi simili si affiancano attacchi con granate, che stanno mietendo vittime continuamente; la polizia cerca con estrema difficoltà di prevenire gli attentati, trovando quasi impossibile comprendere chi orchestra la violenza in città. Un attivista, che ha preferito mantenere l'anonimato, spiega che l'unica soluzione per i manifestanti è quella di utilizzare granate: “dal momento che le proteste vengono represse con la forza, i manifestanti si sentono costretti ad utilizzare le granate. I leader di opposizione e la società civile chiedono loro di mantenersi pacifici, ma i manifestanti rispondono dicendo che non c'è assolutamente nessun modo di resistere in maniera pacifica, ormai non più”.

Stessa situazione anche a Ngozi, nel nord del paese ai confini con il Ruanda, città natale del presidente e seconda città più grande del Burundi: attentati, assassinii, granate.

L'innesco di una nuova guerra civile?

Il Burundi è il secondo paese più povero dell'Africa, secondo un rapporto stilato dalla Banca Mondiale, con un Pil pro-capite di appena 271 dollari. Il caos sta portando a numerosi disagi in diversi settori, come quello medico, con i feriti che affollano ospedali carenti di strutture e attrezzature idonee all'emergenza. La popolazione, inoltre, è troppo povera per poter far fronte alle spese mediche e all'acquisto dei medicinali. I medici si danno da fare fornendo cure in maniera del tutto gratuita. Nel frattempo in città tutte le stazioni radio indipendenti sono state sospese, dopo essere state assalite da band pro-governative; l'unica fonte di informazione del paese al momento risulta essere l'RTNB, l'emittente nazionale controllata dallo stato, che molti ritengono sia particolarmente faziosa e troppo spesso 'portavoce del governo'.

Le poche notizie di attacchi e attentati viaggiano timidamente sulla rete, tra Facebook e WhatsApp, per i pochi che sono in possesso di uno smartphone. Alla luce di questa escalation di sommari omicidi 'tit-for-tat', gli analisti temono che la recente vittoria del partito di maggioranza alle scorse elezioni di lunedì potrebbe facilmente portare all'esplosione di una nuova guerra civile nel paese. Le tensioni sono nell'aria già da tempo, anche a causa di pesanti cambiamenti economici che stanno facendo sprofondare la situazione sempre più nel baratro.

Foto / Fonte: aljazeera.com

Dino Buonaiuto


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