Pensioni più basse del 25% per i 35enni che andranno in pensione dopo i 70anni
Economia Campania

Pensioni più basse del 25% per i 35enni che andranno in pensione dopo i 70anni

martedì 1 dicembre, 2015

SALERNO, 1 DICEMBRE 2015 - Pensioni oltre il danno anche la beffa. Ebbene si i 35enni di oggi non solo andranno in pensione dopo i 70 anni ma per di più avranno un ribasso di circa il 25% rispetto a quella delle generazioni che li hanno preceduti.  [MORE]

A comunicare i dati previdenziali il presidente dell'Inps  Tito Boeri, che ha presentato con il rapporto Ocse Pensions at a Glance 2015, una simulazione sulla base di un campione di circa 5.000 lavoratori nati nel 1980. L’importo medio scenderà infatti da 2.106 a 1.593 euro; l’importo medio delle pensioni anticipate da 2.380 a 1.840 euro. Il dato tiene conto anche degli anni di percezione dell’assegno, quindi considera il fatto che i giovani di oggi avranno la pensione per meno anni rispetto ai genitori. Boeri ha spiegato che "Quando si analizzano gli importi delle pensioni, bisogna tenere conto anche da quando questi assegni sono stati percepiti". Secondo le proiezioni Inps per i lavoratori classe 1980 solo il 38,67% la prenderà prima dell’età di vecchiaia, che per gli attuali 35enni significa nel 2050 a 70 anni di età. Sarà più basso quindi il trasferimento pensionistico complessivo (perché percepito per meno anni), ma anche il tasso di sostituzione medio rispetto alla retribuzione che sarà intorno al 62%. "Si lavorerà più a lungo - ha detto Boeri - anche in rapporto alla speranza di vita. Le pensioni saranno del 25% più basse di quelle di oggi tenendo conto degli anni di percezione", e ci saranno, a fronte di una crescita del Pil all’1% e di possibili interruzioni di carriera, "problemi di adeguatezza" dell’importo. Con il sistema contributivo inoltre, se non si metterà in campo uno strumento di sostegno contro la povertà come il reddito minimo, ci saranno "problemi per chi perderà il lavoro sotto i 70 anni". "Io da 35enne sarei molto preoccupato guardando i dati”, dice Stefano Scarpetta, direttore del dipartimento sul lavoro e affari sociali dell’Ocse. “E’ questione di mercato del lavoro ma anche di assistenza sociale, l’ingresso tardivo nel mondo del lavoro, le interruzioni o la perdita dello stesso prima del raggiungimento della pensione rischiano di far piombare molte persone, giovani e meno giovani, in uno stato di povertà”, sottolinea Boeri. “Ci siamo occupati della sostenibilità finanziaria della spesa pensionistica adesso dobbiamo guardare alla sostenibilità sociale, il sistema contributivo con bassi livelli di crescita economica, lavori a intermittenza, scarsa stabilità porterà a pensioni equivalenti all’assegno sociale di oggi, servono politiche attive del lavoro, maggiore stabilizzazione lavorativa e assistenza al reddito” afferma l’analista dell’Ocse. “Parlare di reddito minimo è importante, esiste in altri paesi europei, c’è da capire se il sistema Italia può permetterselo finanziariamente e come evitare gli abusi dello strumento, ma è certamente una discussione giusta”, puntualizza.

 

(foto:ilgazzettino.it)

Filomena I. Gaudioso


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