Cercando Fabrizio Catalano: troppi errori nelle prime fasi di scomparsa. Intervista alla madre
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Cercando Fabrizio Catalano: troppi errori nelle prime fasi di scomparsa. Intervista alla madre

martedì 12 febbraio, 2013

TORINO, 12 FEBBRAIO 2013 - Fabrizio Catalano, diciannovenne originario di Collegno (Torino), è scomparso nel 2005 da Assisi, dove frequentava un corso di Musicoterapia. Particolarmente religioso, potrebbe aver intrapreso il cammino di San Francesco, nei sentieri nell'assisiate, infatti, in quelle zone sono state ritrovate la sacca e la chitarra del giovane.

La famiglia non esclude alcuna ipotesi, pertanto tutti coloro che ritengono di averlo visto, o di conoscere informazioni utili, sono invitati a rivolgersi ai genitori, i cui contatti sono reperibili dal sito web: www.fabriziocatalano.it . La scheda di "Chi l'ha visto?" su Fabrizio è consultabile cliccando qui.

Infooggi.it ha intervistato la madre di Fabrizio, Caterina, che intende continuare le ricerche del figlio ed ha raccontato che, sul caso, le indagini è come non fossero mai state aperte, facendo presente che le autorità competenti avrebbero dovuto agire nell'immediato e con più attenzione.

IL CASO Fabrizio è scomparso dal 21 Luglio 2005, giorno in cui non si presentò alle lezioni fissate per quella mattina. La sua sacca, contenente anche il portafogli ed i documenti d'identità, è stata ritrovata Domenica 24 Luglio lungo il “Sentiero di San Francesco”, tra Assisi e Valfabbrica, nella zona di Pieve San Nicolò.

Una donna sostiene di averlo incontrato proprio in quell'area il 22 Luglio e sostiene di avergli offerto acqua e cibo, a distanza di 7 mesi, viene ritrovata da un cacciatore la chitarra del giovane, ad alcuni chilometri di distanza da Valfabbrica, dove fu rinvenuta la sacca. Lo strumento, probabilmente abbandonato lì da poco tempo, si trovava a Pieve San Nicolò, di fronte alla chiesa S. Fortunato, lungo la strada tra Gubbio ed Assisi.

Il ragazzo è molto religioso, pertanto non è escluso che sia stato plagiato ed entrato in qualche comunità spirituale chiusa. La madre ha inviato lettere a circa trecento istituti religiosi, ma poche hanno risposto.

(Fonte: “Chi l'ha visto?”)[MORE]

INTERVISTA A CATERINA CATALANO raggiunta telefonicamente, la madre di Fabrizio ha risposto alle domande di Infooggi.it, con la speranza che le informazioni fornite possano essere utili al ritrovamento del figlio, ma anche affinché si parli della scarsa attenzione che spesso viene rivolta ai casi di scomparsa.

Signora Caterina, Fabrizio è scomparso il 21 Luglio 2005 e sono state ritrovate sia la sua sacca che la sua chitarra, quest'ultima a distanza di tempo. Può spiegare ai lettori l'importanza di questi indizi?
«Indizi importanti. Peccato che sono stati sottovalutati dagli organi competenti. Manca il verbale del ritrovamento della sacca, perché al momento della denuncia mancava la carta carbone. La chitarra è stata maneggiata e adagiata sul termosifone della caserma, perciò non è stato possibile effettuare rilievi utili. L’unico esame della scientifica possibile era quello di rilevare eventuali tracce ematiche e per fortuna non ne hanno trovate. Gli esiti li abbiamo avuti a distanza di un anno e mezzo con poche righe “Nulla di significativo è emerso”. Non Sono stati effettuati rilievi del terreno dove è stata adagiata e pertanto non sapremo mai da quanto stazionava lì. Un posto visibilissimo e molto battuto dai cacciatori, il tappeto di bossoli né è la prova. Ma le nostre domande non hanno avuto risposta. È stata lasciata lì da Fabrizio? Da quanto tempo? Il magistrato è stato nominato a distanza di sette mesi dalla scomparsa, solo successivamente al ritrovamento della chitarra. I controlli sui tabulati telefonici del cellulare di Fabrizio sono pervenuti dopo un anno e mezzo! Un buco di sette mesi! Sono i primi momenti quelli più importanti».

Un'amica di Fabrizio sostiene di averlo sentito il 19 Luglio del 2005 e le avrebbe detto: «Ho trovato la strada con l'aiuto del buon Signore». Suo figlio è molto religioso, potrebbe essere stato raggirato dagli esponenti di qualche setta?
«Si tratta di una telefonata fatta ad un'amica che mio figlio conosce fin da quando erano bambini. La ragazza non ricorda le parole esatte, ma il senso del suo discorso era quello, ed aggiunse: “poi ti racconto”, perciò le diede appuntamento al suo ritorno da Assisi. Fabrizio è profondamente religioso, con una grande predisposizione nell'aiutare gli altri, ama la musica, perciò ha coniugato le due cose iscrivendosi al corso di Musicoterapia. Non escludiamo che sia stato plagiato da qualche setta, ma la sua fede era profonda e non raggirabile, prendiamo in considerazione il plagio ritenendo che, se fosse effettivamente così, Fabrizio sia inconsapevole. Con la famiglia c'era un legame molto forte, non ci avrebbe mai negato sue notizie. Aveva manifestato il desiderio di intraprendere un cammino spirituale ed era in contatto con un Padre Spirituale che lo seguiva, sapeva che avrebbe potuto condividere con noi le sue scelte e che non sarebbe stato ostacolato!».

Durante le indagini, sono state contattate dagli inquirenti alcune comunità religiose?
«Non dagli inquirenti, ma noi abbiamo bussato alla porta di numerose comunità religiose e pseudo-religiose, ottenendo pochissime risposte (circa una decina). Quelle comunità non tengono registri sui quali vengono riportate le generalità dei visitatori e degli ospiti, quando dovrebbe esserci il controllo. Di quelle che si trovano nei pressi del Sentiero di San Francesco, ricordo che all'esterno di un centro religioso, distante circa 5 chilometri dal cammino, vi era scritto: “Preghiamo il Signore affinché non arrivino visitatori”. Alcune comunità le abbiamo cercate insieme al programma “Chi l'ha visto?”, altre sono state contattate da noi grazie all’ “Annuario Cattolico d’Italia”, un dizionario che mi ha dato il Vescovo, con l'elenco e gli indirizzi di tutti le chiese e centri religiosi in Italia. Un mondo del tutto sconosciuto ed è difficile, se non impossibile, ottenere risposte perché vige l'omertà».

Ritiene che nel corso degli anni le indagini siano state svolte nel migliore dei modi, oppure sono stati trascurati alcuni punti?
«Le poche indagini sono iniziate dopo sette mesi dalla scomparsa. Non sono stati sentiti gli artisti di strada che avevano suonato con Fabrizio la sera precedente e le sue coinquiline. La prima ricerca sul luogo è avvenuta dopo 15 giorni, fu interrotta per l'arrivo di un temporale ed in quell'occasione vennero perduti i vestiti di Fabrizio che avevo consegnato alle autorità, che per me erano importanti come una reliquia, poiché erano ancora intrisi del suo profumo e il del suo sudore. Inoltre, fui io a dare ai partecipanti le foto di mio figlio, poiché non sapevano nemmeno cosa stessero cercando. A distanza di tre mesi e poi di ventisette mesi, siamo riusciti ad ottenere altre due battute di ricerca lungo il Sentiero di San Francesco, fortemente volute da me e dalla mia famiglia con il supporto di centinaia di volontari provenienti da tutta Italia. Un gran numero è arrivato dalla Calabria, mio paese di origine. C'è stata molta solidarietà da parte loro. Purtroppo ancora non esiste un protocollo standard da seguire in caso di scomparsa, perciò a mio parere, le forze dell'ordine hanno agito in modo superficiale e approssimativo, i volontari hanno messo il cuore e le loro competenze, ma non basta! Abbiamo fornito noi anche alle forze dell’ordine un vademecum di ricerca».

Lei ha scritto un libro, "Cercando Fabrizio. Storia di un'attesa senza resa", cosa esprime nel suo testo?
«Il libro, la cui introduzione è scritta dalla giornalista di “Chi l'ha visto?”, Federica Sciarelli, esprime perfettamente il titolo: sto cercando, anche attraverso il libro di tenere viva la speranza perché non c'è resa di fronte alla scomparsa di un figlio! Una storia che non avrei mai voluto scrivere, sgorgata dal mio dolore per arrivare al cuore di chi la legge. Un dolore che può e non deve rimanere sterile, perché nessuno deve subire gli errori, il pressapochismo degli organi competenti e le porte in faccia che abbiamo subito noi. Il libro vuole e deve far riflettere, raccoglie tutte le testimonianze e racconta la mia ricerca, quella di una mamma che si è improvvisata da giornalista a investigatrice, che ha tirato fuori la forza per cercare il proprio figlio senza resa. Nel libro c'è l'amore, la solidarietà, l'inchiesta e le poesie scritte da Fabrizio, che vi permetteranno di conoscere il suo animo dolce, e tanta speranza che raggiunga mio figlio o qualcuno che possa indicargli la strada di casa, ma soprattutto che smuova le coscienze di chi sa e non ha ancora detto».

I media le sono stati vicini?
«I media erano distratti dai gossip estivi, nel mese in cui scomparse Fabrizio. Il programma “Chi l'ha visto?” era in pausa estiva e la scheda di mio figlio è andata in onda solamente a Settembre, durante la prima puntata. Ricordo ancora una cosa che mi ferì profondamente: su un giornale locale, misero in prima pagina la notizia: “Morto per la puntura di un calabrone”, con tanto di fotografia grande dell'insetto. La scomparsa di Fabrizio, invece, andò in terza o quarta pagina e, come fotografia, usarono una piccola immagine formato fototessera. Le realtà mediatiche non si capiscono, c'è solo interesse per le storie che suscitano morbosità e la triste realtà è che esistono casi di serie A e di serie B (non si parla di: Marcello Volpe, scomparso a Luglio 2011, a 20 anni da Palermo; Davide Barbieri, scomparso a Luglio 2008 in Umbria; Paola Taglialatela, scomparsa da Nichelino a Febbraio 1994, Giuseppe Loria, scomparso da Cosenza nel Settembre 2005) . Le dinamiche sono per me sconosciute, ma mi rattrista sapere che quando si parla di scomparse si pensa ai quattro casi eclatanti di minori, ma in Italia sono oltre 24.000 le persone ancora da ricercare. Per questo ho scritto il libro, con il cuore, grazie ad una piccola casa di distribuzione, secondo i miei mezzi e le mie possibilità, cercando di dar vita ad un tam-tam continuo: è questo il mio interesse, mettere a servizio degli altri la mia esperienza di madre ferita. In appendice ci sono due vademecum, quello della ricerca sui sentieri e luoghi impervi e quello sul volantinaggio, ci sono i numeri degli scomparsi in Italia, e il disegno di legge che rincorriamo da tre legislature».

Dalle istituzioni ha ricevuto più supporto?
«Ho scritto al presidente della Repubblica di allora, Carlo Azeglio Ciampi e successivamente a Napolitano per due volte inviandogli copia del Libro (www.fabriziocatalano.it/lettera-presidente-repubblica) ricevendo parole di solidarietà. Ho scritto anche al Papa ricevendo una fredda e distaccata risposta (www.fabriziocatalano.it/il-papa-si-e-dimesso-lettera-pontefice-benedetto-xvi/).

Vi sono degli aggiornamenti sul caso?
«Stiamo lavorando su una segnalazione e speriamo di ottenere risposte in questa direzione. Non farò alcuna pausa, continuerò la mia ricerca finché esisteranno domande».

È d'accordo con la recente affermazione di Romina Power (che cerca la figlia Ylenia, scomparsa nel 1994) che non esiste scadenza per la ricerca del proprio figlio?
«Assolutamente d'accordo. Scriverò a Romina Power per condividere il suo pensiero e per solidarietà, anche io continuerò a cercare mio figlio fino allo stremo delle mie forze e non accetterò mai la violenza della dichiarazione della morte presunta!».

Può spiegare ai lettori com'è Fabrizio caratterialmente?
«Fabrizio è solare, dolce, ama la musica, è generoso e pronto ad aiutare gli altri, era molto impegnato nel volontariato ed anche nelle attività sportive. Aveva diciannove anni al momento della scomparsa e tanti sogni nel cassetto che in parte stava realizzando. Come ha detto Federica Sciarelli (giornalista di Chi l'ha visto): “Troppo giovane per finire nella terra degli scomparsi”».

Vuole lanciare un appello?
«Noi siamo qui ad aspettare un indizio e qualunque altra segnalazione. Non vogliamo lasciare nulla di intentato e continueremo a verificare ed ascoltare le vostre notizie senza escludere niente: potrebbe essere stato plagiato, come potrebbe aver perso la memoria. Può succedere tutto e noi siamo qui ad aspettare il miracolo, che può scaturire anche solo da un nostro appello o leggendo un articolo di giornale, oppure consultando un sito».

LE RICERCHE CONTINUANO Caterina, la madre di Fabrizio, è una donna forte, coraggiosa, che farebbe di tutto per i suoi figli e lo sta dimostrando continuando le ricerche. Insieme al marito Ezio ed al figlio Alessio, Caterina lotterà finchè non otterrà la risposta alle domande che Fabrizio ha lasciato dietro di sè.

È una madre che non si è mai rassegnata ed ha maturato negli anni una forza che, forse, non avrebbe mai pensato di avere. La famiglia Catalano ha contattato il programma televisivo “Chi l'ha visto?” e non solo: l'invito che viene rivolto ai media è quello di continuare a raccontare la storia di Fabrizio, affinché qualcuno possa riconoscerlo o fornire notizie utili, perché un ragazzo, che all'epoca aveva appena diciannove anni, non può sparire nel nulla, in un Paese civile.

COME AIUTARE LA FAMIGLIA CATALANO per aiutare Caterina, Ezio, Alessio, i parenti ed i familiari di Fabrizio, è possibile consultare il sito web:  www.fabriziocatalano.it . Nella pagina “Contatti” sono presenti sia i recapiti telefonici che gli indirizzi e- mail da utilizzare in caso di avvistamento. Chiunque ne abbia la possibilità, può condividere sui propri profili sociali (Facebook, Twitter, etc.) l'immagine di Fabrizio con il relativo appello (è possibile salvare il volantino cliccando qui). È stato creato da Caterina un gruppo Facebook: “Fabrizio, dove sei? Un aiuto per ritrovare Fabrizio Catalano”, tutti possono iscriversi e condividere gli appelli. Il libro “Cercando Fabrizio. Storia di un'attesa senza resa” (Neos Edizioni), scritto dalla madre e da Marilù Tomaciello, può essere reperito scrivendo all'indirizzo email: [email protected]

Alessia Malachiti


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