Scuola 3.0: Fluorescenza Non Apparente
Resilienze Lazio

Scuola 3.0: Fluorescenza Non Apparente

lunedì 22 dicembre, 2014

22 DICEMBRE 2014 - La Scuola italiana è da sempre priva di risorse indispensabili, utili e vitali per qualificare e reggere i compiti che tradizionalmente le sono affidati; soffre e non piangendosi addosso, abituata a trainare il carretto, lavora e produce ciò che può, non ciò che dovrebbe, che altresì – se beneficiasse di forti e considerevoli investimenti - sarebbe in grado di progettare con lucida sistematicità, e miglior efficacia, le stesse che per ora, risultano in gran parte ascrivibili nei libri dei sogni di ciascun buon docente. [MORE]

E’ bello però immaginarne certe evoluzioni del sistema scolastico italiano, in un crescendo di possibilità rivoluzionarie, come piroette pirotecniche del nuovo millennio. La Scuola 3.0 un clic di Efficienza, Potenza e Efficacia: una specie di sogno che magari in un clima natalizio si presta come cadeau dei desideri. Come tutti i sogni però, destinato a infrangersi duramente, contro una realtà avida e tiranna, la stessa che si affronta ogni giorno nelle classi italiane. I mali cronici del sistema scolastico italiano sono diventati come il virus dell’ebola, troppo rischiosi per essere affrontati senza “precauzioni” o “ponderate” valutazioni di opportunismo mercantile, quelle stesse per cui certi politici credono che curare il sistema scolastico italiano sia del tutto inutile o al meno impossibile.

Contigui ai mali cronici, vi sono quelli degli insegnanti, degli studenti, degli operatori, e anche quelli di decine di migliaia di famiglie italiane, che con la scuola si relazionano ed interagiscono sistematicamente. Il premier Renzi, impacciato e insicuro, decisamente poco convincente su questi temi, è incline a politiche di circostanza tematica; ha più volte infatti richiamato lo "struggente" e "difficile" compito dell’ insegnante, che non è valso in alcun modo però a rassicurare o modificare la sostanza del malessere che dalle scuole dilaga nel paese. Il volano del "coinvolgimento sociale dal basso” puntualmente riesumato come un mantra, se non altro però, è diventato per la sua personale visione, una specie di narrazione di alcuni bisogni, ma non ancora dei benefici producibili attraverso interventi concreti complessivi, che con stridente inopportunità tardano ancora ad arrivare, sia pure come strenna. Non si comprende però, quali impedimenti intercorrano tra la ragione e l’azione, tra il buon senso e la prassi, cosa impedisca di far coincidere con la rilevanza dei fatti, la ragione e il buon senso, ai temi della Scuola, in luogo della contrita politica degli annunci, dei cui benefici è difficile immaginare, Difficile comprendere.

Le reazioni invece, tutt’altro che oscure: gli insegnanti, sempre alla gogna, sopravvivono stancamente, fiduciosi nell’idea che prima o dopo, cambiamento sarà se e quando non importa. Tutti - più o meno persuasi - delle contraddizioni di un sistema a latere: il rinnovo del contratto del lavoro, fermo da ben oltre sette anni, le penalizzazioni retributive, gli scatti di anzianità e magari anche le assunzioni dei colleghi precari, scoperte non come un aggravio delle condizioni di lavoro, mai piuttosto come affermazione di diritti inalienabili di lavoratori, in un contesto che vede sempre più la scuola in prima linea, ma isolata e troppo spesso abbandonata a sé stessa di fronte alle difficoltà ed ai problemi, non riuscendo talvolta a misurarsi con una realtà sociale segnata da complessità e disagi sempre crescenti, se non attraverso i sempre più poveri strumenti dei suoi volenterosi e “desolati” insegnanti.

Sembra allora che distruggere, devastare e minare significati profondi e simbolici rinchiusi anche nel ruolo e le nelle funzioni specifiche della scuola del nostro paese, sia diventato più facile che Non altro. Una specie di sport nazionale dopo il calcio. La scuola Non è ancora punto di forza del nostro paese, e fino a quando non lo diventerà, saremo destinati tutti a perdere qualunque sfida con la complessità sociale. Ecco perché sui temi della scuola bisognerebbe Investire danaro, soldi veri, con coraggio e determinazione, attraverso l’assunzione di responsabilità civile di ciascun cittadino politico e non solo, attraverso atti di corresponsabilità che rispettano e riconoscano l’utilità sostanziale e formale della scuola. Servirebbe per aprire e stabilire un libero dibattito culturale nell’intero paese, scevro da logiche elettoralistiche e pregiudizi di forma e contenuto. Basterebbe per immaginare quale specie di paese desideriamo edificare.

La disattenzione dell’opinione pubblica verso la scuola, è perciò del tutto preoccupante, poiché palesa orientamenti diversamente ostili, giudizi critici spropositati, attacchi della superficialità e del pregiudizio, “giustificando” l’eccesso di semplificazioni autoritarie di un sistema scolastico quello italiano, che non pone tra parentesi nessun tema a essa collegato, sia pure attraverso i vincoli che la crisi economica impone al paese come base della propria necessità.

Angela Maria Spina


Autore
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