Si può oggi vivere in Dio?
Fantasticherie del cuore Calabria

Si può oggi vivere in Dio?

lunedì 24 ottobre, 2016

È l’interrogativo forse più straordinario che ruota intorno alla mente dell’uomo, senza più volte trovare le giuste risposte. Si può vivere oggi con Dio? C’è comunque da dire che un riscontro ognuno cerca a modo suo di trovarlo. Osservando il mondo si percepisce quanto venga gettonata la filosofia dominante di un Dio indefinito e regolabile ai tempi e ai bisogni dell’uomo. In molti si dichiarano animisti, senza una precisa loro connessione con il cielo, mentre la morte rimane un mistero, qualcuno ha detto buffo, che serve solo a sussurrare la non materialità della vita. L’uomo spesso continua a non volersi chinare a Dio per liberarsi, ma resiste all’Eterno per paura magari di essere limitato nelle sue “stravaganze” terrene. Si mischia così la politica con la fede, per difendersi probabilmente da coloro che storicamente hanno usato o usano la religione per fini politici.[MORE]

Una verità questa che nessuno può contestare, ma che rende deboli gli uni e gli altri dinnanzi alla verità del vangelo. La Parola del Signore non è certo di un partito, qualsiasi esso sia, ma degli uomini che decidono di farla propria. Chiunque decida di seguirla ha il compito di metterla in atto in qualsiasi realtà sociale viva o comunque nel ruolo che si trovi a ricoprire. Un credente dovrebbe sapere che lo stesso vangelo inizia con una beatitudine che è posta a fondamento di tutte le altre, senza la quale non è possibile poi vivere le altre. Mons. Costantino Di Bruno la definisce: “…pietra pregiata, roccia di stabilità per tutta la casa del cristiano”. Poche parole per esprimere la sua centralità nel cammino che un cristiano ha deciso di intraprendere nella propria vita.

“Beati i poveri in spirito, perché di essi è il regno dei cieli”.
Essere poveri in spirito significa vivere ascoltando la parola del Signore, liberandosi da tutte quelle dipendenze materiali che ci circondano e a volte ci fanno deragliare verso direzioni nefaste. Vivere oggi in Dio non significa vivere lontano dai problemi di ogni giorno, ma essere in prima fila a difendere l’uomo con la misericordia, la giustizia, la verità, la santità. Si diventa operatori così di luce evangelica e si contribuisce a migliorare il mondo. L’appello di Gesù in proposito è chiaro e non consente scappatoie. “Non potete servire Dio e la ricchezza”. Chi sceglie la strada luminosa dello stare con il Signore, in qualsiasi posizione sociale sia stato collocato, deve sempre considerare il bene degli altri, producendo atti consequenziali.

Solo in questo modo si resta poveri in spirito e non si rischia di appartenere solo a se stessi, alimentando di fatto la tendenza ad escludere dal futuro del mondo la presenza di Dio o comunque falsificando la sua natura. Scrive Mons. Di Bruno: “Non si è più dalla divina volontà. Si è dalla nostra. La nostra volontà subito sposta l’asse: dagli altri a noi. Quando non si è da Dio, si è di sé da se stessi. Quale è la differenza? Se si è da Dio, si è per gli altri. Se si è da se stessi, si è per se stessi. Si è da Dio, si condivide tutto con gli altri. Si è da se stessi, si prende tutto gli altri, spesso con modi anche violenti, di morte: rapine, omicidi, furti, doli, inganni, frodi, sottrazione della giusta mercede agli operai e sfruttamenti di ogni genere”. Non solo quindi è possibile oggi stare con Dio, ma è necessario se non si vuole ritardare la redenzione della storia umana.

Egidio Chiarella

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