Zico e il maledetto Italia-Brasile dell'82: «La vittoria italiana fu un male per il calcio»
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Zico e il maledetto Italia-Brasile dell'82: «La vittoria italiana fu un male per il calcio»

giovedì 29 novembre, 2012

RIO DE JANEIRO, 29 NOVEMBRE 2012 - La dura legge del goal, ovvero gli altri vinceranno, però lo squadrone siamo noi. Max Pezzali, nel calcio come nella vita, trovava la sua consolazione alla delusione di una sconfitta nel bel gioco espresso, capace di trascendere il risultato.

Chi, invece, non è ancora riuscito a digerire una sconfitta sul campo, è l’ex campione brasiliano Zico. La sconfitta in questione non è avvenuta in una partita qualsiasi, ma nelle fasi finali dei Mondiali di Spagna del 1982, in cui l’Italia vinse la sua terza Coppa del Mondo, dopo aver incontrato ed eliminato proprio la compagine verdeoro.

Secondo Zico, la sconfitta del Brasile ad opera dell'Italia ha avuto conseguenze negative sul mondo del calcio, conseguenze che influenzano ancora oggi il modo di giocare. La vittoria degli azzurri, in sostanza, impose l’idea del risultato ad ogni costo, anche e soprattutto a scapito del bel gioco. «Il Brasile aveva una squadra fantastica» ricorda in una conferenza stampa riportata dal Corriere dello Sport l’ex giocatore dell’Udinese «riconosciuta in tutto il mondo, e ovunque andiamo la gente ci ricorda quel team del 1982. Se avessimo vinto quella partita il calcio probabilmente sarebbe stato differente. Invece, dopo di allora cominciammo a mettere le basi per un calcio nel quale bisogna conseguire il risultato a qualsiasi costo, un calcio fondato sulla distruzione del gioco avversario e sul fallo sistematico».[MORE]

Questa denuncia al modo di giocare attuale è, di conseguenze, una neanche tanto velata allusione all’inferiorità dell’Italia Mundial. Per difendere l’onore e la bravura degli azzurri interviene il mattatore di quel match, con 3 goal, e capocannoniere del Mondiale, con 6 goal, Paolo Rossi. «Fu una lezione per la quale ci dovrebbero ringraziare e darmi un premio. Una sconfitta dalla quale impararono molto, soprattutto a giocare più coperti. Tanto è vero che poi hanno vinto altre due edizioni».

(Foto: storiedicalcio.altervista.org)

Giovanni Gaeta


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