Cultura e Spettacolo

750 anni di Dante, in Senato i festeggiamenti con Benigni

ROMA, 4 MAGGIO 2015 – Sono iniziati ieri i festeggiamenti ufficiali per i 750 anni dalla nascita di Dante Alighieri. A palazzo Madama, oltre al Capo dello Stato Sergio Mattarella, al presidente del Senato Pietro Grasso, al ministro per i beni culturali Dario Franceschini e al presidente del pontificio consiglio della cultura, il cardinale Gianfranco Ravasi, è arrivato anche Roberto Benigni, che ha recitato il XXXIII canto del Paradiso, l'ultimo della Commedia.


L’attore fiorentino non ha rinunciato a qualche nota ironica: “Questo anniversario cade al momento giusto: se fosse arrivato tra due anni il Senato lo avrebbero trovato chiuso”, ha scherzato Beningi appena entrato in aula. “Questo è proprio un posto dantesco. Del resto Dante si è occupato di politica, intendeva la politica come dovrebbe essere considerata oggi, poter servire, costruire. Era impegnatissimo, ma si è fatto molti nemici per il suo caratteraccio. Del resto, si sa che i politici fiorentini hanno un caratteraccio. Non gli andava bene essere guelfo, bianco o nero, né ghibellino. Voleva far parte per se stesso, fondare il partito personale di Dante, insomma il Pd dell'epoca”.


Ma, tornato su corde più serie, il premio Oscar ha voluto sottolineare la bellezza sempre attuale della Divina Commedia, di cui il canto XXXIII costituirebbe proprio una delle parti più ricercate: tra tutti,, “l'ultimo, in cui c'è la perfezione dell'alveare, è proprio un diamante, un dono incredibile davanti al quale si rimane come sospesi”. Benigni ha anche messo il luce l’importanza di questo anniversario nell'ambito della lingua italiana, di cui Dante è universalmente considerato come uno dei padri: “La Divina Commedia è un miracolo, è un'opera la cui bellezza mozza il fiato”, e “che pur avendo oltre 700 anni si comprende ancora”. [MORE]


A fare eco a questi elogi, la lettera di Papa Francesco letta dal cardinale Gianfranco Ravasi e accolta con un caloroso applauso da tutti i presenti: “Voglio unirmi al coro di quanti considerano Dante un artista di altissimo valore universale che ha ancora tanto da dire e da donare, attraverso le sue opere importanti, a quanti sono desiderosi di percorrere la via della conoscenza, dell'autentica scoperta di sé, del mondo, del senso profondo e trascendente dell'esistenza”, si legge nel messaggio del pontefice.


“La commedia può essere letta come un vero pellegrinaggio sia personale che interiore, sia comunitario, ecclesiale, sociale e storico. Essa rappresenta il paradigma di ogni autentico viaggio dell'umanità per giungere ad una nuova condizione segnata dall'armonia, dalla pace e dalla felicità, è questo l'orizzonte di ogni autentico umanesimo. Dante è profeta di speranza, annunciatore della possibilità del riscatto, della liberazione del movimento profondo di ogni uomo e donna”.

 

Sara Svolacchia