Economia

Alcoa: prima provocazione dopo la chiusura

CAGLIARI, 6 NOVEMBRE 2012 – Nel giorno in cui speravano di trovarsi in piazza Montecitorio, per affrontare letteralmente il Parlamento, una ventina di operai Alcoa, tra dipendenti diretti e delle ditte d'appalto, ha fatto da lavavetri per i mezzi fermi al semaforo. Gratuitamente. [MORE]

Come promesso alla conclusione della riunione di ieri, si attenderà il responso della visita ministeriale del 13 (tra una settimana precisa) per ogni manifestazione programmata, ma non mancheranno atti spontanei di protesta e provocazioni come questa. E promettono che ce ne saranno altre.

Manolo Mureddu, delegato Cisl per le ditte d'appalto, lo definisce «un gesto simbolico forte per dire che, senza nulla togliere a chi lava i vetri, a noi non rimane altro da fare e questo fatto non possiamo accettarlo. Abbiamo perso il lavoro in una provincia, il Sulcis, che è già la più povera d’Italia. In assenza di alternative ci vediamo costretti a lavare i vetri delle macchine. Ovviamente è un’iniziativa provocatoria per denunciare l’abbandono da parte delle istituzioni locali, regionali e nazionali».

La provocazione è avvenuta non lontano dal palazzo dell'Enel, in via Roma, angolo piazza Deffenu. Un caso? Forse. È un fatto, però, che non sono pochi coloro i quali imputano all'Enel parte della responsabilità per la difficile soluzione del “nodo energetico”.

Questo nonostante, in agosto, l'Enel abbia diramato una nota nella quale, tra le altre cose, si legge: “per quanto riguarda Alcoa, ricordiamo che grazie ai meccanismi previsti dalle norme vigenti, essa si approvvigiona di energia elettrica a prezzi in linea con la media europea per il settore dell’alluminio”.

Mauro Pili, parlamentare Pdl, ne ha fatto un cavallo di battaglia e mesi fa ha dichiarato: «c’è un responsabile su tutti, si chiama Enel ed è protetta a tutti i livelli istituzionali e politici, senza esclusione alcuna. Se non si avrà il coraggio di affrontare questo punto nevralgico con chiarezza […], il Sulcis chiuderà». Ed ha più volte richiamato alla necessità di un contratto bilaterale tra Enel e proprietà dell'impianto, pur riconoscendone l'improbabilità. Infatti, a suo dire, l'ente sarebbe contrario in quanto «lo Stato attraverso Terna gli pagherà la centrale di Portovesme come se fosse in produzione in quanto catalogata come “essenziale”».

(in foto: un'immagine dalla protesta, fonte: ansa).

Marco Secci