Alessandro Intini al Teatro Salauno di Roma

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ROMA, 15 APRILE 2013 - Una cella, un prigioniero, una sentenza.

Questi tre elementi appaiono chiari all’inizio di Apnèa, monologo scritto e diretto da Mauro Leonardi, interpretato da Alessandro Intini.


Lo spettacolo sembra raccontare l’ultima ora di vita di un condannato, ma da lì prende il via il flusso di pensieri di un uomo costretto in una prigionia più metaforica che reale della quale sente avvicinarsi la fine come una liberazione e avverte l’urgenza di fissare dei punti. Così fa i conti con se stesso, con l’amore, la famiglia, l’amicizia, in un percorso che avvicina lui e il pubblico alla consapevolezza della sua reale condizione.


Ricordi, immagini, emozioni, flashback, sono vissuti nella sospensione di un movimento respiratorio, l’apnea, dove fra un’inspirazione e la sua espirazione ci può essere spazio per una vita intera.


Il protagonista si muove in uno spazio onirico ma concreto, claustrofobico ma anche sconfinato, familiare eppure ancora da scoprire.


Lo accompagnano due danz-attori, interlocutori muti e senza volto, che acquistano identità grazie al racconto di una vita che cerca il proprio senso mentre si avvia alla conclusione.


Ma se la vita come la conosciamo è ormai lontana e la morte non è ancora arrivata, se il passaggio, anziché un momento, diventa una condizione duratura, questa condizione è una prigione o è una prova di immortalità?
In quell’attimo sospeso echeggia a volte il silenzio divino di fronte al dolore umano, e si rimane in attesa, ma quanto può durare l’apnea quando l’uomo si sostituisce a Dio, credendosi onnipotente mentre è più mortale che mai?
La risposta non arriva, ma in quel tempo fermato al centro del respiro, in quella linea sospesa appena sopra la realtà, fra la vita e la morte, si avverte la speranza che i due estremi si fondano e che la linea della nostra vita sia il segmento di un cerchio molto più grande in cui la fine e l’inizio si confondano.

NOTE DI REGIA

Ho scritto il testo di APNèA per dare forma letteraria ad alcune riflessioni mie e di Alessandro, il protagonista, riguardo un tema controverso come quello del “fine vita” e della libertà individuale quando non è più possibile decidere della propria esistenza.


E’ nato così “APNèA, il tempo al centro del respiro”, lo spettacolo che debutterà al teatro SalaUno di Roma il 23 aprile.


Apnea è la sospensione del respiro, il tempo prolungato fra un’inspirazione e la successiva espirazione.
Viviamo centinaia, migliaia di apnee, ma se una di esse durasse all’infinito?
La storia infatti si svolge in un non-luogo, in un tempo indefinito e, appunto, infinito.


Comincia col suono di una respirazione marcata che si interrompe dopo una profonda inspirazione.
In scena c’è un uomo , solo, legato, che aspetta una sentenza imminente, un prigioniero che non ha coscienza di quando tutto è cominciato ma si ritrova bloccato a metà, in una condizione irreale dove emozioni e ricordi vengono vissuti nuovamente.


Il suo destino sembra essere l’attesa: l’attesa di una sentenza, l’attesa di qualcuno, l’attesa di una risposta, l’attesa di un’espirazione , una qualunque forma di liberazione, che come tutto il resto forse non arriverà mai, ma che gli lascia tutto il tempo per ricordarsi di sé, di quello che è stato, e per trovare ancora incredibilmente speranza.
 

Ma un essere umano privato del respiro, che è spirito e anima, che è vita stessa, è ancora un uomo? Può ancora sognare, desiderare, gioire e soffrire? E se potesse farlo cosa desidererebbe, cosa sognerebbe?
L’ambiente che lo circonda è uno spazio vivo, perché racchiude ricordi, speranza, commozione, ma è anche un luogo freddo, inospitale, straniante, un luogo che dalla vita è distante almeno tanto quanto lo è dalla morte.
Dunque decide di procedere e accettare serenamente le conseguenze delle proprie scelte.


Lo accompagnano due danz-attori che assumono ruoli diversi nel dipanarsi del racconto, ma che non hanno un volto. Sono “gli altri” che hanno attraversato la sua vita e dai quali sente la necessità di accomiatarsi per sciogliere i nodi ancora irrisolti.


C’è poi una voce a metà del percorso, calda, rassicurante, è quella della madre che lo accompagna nel passaggio che sta per compiere in una sorta di ninna nanna dell’addio che suona più come un arrivederci.


Dunque una speranza c’è ancora: andare oltre la morte, saltare il limite per trovarsi in quel momento perfetto in cui la luce del giorno che scompare è assolutamente identica a quella del giorno che nasce, lì dove il tempo, in una visione circolare, potrebbe confondersi e tutto potrebbe di nuovo ricominciare.


Alla fine si sente forte un’espirazione.

E’ quella che avrebbe dovuto seguire la profonda inspirazione dell’inizio
Abbiamo assistito all’ultimo respiro di un uomo, quello in cui dicono si riveda tutta la propria esistenza. Abbiamo vissuto insieme a lui una lunga apnea.

E’ stato quello l’attimo di infinito che il protagonista dice di voler cercare per poter vivere per sempre.


Non so né ho la pretesa di dare risposte, mi piacerebbe che in questo racconto ognuno trovasse le proprie, ma anche soltanto aver posto interrogativi sarebbe per me già un successo.


Il vero successo però è stato riuscire a portare in scena questo spettacolo, totalmente autoprodotto, cosa resa possibile dall’aiuto di un gruppo di amici che ha creduto in noi e, anche a costo di sacrifici, ci ha aiutato a realizzarlo.


Contributi e lavoro di professionalità di altissimo livello, dalla produzione, alla comunicazione, alle musiche, allo spettacolo, hanno reso possibile un vero “miracolo” in un momento storico ed economico così difficile, soprattutto per la sopravvivenza dell’arte.


E’ nata così una specie di “factory” dove ognuno mette a disposizione ciò che può per vedere concretizzarsi un sogno condiviso, con la speranza che sia il primo di molti altri.
 

Persino un’attrice come Anna Foglietta, messa a conoscenza del progetto, ha voluto offrire la propria partecipazione registrando l’interpretazione di un brano utilizzato in un quadro di fondamentale importanza.[MORE]

 

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Scritto da Rocco Zaffino

Giornalista di InfoOggi

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