Economia

Allarme Istat: un italiano su 4 a rischio povertà e al Sud l'emergenza raddoppia

ROMA, 23 NOVEMBRE 2015 - Oltre un quarto della popolazione italiana è a rischio di povertà. Al Sud l'emergenza raddoppia e interessa quasi la metà degli abitanti. Nel 2014 si attesta infatti al 28,3% la stima delle persone a rischio di povertà o esclusione sociale residenti in Italia, mentre sale al 45,6% se si va nel Mezzogiorno. Nel 2014 le persone a rischio di povertà sono stimate pari al 19,4%, quelle che vivono in famiglie gravemente deprivate l’11,6%, mentre le persone appartenenti a famiglie dove l’intensità lavorativa è bassa rappresentano il 12,1%. È la fotografia scattata dall'Istat nel Report "Reddito e Condizioni di vita" relativo al 2014. [MORE]

La buona notizia è che cala, tuttavia, la povertà più grave. Nel 2014 l'indicatore di grave deprivazione scende, tornando sui livelli del 2011, grazie alla minore quota di individui in famiglie che non possono permettersi un pasto adeguato (cioè con proteine della carne, del pesce o equivalente vegetariano) ogni due giorni, qualora lo volessero (dal 13,9% al 12,6%); non possono sostenere spese impreviste pari a 800 euro (dal 40,2% al 38,8%); non possono permettersi una settimana di ferie all'anno lontano da casa (dal 51,0% al 49,5%).

L'indicatore del rischio povertà o esclusione sociale rimane stabile rispetto al 2013: la diminuzione della quota di persone in famiglie gravemente deprivate (la stima passa dal 12,3% all'11,6%) viene infatti compensata dall'aumento della quota di chi vive in famiglie a bassa intensità lavorativa (dall'11,3% al 12,1%). Ancora grave la condizione dei genitori soli, delle famiglie con almeno tre minori o di altra tipologia, famiglie, queste ultime, che tra il 2013 e il 2014 hanno mostrato un ulteriore deterioramento della loro condizione (dal 15,9% al 20,2%).

Quasi la metà dei residenti nel Sud e nelle Isole (45,6%), invece, è a rischio di povertà o esclusione sociale, contro il 22,1% del Centro e il 17,9% di chi vive al Nord. In tutte le regioni del Mezzogiorno i livelli sono superiori alla media nazionale, viceversa i valori più contenuti si riscontrano in Trentino-Alto Adige (11,7%, 9,7% nella provincia autonoma di Bolzano), Friuli-Venezia Giulia (16,3%) e Veneto (16,9%).