Cultura e Spettacolo

Art you lost: un'opera d'arte collettiva al Teatro India di Roma

ROMA, 12 FEBBRAIO 2013 - A fine novembre 2012 il Teatro India diffuse una comunicazione per cercare mille persone che volessero partecipare ad un'opera d'arte collettiva[MORE]

Nel regolamento si indicavano le modalità della collaborazione. Bastava raggiungere il teatro, portare con sè un oggetto che si era disposti a lasciare per sempre, ed inserirlo in un percorso di cui facevano parte già altri oggetti lasciati da altri indivudui, come una traccia di sé all'interno di un'opera d'arte "partecipata".

Gli autori del progetto Art you lost - Mille persone per un'opera d'arte, sono quattro compagnie teatrali, rappresentate da Lisa Ferlazzo Natoli, Alice Palazzi, Maddalena Parise, Monica Piseddu / lacasadargilla – Riccardo Fazi, Claudia Sorace / muta imago – Luca Brinchi, Roberta Zanardo / santasangre – Matteo Angius, che qualche mese fa dichiaravano: ‹‹Trasformeremo un intero ex-complesso industriale, oggi teatro, in un supporto dove poter depositare i segni del proprio passato e da dove lanciarli nel futuro. A fine novembre, se vorrai, potrai essere una delle mille persone che lasceranno le loro tracce lungo un percorso che durerà trenta minuti. Dopo un mese, con queste tracce, realizzeremo un’installazione/performance di due giorni. Una cartografia delle nostre perdite e delle nostre possibilità. Per capire dove siamo, tra la mappa e il territorio››.

Questa installazione/performance, dopo la "prima" di dicembre, sarà rappresentata dal 16 al 23 febbraio al Teatro India, il cui palcoscenico, la facciata, le mura e le pareti, diventeranno il supporto dell'azione scenica, interamente innescata dalla presenza degli oggetti in scena, e dal percorso che hanno tracciato.

Il tema profondo dello spettacolo è la perdita, che non è inteso qui in senso negativo, come abbandono, ma piuttosto come lascito, eredità. La domanda che la performance vuole porre allo spettatore, ma anche all'"attore" che vi ha partecipato è: cosa è meglio lasciare al futuro, e cosa recuperare?

Quello che ha luogo sulla scena è la cartografia della nostra esistenza sottoforma di oggetti, che prendono "vita" su una piattaforma di mille metri di spazio (palcoscenico, platea, foyer, corridoi, sale), allestiti come una città vivente. Il tutto sarà accompagnato da voci, suoni, ricordi, in un ambiente fisico reale, da attraversare liberamente ed in cui creare un contatto con il tempo della memoria ed il futuro delle possibilità.

 

Valentina D'Andrea