Economia

"Assumere i 145 della Fiom": respinto ricorso Fiat su Pomigliano

ROMA, 19 OTTOBRE 2012 - Dopo che, lo scorso 21 giugno, il Tribunale di Roma aveva condannato la Fiat per discriminazioni contro la Fiom a Pomigliano e disponendo l’assunzione in fabbrica dei 145 lavoratori con la tessera del sindacato di Maurizio Landini, oggi, la Corte d'appello del Tribunale di Roma ha respinto il ricorso fatto dalla Fiat. A comunicarlo, i metalmeccanici della Cgil.

La decisione della Corte d’Appello si è basata sul fatto che, a partire dalla costituzione in giudizio fino alla fine di maggio, su 2.093 lavoratori assunti da Fabbrica Italia Pomigliano nessuno risultava iscritto alla Fiom. A causa di ciò, ad agosto, la Corte d'appello ritenendo tale comportamento una discriminazione ai danni del sindacato, aveva giudicato "inammissibile" la richiesta della Fiat di sospendere l'ordinanza di assunzione per i 145 iscritti alla Fiom. [MORE]

Per Susanna Camusso, leader della Cgil, si tratta di "una buona notizia". Invece, Oliviero Diliberto, segretario nazionale del Pdci, ha definito la decisione della Corte d’Appello, “La vittoria in corte d'appello della fiom dimostra ancora una volta che il 'modello marchionnè è apertamente discriminatorio e contro la legge del nostro Paese”, aggiungendo, “In Fiat la Costituzione è di fatto sospesa. La realtà sempre più evidente”. Diliberto conclude affermando, "E' che oltre ad essere barbaro e iniquo, tutti i dati del mercato dell'auto dimostrano che è anche un modello fallimentare."

Infine, sul suo sito web, Nichi Vendola ha commentato, “Per troppo tempo il lavoro è sparito dal dibattito politico. E così sono sparite anche le ragioni dei lavoratori. Questo non è più ammissibile. Per questo invito gli altri candidati alle primarie del centrosinistra Bersani, Renzi e Puppato ad accompagnare il ritorno in fabbrica dei lavoratori di Pomigliano. Insieme, per il lavoro”.

Dal Lingotto hanno fatto sapere che si riservano "ogni tipo di iniziativa legale di opposizione, incluso il ricorso alla Corte di Cassazione".

(Fonte: La Repubblica)

Rosy Merola