Atto di DOLORE del "Lavoro" sessuale
Resilienze Calabria

Atto di DOLORE del "Lavoro" sessuale

giovedì 13 agosto, 2015

13 AGOSTO 2015 - E' stata approvata a Dublino una risoluzione che invita i membri di Amnesty International a sviluppare una politica che sostenga la totale decriminalizzazione di tutti gli aspetti del "lavoro sessuale" (" a policy that supports the full decriminalization of all aspects of consensual sex work"); vale a dire, di supporti e solleciti per la depenalizzazione di chi pratica sesso a pagamento, raggiunta come misura condivisa da tutti, dalle abolizioniste in primis, ma anche da parte dei clienti per lo sfruttamento legalizzato e istituzionalizzato della prostituzione. [MORE]

La suddetta risoluzione si fonda sulla convinzione che la regolamentazione della prostituzione riduca i rischi di subire violenza da parte di chi esercita la mercificazione delle donne, con l’intento di proteggere le persone che sono in prostituzione, per la maggior parte donne e purtroppo sempre più bambine. Si tratta di uno dei tanti miti che circolano sulle magnifiche sorti della regolamentazione, da tempo controversa e dibattuta.

Occorre perciò fare chiarezza: La prostituzione non è un lavoro, ed è sbagliato considerarlo tale, ma è sfruttamento di corpi, per un bisogno di sopravvivenza. Pensare di definire i "servizi sessuali" come prestazioni d'opera è profondamente sbagliato, perché nella stragrande maggioranza dei casi non vi è vera libertà di scelta, se non dietro il soddisfacimento di un bisogno, di una necessità, che nella quasi totalità dei casi è sempre la povertà, basterebbe che di questo fosse richiesta conferma a molte di loro, per comprendere quante prostitute in alternativa ad un buon lavoro regolarmente retribuito, tenessero stretta la prostituzione come scelta di vita.

La Prostituzione è una orribile forma di violenza che si consuma ai danni dei corpi femminili, sempre più sin dalla più giovane età, non è dunque come una dipendenza come da alcol o droga. Non si vende un servizio, in vendita ci sono se mai, corpi di Esseri umani e questo ha un nome solo: schiavitù. I disturbi post-traumatici da stress e le terribili malattie sessualmente trasmissibili sono la lugubre rappresentazione delle prostitute come oggetti di consumo; i rapporti di forza tra clienti/papponi e donne in prostituzione non sono equilibrati, sono destinati a non esserlo mai, ma ancora una volta legittimano gli uomini a usare e comprare corpi, per la loro sete di dominio, di violenza, liberi e senza confini. Con questa risoluzione si è voluto ribadire la legittimità di un controllo totale sulle donne, sulle prostitute considerate evidentemente sub-umane; continueranno ad esistere donne con meno diritti, che gli uomini potranno sempre utilizzare liberamente dietro pagamento: in fin dei conti gli oggetti e le merci si acquistano. Questa non è certo la strada verso una piena uguaglianza di genere, in cui tutti gli esseri umani possano godere degli stessi pieni diritti e dello stesso rispetto.

Cancellando le motivazioni a monte per cui si entra nella prostituzione, non si considera che all’origine di tutto c’è -oggi più che ieri - l’industria del commercio del sesso, con all'attivo miliardi e miliardi di profitti. Le donne e le loro storie scompaiono ineludibilmente e non si comprende più perché Non viene cancellata la domanda e l'offerta colpendo l’industria che consente invece di soddisfarle entrambe. Lo sfruttamento che nasce e prospera, lo si blocca e lo si riduce partendo dal sistema, ma Non prima di aver liberato le donne dagli svantaggi e dai bisogni, poiché dietro la prostituzione ci sono sempre questi attori: magnaccia, proprietari di bordelli, e la criminalità organizzata internazionale e locale, i trafficanti di esseri umani. Il crimine più orribile però è dato solo dal fatto che alla base c’è il bisogno la necessità, generati dalla povertà e non si “assolvano” le abitudini malsane degli uomini e non si rendano benefattori coloro che approfittano di tutto questo. Le donne che scelgono la prostituzione non si arricchiscono e non escono dalla povertà, ci restano e mettono a rischio la loro salute fisica e psichica. Informare e diffondere consapevolezza su cosa sia la prostituzione, serve a sfatarne quotidianamente tutti i miti che vengono adoperati per legittimare questa forma di violenza e di schiavitù. Angela Maria Spina

Fonte foto  Giornale della vita 


Autore
https://www.infooggi.it - Il Diritto Di Sapere

Entra nel nostro Canale Telegram!

Ricevi tutte le notizie in tempo reale direttamente sul tuo smartphone!

Esplora la categoria
Resilienze.