Autismo e infanzia: creare una rete ed una assistenza che non c’è.

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Negli ultimi anni le diagnosi di disturbo dello spettro autistico sono aumentate in tutto il mondo. In Italia, i dati dell’Istituto Superiore di Sanità parlano di circa 1 bambino su 77 con diagnosi di DSA nella fascia 7–9 anni.

A questa crescita non corrisponde un rafforzamento adeguato dei servizi. L’Osservatorio Nazionale Autismo dell’ISS segnala una forte concentrazione dei centri al Nord: oltre metà delle strutture si trova nelle regioni settentrionali, con una copertura molto più fragile nel Mezzogiorno.

In Calabria la situazione è drammatica per la grave carenza di figure professionali in grado di gestire correttamente il percorso educativo e di cura di un bambino nello spettro che richiede e necessità di un’équipe multiprofessionale stabile.

In Calabria, quasi ognuna di queste figure risulta insufficiente, frammentata o precaria, il tutto aggravato dalla carenza di unità operative di Neuropsichiatria dell’Infanzia e dell’Adolescenza; dalle liste d’attesa lunghissime per diagnosi e presa in carico e dalla forte difficoltà nel garantire follow-up ravvicinati e interventi intensivi, fondamentali per l’autismo.

Nella pratica, significa diagnosi ritardate, progetti terapeutici avviati in ritardo, famiglie costrette a rivolgersi al privato o a centri fuori regione, quando possono permetterselo.

Accanto al neuropsichiatra dovrebbero esserci psicologi esperti di età evolutiva e di DSA, per supportare la famiglia nel post-diagnosi, per lavorare sui comportamenti problema, sull’ansia, sui disturbi associati e per collaborare con la scuola per strategie educative condivise.

Anche qui, il quadro è di carenza strutturale nel pubblico. Le famiglie calabresi, di fatto, trovano percorsi psicologici stabili quasi solo nel privato, con costi importanti.

Ed ancora, il grave vulnus della riabilitazione motoria e psicomotoria quale tassello fondamentale (soprattutto nei bambini più piccoli) che in Calabria è spesso presente in modo discontinuo: in alcuni distretti i servizi riabilitativi sono saturi; gli accessi vengono contingentati (poche ore a settimana); ci sono territori in cui le famiglie sono costrette a fare viaggi lunghissimi per una seduta.

Sul fronte scolastico, poi, la legge italiana tutela il diritto all’inclusione, ma tra norme e realtà c’è un abisso. Occorrono educatori specializzati nell’autismo, che sappiano gestire comunicazione aumentativa, comportamenti problema, modulazione degli stimoli; ma anche logopedisti e assistenti all’autonomia e alla comunicazione con formazione specifica.

Gli avvisi pubblici, poi, per educatori e assistenti scolastici ci sono, ma sono spesso a tempo, frammentati, con poche ore settimanali e retribuzioni basse.

C’è poi una figura spesso dimenticata ma decisiva: chi materialmente aiuta il bambino nell’igiene personale, nel cambio, nella gestione degli incidenti a scuola.

In molte scuole calabresi non esistono assistenti ad hoc ed in molti casi i genitori vengono richiamati da casa per andare a pulire/cambiare il proprio figlio.

Questa situazione non è solo umiliante per le famiglie; è una violazione concreta del diritto allo studio e alla dignità del minore con disabilità.

Non è più accettabile vedere i bambini con autismo lasciati per ore in corridoio o in spazi separati, per mancanza di figure dedicate; ore di sostegno coperte da docenti non specializzati, spesso precari, che cambiano ogni anno o addirittura a metà anno; PEI scritti ma non realmente attuati a cui si aggiunge l’assenza di centri diurni.

Ecco perché occorrerebbe subito : un piano straordinario per i neuropsichiatri infantili; stabilizzare educatori e assistenti all’autonomia a scuola, anche per l’assistenza materiale (igiene, pasti, etc); una rete di centri diurni e socio-educativi in ogni distretto; monitoraggio pubblico e partecipato, pubblicazione dei dati aggiornati su numero di bambini presi in carico, liste d’attesa, organici dei servizi.

Fondamentale è anche coinvolgere associazioni e famiglie in una cabina di regia regionale sull’autismo, che non sia solo formale, perché l’autismo non è una “parentesi” nella vita di un bambino e della sua famiglia: è una condizione che chiede continuità.

In Calabria, oggi, mancano proprio le persone e i luoghi che dovrebbero rendere concreti i diritti scritti nelle leggi: neuropsichiatri infantili, psicologi, terapisti della neuro-psicomotricità, educatori specializzati, assistenti all’autonomia, figure per l’igiene e la cura quotidiana.

Le Università calabresi possono avere un ruolo da protagonista attivando i corsi di laurea in queste discipline carenti in tutta Italia e drammaticamente assenti in Calabria.

La vera scelta da parte della politica è quella di decidere se continuare a lasciare le famiglie a cavarsela da sole o costruire finalmente un modello virtuoso che dia dignità a tutti, ai bambini con autismo ed alle loro famiglie.

Nelle prime settimane del 2026 organizzeremo insieme ad alcune associazioni e famiglie un forum/convegno di ascolto per proporre alcune soluzioni all’Assessore Regionale alle politiche sociali, Pasqualina Straface, che siamo certi con la sua sensibilità saprà valutare ed utilizzare al meglio.

Per prenotare la partecipazione all’evento scrivere a : talericoa@hotmail.com. 

Antonello Talerico

Consigliere Comunale Catanzaro

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Scritto da Redazione

Giornalista di InfoOggi

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