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Oggi il giornalista e teologo don Michele Fontana risponderà alla mail di Giulia.
D. Cosa vuol dire "Beati i poveri in spirito di essi è il regno dei cieli"? Grazie, Giulia.
R. Ciao, Giulia!
La beatitudine cui ti riferisci è la prima nell'elenco delle beatitudini, quasi a significare che è la porta di ogni altra beatitudine; il fondamento della vita cristiana.
La "povertà in spirito" di cui parla Gesù non deve intendersi come stato solamente materiale (la semplice miseria), ma neanche come atteggiamento semplicemente spirituale. Essa, infatti, comprende la situazione di chi è costretto a vivere un'indigenza reale, ma si sforza d'affrontarla affidandosi a Dio.
Ci sono molteplici povertà, cioè ristrettezze che impediscono la realizzazione della vita propria e dei familiari: alcune sono note, altre sconosciute; molte visibili, tante altre nascoste (come la solitudine, l'abbandono, ecc.); certune denunciate, altre sottaciute per vergogna; alcune riguardano beni materiali, altre sono di ordine culturale; tante sono personali, molte sociali. Il Vangelo insegna che ogni povero è particolarmente vicino alla beatitudine perché il Signore è particolarmente vicino a ogni povero. Il testo, quindi, annuncia questa prossimità dell'amore di Dio a ogni persona che soffre. A quest'avvicinamento del Signore, tuttavia, deve corrispondere il nostro avvicinamento a Lui, il nostro affidamento alla sua quotidiana Provvidenza.[MORE]
La beatitudine, in ogni caso, non si riferisce ai soli poveri materiali, ma a ogni fedele. La povertà in spirito, allora, impone l'abbandono di ogni attaccamento alle realtà terrene, sapendo che ciò che svuotiamo (mente, cuore, presente, futuro, pensieri, aspirazioni, ecc.) Dio riempie con la sua presenza, la sua grazia e la sua benedizione. Questo significa: "Di essi è il regno dei cieli"!
Don Michele Fontana
Si ricorda che ognuno può porre i propri dubbi, i propri interrogativi scrivendo al seguente indirizzo di posta elettronica [email protected] . Si cercherà di fornire a tutti una risposta.
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