Benedetto XVI e lo IOR
Editoriale Lazio

Benedetto XVI e lo IOR

mercoledì 22 dicembre, 2010

ROMA A.D. 2010 I 23 milioni di Euro depositati dallo IOR sul conto del Credito Artigiano non verranno dissequestrati: l'ingente somma di denaro rimarrà, per il momento, bloccata, e non restituita alla banca del Vaticano.

Si attende, si cerca di indagare, di capire, di scoprire perché un'istituzione storicamente forte e potentemente sviluppata a livello internazionale, abbia violato così palesemente le norme antiriciclaggio. Le indagini giudiziarie faranno il loro corso, mentre si vocifera che la Santa Sede stia approntando un adeguamento a tali norme regolamentate dalla convenzione monetaria di Bruxelles del 2009.[MORE]

Oltre al doveroso diritto di ricercare le cause di tale inadempimento, nasce naturale chiedersi se l'aver scoperto tale ipotetica grave mancanza, sia veramente da attribuire alla solerzia della magistratura, quanto piuttosto alla attuale debolezza del Vaticano. Nel caso in cui prevalesse quest'ultima teoria, resterebbe ancora più difficile capire se sia reale fragilità oppure disperato bisogno di mostrare una certa fallibilità così da umanizzare un'istituzione religiosa che sente sempre più la necessità di apparire in fase di depurazione interiore ed esteriore.

Il congelamento di questi fondi porta, così, un soffio di aria fredda che investe ancora una volta un clero sempre più sottoposto a pressioni di qualsiasi natura. Fanno eco a tutto ciò, le continue dichiarazioni e prese di posizione del Papa, che lentamente, ma costantemente, tendono a voler minare le ormai consunte fondamenta ieratiche, per fare timidamente spazio ad una Chiesa rinnovata non solo nello spirito, ma anche, e soprattutto, nella sostanza. Capire se questa impellente necessità sia cristianamente ispirata, oppure inseguita solo per fini dimostrativi, è compito ancora più difficile dello scoprire la destinazione delle somme poste sotto sequestro.

Questa situazione, quindi, potrebbe essere stata addirittura prevista e prevedibile, al punto da dover rivelare con sempre maggiore ostentazione quei principi risanatori di cui tanto parla il Sommo Pontefice, così da applicare una sorta di protezione preventiva volta a mantenere le dovute distanze da un'immagine che aveva assunto colori sempre più cupi.

Nel novero delle probabilità, si potrebbe anche prendere in considerazione un genuino atto di sincera e pia volontà purificatrice. Capovolgendo una famosa omelia di Paolo VI, potremmo dire che da qualche spiraglio la luce del Vangelo sta entrando nella Chiesa. Questo pontefice forse sente davvero la necessità di mettere i panni sporchi fuori dalla loggia dell' "Habemus Papam", per volerli lavare con l'acqua santificata dall'età e dalla coscienza. Il dotto Ratzinger forse è davvero l'umile servo che cerca di togliere le erbacce dalla vigna del Signore. Egli, difatti, si sta recentemente mostrando molto più aperto, modernamente contestualizzato, e concretamente cristiano, di molti suoi predecessori: solo l'umilissimo e coraggioso Papa Luciani avrebbe potuto fare di meglio.

Tra tutto questo, però, c'è di mezzo lo IOR: da Nogara a Gotti Tedeschi, il passo è stato lungo e pesante, ma dopo moltissimi decenni, gli intenti e le dinamiche sono sempre gli stessi. Dai Patti Lateranensi alle richieste del Presidente Leone, dalla longa mano di Sindona e Gelli alla nemesi mortale di Roberto Calvi, dall'ombra imbarazzante di Marcinkus alle presunte ingerenze di Sodano, la strada per risanare il fardello più ingombrante della Chiesa è ancora molto lunga e perigliosa.

Alla magistratura, a Benedetto XVI, al clero rinnovatore con i Papi che verranno, l'ardua impresa...

 

Gianfranco Zucchi


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