Blitz della Finanza tra Crotone e Venezia: 17 arresti per frode fiscale e riciclaggio

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CROTONE, 26 APRILE - Diciassette persone sono state arrestate tra Crotone e Verona dalla Guardia di finanza, che ha anche eseguito un sequestro preventivo di beni per un equivalente di 12 milioni di euro, con 118 mezzi sequestrati e tre società sottoposte ad amministrazione giudiziaria. L’operazione, denominata “Ciclope”, ha permesso di smantellare un’associazione operante nel settore delle frodi fiscali e del riciclaggio. Gli investigatori del nucleo di polizia economico-finanziaria di Crotone hanno quantificato in 5.599.591,48 euro la somma sottratta al fisco fra Ires, Iva ed Irap. Cinque le persone ristrette in carcere e dodici quelle ai domiciliari. [MORE]

A capo dell’organizzazione ci sarebbe stato Antonio Aversa De Fazio, 56 anni, di Melissa, imprenditore da tempo trasferitosi a Belfiore (Verona), dove ha intrapreso un’importante attività economica nel settore del commercio di inerti e dell’autotrasporto. Dell’organizzazione avrebbe fatto parte anche Alfredo Minervino, considerato il riferimento calabrese di Aversa De Fazio: sarebbe stato lui a ricoprire il ruolo di promotore e organizzatore dell’attività, con compiti di reclutamento dei sodali.

In carcere sono finiti poi Raffaele Tucci, Rocco Arena e Vincenzo Migale, tutti originari di Cutro (Crotone). Agli arresti domiciliari, invece, Domenico Arena, Ferdinando Menzà, Franco Muto Caterisano, Pasquale Macrì e Francesco Maggiore: avrebbero avuto il compito di riciclare gli importi derivanti dalle false fatture. Ai domiciliari anche Giovanni Rovere e Domenico Renato, ai quali viene contestato il reato di corruzione, nella loro qualità di dipendenti comunali di Cutro. Infine, Giuseppe Martino, Giovanni Pizzimenti, Giuseppe Pizzimenti e Salvatore Nicastro, arrestati per l’emissione di fatture per operazioni inesistenti da parte delle ditte/società ad essi riconducibili.

Le indagini sono iniziate nel marzo 2015, dopo le segnalazioni inviate alla Guardia di Finanza di Crotone dai colleghi veneti relative a una serie di operazioni sospette. L’attività criminale, secondo quanto emerso dalle indagini, prevedeva principalmente tre fasi. Nella prima, secondo l’accusa, Antonio Aversa De Fazio impartiva disposizioni a Minervino per predisporre false fatture da far emettere nei confronti delle sue società, al fine di aumentare fittiziamente i costi e creare un indebito credito iva. Minervino avrebbe poi creato società intestate a sé stesso o a soggetti compiacenti appositamente reclutati, con il solo fine di emettere fatture per operazioni inesistenti a favore delle società riconducibili ad Aversa De Fazio. Una volta che le società ricevevano i pagamenti per le false fatture, il denaro veniva fatto sparire mediante prelevamenti per cassa, bonifici e/o assegni da parte di soggetti riciclatori su disposizione di Minervino.

Claudio Canzone

Fonte foto: quotidianpost.it

 

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Scritto da Claudio Canzone

Giornalista di InfoOggi

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