Bovalino: “Bullismo” a scuola. La denuncia di una mamma.

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Il bullismo è un problema non nuovo ma radicalizzato nella società moderna che vive e si alimenta soprattutto di “social”.

In quest’epoca, dove l’apparire ha sicuramente la meglio sull’essere, e ciò è confermato dai dati mondiali che vanno in questa direzione, appare evidente che la società moderna vive un malessere dove i valori tradizionali quali la famiglia, la scuola, l’inclusione trovano maggiori difficoltà ad emergere rispetto al passato.

Ma veniamo al fenomeno del “bullismo”, si tratta di un comportamento aggressivo e intenzionale che coinvolge uno o più studenti che vogliono danneggiare, intimidire o sottomettere uno o più compagni di classe per porsi su un fantomatico piedistallo di cristallo che, al primo scossone viene giù.

Ma chi deve dare questo scossone se non l’Istituzione?

E qui il discorso si fa più ampio e complesso, perché alle tanti leggi approvate non sempre è seguito un attento e rigido controllo della loro effettiva applicazione e, di conseguenza, da ciò sono nati una serie di problemi che inevitabilmente influenzano l’evolversi positivo o negativo della società stessa.

Il bullismo, per chi ancora non l’ha compreso, è un fenomeno che può avere conseguenze devastanti sulla vittima, ma anche sulla famiglia che ne vive i traumi e le ripercussioni psicologiche subite dai ragazzi.

Questo fenomeno, come dicono gli esperti, può avere conseguenze devastanti non solo sulla vittima ma anche sulla dinamica di vita dell’intera classe scolastica, e per questo è quanto mai opportuno che le Istituzioni, scuola in primis, aprano bene gli occhi per combattere il diffondersi di questa piaga sociale che ne mina la normale crescita e lo sviluppo sociale dei ragazzi.

Ma veniamo all’ultimo episodio di “bullismo” di cui si è venuti a conoscenza grazie alla denuncia fatta sui social dalla mamma di una ragazza che frequenta l’Istituto Comprensivo “Mario La Cava” di Bovalino.

DI seguito riportiamo il testo/sfogo: «Da oltre un anno, mia figlia è vittima di bullismo all’interno dell’Istituto comprensivo ‘Mario La Cava’, di Bovalino, nella Locride.

Non si tratta di episodi isolati, né di semplici incomprensioni tra adolescenti.

E’ una persecuzione sistematica, fatta di parole taglienti, esclusione sociale, insinuazioni e comportamenti che mirano a spezzare la sua serenità e la sua identità.

E ciò che fa più male è che, nonostante le numerose segnalazioni, nulla è stato fatto.

Ho parlato con insegnanti, coordinatori, vicepreside.

Ho chiesto incontri.

Ogni volta mi è stato detto che “si sarebbe monitorata la situazione”, che “bisognava capire meglio”, che “sono cose che capitano tra ragazzi”.

Ma intanto mia figlia tornava a casa in lacrime, sempre più chiusa, sempre più fragile.

Oggi, le stesse bambine che la bullizzano si sono informate se mia figlia avesse finalmente lasciato la scuola. Come se la sua assenza fosse una vittoria. Come se il loro comportamento avesse raggiunto lo scopo: farla sentire talmente sola da voler sparire.

E io, come madre, mi interrogo. Non le ho mai insegnato a rispondere con la violenza.

Le ho insegnato il rispetto, la gentilezza, la forza del dialogo. Forse è questo il mio fallimento?

Averle trasmesso valori che in questo contesto sembrano renderla vulnerabile?

Ma se fallimento significa non averle insegnato a odiare, allora rivendico con orgoglio il mio errore. Perché mia figlia non è come loro. E non lo sarà mai.

Questa non è solo una storia personale. È il riflesso di un sistema scolastico che troppo spesso minimizza, che non interviene con decisione, che lascia le vittime sole e i carnefici impuniti.

A Bovalino, come in tante altre realtà, il bullismo viene ancora trattato come un fastidio da gestire, non come una violenza da combattere.

Se non ci saranno risposte, mi rivolgerò alle autorità competenti.

Ai carabinieri, alle testate giornalistiche, alle associazioni che difendono i diritti dei minori.

Perché il silenzio non può essere la risposta al dolore di una bambina.

Ogni giorno che passa senza interventi è un giorno in cui si legittima la violenza.

Ed io, come madre, come cittadina, non posso permetterlo”

Passati un paio di giorni dall’accaduto e seppur profondamente addolorata dalla situazione venutasi a creare “…ho avuto piacere nel ricevere attestati di vicinanza e di comprensione da parte di tanti amici, giornalisti, semplici cittadini, genitori, e quelli del Garante per l’Infanzia e l’Adolescenza del Comune di Bovalino, la Dottoressa Francesca Racco, che è intervenuta con prontezza e sensibilità.

Ognuno di voi ha contribuito a creare attorno a me e a mia figlia uno scudo umano fatto di affetto, parole calde, messaggi di conforto e gesti di solidarietà che hanno toccato il cuore della mia famiglia. Non mi sono sentita sola. E mia figlia, che ha vissuto momenti di grande fragilità, ha potuto sentire che esiste una comunità capace di abbracciare, proteggere e reagire. In questi giorni ho ricevuto testimonianze da altri genitori che mi hanno raccontato episodi simili, vissuti da altri bambini. Alcuni ragazzi hanno già lasciato la scuola media con trasferimenti silenziosi, avvenuti prima ancora dell’inizio dell’anno scolastico. Questo non è un caso isolato. È un segnale che non può essere ignorato. Ho anche avuto modo di riflettere sul fatto che negli anni passati questi episodi non accadevano o, quantomeno se accadevano, non avevano una radicalizzazione così netta e tale da influenzare l’intera società scolastica.

L’evolversi degli agglomerati urbani ha sicuramente influito sulla vita civile e sociale delle persone e dei ragazzi in particolare, ma è pur vero che senza alcun controllo, che deve partire in primis dalle famiglie, non è possibile frenare le intemperanze che poi sfociano in episodi come quello che ha visto coinvolta mia figlia. Questo non vuole essere un giudizio, ma una constatazione della realtà, una realtà che viviamo qui a Bovalino ad ogni ora della giornata.

Noi vogliamo, anzi esigiamo, che vengano affermati valori quali l’educazione, il rispetto della persona umana e l’inclusione in ogni sua forma. Bandiamo, invece, l’arroganza e la sopraffazione.

Spero che in tempi brevi chi di dovere intervenga, in proposito è stato interpellato per un autorevole intervento anche il Garante regionale per l’Infanzia e l’Adolescenza, il Dottor Antonio Marziale, perché il problema di mia figlia non è isolato ma è comune a tanti che, magari per paura, non riescono a denunciare.

La scuola è e deve rimanere un luogo ed un rifugio sicuro e libero dove l’unico ideale deve essere quello della cultura e dell’insegnamento e non certamente un campo di battaglia”.

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Scritto da Pasquale Rosaci

Giornalista di InfoOggi

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