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Brexit, al Queen's Speech, la regina conferma che il governo vuole uscire dall'Ue

BRUXELLES, 14 OTTOBRE - Con laboriosi negoziati finali tra il Regno Unito e l'Unione europea, per tentare di raggiungere un accordo di divorzio, a 17 giorni dalla prevista uscita dall’Europa, il destino della Brexit si deciderà in questa settimana.

Il primo ministro britannico Boris Johnson ha messo in evidenza il suo desiderio di raggiungere la Brexit il 31 ottobre, ribadito oggi a Westminster dalla regina Elisabetta II, in apertura del Queen's Speech, che segna l'inizio di una nuova sessione parlamentare. Il premier britannico ha indicato l'obiettivo di un nuovo accordo di "partnership" con Bruxelles, ma anche di metter "fine alla libertà di movimento". Fra le leggi del programma dei prossimi mesi, confermata dunque l'intenzione d'introdurre dal 2021 un sistema a punti all'australiana per consentire gli ingressi di nuovi immigrati nel Regno sulla base della capacità. 

Londra e l'UE sono state caute domenica sulle loro possibilità di divorzio amichevole, con intensi colloqui avvenuti a Bruxelles durante il fine settimana, non riuscendo a sfondare sulla questione chiave del confine irlandese dopo la Brexit. "C'è ancora molto lavoro da fare" per sbloccare lo stallo, ha dichiarato domenica Michel Barnier, negoziatore dell'UE sulla Brexit. Dichiarazione identica a quella di Boris Johnson che asserirsce: "C'è ancora una quantità consistente di lavoro da fare  per trovare un accordo sulla Brexit ma una ‘soluzione’ che garantisca tutti i nostri interessi è possibile".

I leader europei si incontreranno giovedì e venerdì per un vertice a Bruxelles, presentato come ultima possibilità per evitare un'uscita dall'UE senza accordo e conconseguenze dolorose.

Londra e Bruxelles non riescono a concordare su come evitare, dopo la Brexit, un ritorno a un confine fisico tra la provincia britannica dell'Irlanda del Nord e la Repubblica d'Irlanda, che rimarrà membro dell'UE , e quindi preservare la pace sull'isola, che ha conosciuto diversi decenni di violenza. 

Da quando il suo piano Brexit dall'inizio di ottobre è stato respinto dagli europei, Boris Johnson ha presentato nuove proposte al suo omologo irlandese Leo Varadkar. Pochi dettagli sono  filtrati in relazione al modo concreto in cui Londra e Bruxelles intendono superare i persistenti punti di disaccordo, in particolare su come evitare l'introduzione di controlli doganali e il diritto di controllo conferito alle autorità dell'Irlanda del Nord nel meccanismo. Secondo i rapporti della stampa, Londra ha proposto che l'Irlanda del Nord formi un'unione doganale con la Gran Bretagna pur appartenendo a una sorta di zona doganale con l'UE. Inaccettabile sia per l'UE che per l'alleato nordirlandese del governo delle minoranze britanniche, il Partito unionista DUP.

Se riuscirà a concludere l’accordo, Boris Johnson avrà ancora il difficile compito di convincere il Parlamento, molto diviso sulla Brexit, tra coloro che sotengono di mantenere stretti legami con l'UE e quelli che preferiscono un taglio netto.

I deputati, che avevano respinto tre volte l'accordo negoziato dall'ex primo ministro Theresa May, siederanno in una sessione speciale il 19 ottobre, potenzialmente decisiva per la Brexit, per la prima volta di sabato dopo la guerra delle Falkland nel 1982.

"Rispetto al Parlamento britannico, una sfinge egiziana è un libro aperto", ha dichiarato il presidente uscente della Commissione europea, Jean-Claude Juncker. La profondità della crisi politica è tale nel Regno Unito che le elezioni generali anticipate sembrano inevitabili nei prossimi mesi. 

Luigi Palumbo