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Brexit, Theresa May ha sei mesi per far approvare l'accordo. Divorzio slitta al 31 ottobre

LONDRA, 11 APRILE 2019 - Questo divorzio non s'ha da fare? Ancora una volta è stato concesso più tempo alla premier britannica Theresa May per concludere la lunga uscita della Gran Bretagna dall'Unione europea. Si tratta di ancora sei mesi - fino al prossimo 31 ottobre - entro i quali il Regno Unito deve trovare una soluzione per il suo abbandono: "I 27 e il Regno Unito hanno concordato una proroga flessibile fino al 31 ottobre. Questo significa ulteriori sei mesi per il Regno Unito per trovare la migliore soluzione possibile", è quanto si legge su Twitter dall'account del presidente del Consiglio europeo Donald Tusk.

Ieri a Bruxelles si è tenuto un vertice straordinario a cui hanno partecipato i 28 capi di stato e di governo dei paesi membri e dopo otto ore di lavoro hanno raggiunto l'accordo sul concedere ulteriore tempo affinché May abbia la possibilità nei prossimi mesi di cercare una maggioranza a Westminster per l'accordo di divorzio, tentando ancora di evitare quella che da molti è considerata la soluzione peggiore, cioè una Brexit senza accordo.  "Tutto ciò che accadrà sarà nelle mani del Regno Unito – ha spiegato il presidente del Consiglio Ue Tusk alla fine del summit a Bruxelles protrattosi oltre le due di notte. Può ratificare l’accordo di ritiro e andarsene oppure può cambiare strategia, anche se non si potrà cambiare l’accordo di ritiro. Oppure può decidere di revocare la Brexit".

Prima di accettare la proroga, Theresa May aveva chiesto ai 27 leader tempo fino al 30 giugno prossimo per allontanare la scadenza - già slittata rispetto al 29 marzo deciso dall'articolo 50 - del 12 aprile. Ma non aveva potuto garantire il superamento dei forti contrasti nel Parlamento di Londra, che hanno finora impedito l’approvazione dell’accordo di ritiro, né di evitare una traumatica Brexit “senza accordo” con prevedibili conseguenze negative anche per i 27 Paesi membri. Alla proposta di May, Tusk, intorno all’una di notte, ha risposto che i 27 proponevano il rinvio a fine ottobre e declinavano quello del 30 giugno. May ha chiesto una pausa e circa un’ora dopo ha approvato la soluzione europea, apprezzando l’accoglimento della flessibilità di anticipare. "Voglio che il Regno Unito lasci l’UE il prima possibile – ha detto -. Ora dobbiamo lavorare tutti per ottenere la maggioranza in Parlamento e per dare seguito al risultato del referendum. Se l’accordo sarà approvato nelle prime tre settimane di maggio, il Regno Unito potrà lasciare l’ Ue l’ 1 giugno". 

"Un'estensione flessibile, un po' più corta di quanto prevedevo, ma ancora abbastanza, per trovare la soluzione migliore. Non buttate via questo tempo", ha ammonito il presidente del Consiglio europeo Tusk, rivolgendosi ai Comuni "che ora hanno la partita nelle loro mani", e che grazie all'elemento di flessibilità introdotto nella proroga potrebbero uscire a stretto giro, mettendo fine alla coabitazione forzata con l'Ue. Unica condizione posta dall'Unione europea al vertice di Bruxelles per ottenere la proroga è la partecipazione della Gran Bretagna alle elezioni europee, pena trovarsi catapultata fuori dal blocco senza nessun accordo a partire dal primo giugno 2019. 

"Dura lex, sed lex", ha rimarcato il presidente della Commissione europea Jean Claude Juncker, che ha tenuto a sottolineare come la "revisione" fissata al Consiglio europeo di giugno potrà essere un'occasione "per fare un punto della situazione". A favore della decisione della proroga al 31 ottobre - data importante perché coincide anche con la scadenza del mandato dell'esecutivo di Juncker - ha giocato la speranza che il nuovo dialogo lanciato dalla premier britannica col leader Labour Jeremy Corbyn.

Gli argomenti portati al tavolo da May sono sembrati più solidi rispetto al passato, ma non abbastanza forti da convincere nell'immediato il presidente francese Emmanuel Macron, arrivato ai lavori del vertice già arroccato sull'opzione di una proroga breve al 30 giugno, e sostenuto da una manciata scarsa di altri leader, tra cui il cancelliere austriaco Sebastian Kurz. 

Macron dal canto suo si è detto preoccupato per i risultati delle prossime elezioni europee e la collaborazione leale di Londra durante il periodo di permanenza. E nemmeno un incontro bilaterale con Angela Merkel è servito ad ammorbidire le posizioni del capo dell'Eliseo: per "farlo scendere dalla montagna" sono state necessarie varie proposte e un duro confronto con Juncker, secondo quanto hanno riportato fonti diplomatiche. Il presidente francese, che a fine vertice ha parlato di "miglior compromesso possibile per salvaguardare l'unità dei 27", alla riunione ha giocato fino in fondo il ruolo del bastian contrario, insoddisfatto anche di fronte ad un rafforzamento del testo delle conclusioni, con un meccanismo per neutralizzare eventuali azioni di ostruzionismo da parte del Regno Unito durante la proroga, come spiega l'ANSA. Uno spauracchio che i Tories brexeeter sono tornati ad agitare, inquietando anche il presidente del Parlamento europeo Antonio Tajani, che ha avvertito: l'Eurocamera "non è un albergo a ore, da cui si entra e si esce a proprio piacimento". 

Posizione più morbida e conciliante quella della Germania di Angela Merkel che durante il vertice ha richiamato la necessità di "salvaguardare l'unità dell'Ue ed evitare una Brexit senza accordo". Dalla parte della Merkel anche Giuseppe Conte: "Siamo favorevoli a una proroga, ovviamente non può essere di un mese o due, ma più lunga", anche il premier italiano intende tutelare l’ampia comunità italiana nel Regno Unito e l’ingente interscambio commerciale italo-britannico.

Fonte immagine Sky News