Cronaca

Caso Cucchi: le motivazioni del giudice: "Medici colpevoli, ma non si sarebbe salvato"

ROMA, 07 Ottobre - Malnutrizione, tossicodipendenza e digiuno. Un corpo fragile stroncato dall'epilessia quello di Stefano Cucchi. Queste le motivazioni dell'assoluzione del primario Aldo Fierro, i sanitari Stefania Corbi, Flaminia Bruno, Luigi De Marchis e Silvia Di Carlo da parte della terza corte d'assise di appello di Roma. La perizia medico-legale, conclusasi tre giorni fa, ha, di fatto, escluso un collegamento tra le percosse che Cucchi aveva subito dalle forze dell'ordine e la morte dello stesso. 

Il fatto non sussiste. Questa la motivazione dell'assoluzione. Gli imputati "hanno colposamente omesso di diagnosticare la sindrome da inanizione da cui il paziente era affetto, di inquadrare il caso nelle sue linee generali e, conseguentemente, di attuare i presidi terapeutici necessari". Ma non sono colpevoli per la morte di Cucchi.

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"Una grave alterazione dei processi metabolici, causata da un’insufficiente alimentazione e idratazione già iniziata prima dell’arresto, alla quale devono aggiungersi le numerose patologie da cui era affetto (epilessia, tossicodipendenza e riferito morbo celiaco), lo stress dovuto ai dolori causati dalle lesioni lombo-sacrali, che ne avevano determinato il ricovero presso la struttura protetta dell’Ospedale Sandro Pertini, lo stato detentivo e un `quasi´ digiuno di protesta, elementi questi ultimi che hanno contribuito ad aggravare lo stato di deperimento organico in cui il paziente già si trovava a causa della grave denutrizione". Queste le motivazioni dell'assoluzione.

La corte di assise, quindi, si allinea alle tesi della prima perizia del primo processo, che hanno sottolineato
"l’alterazione dei processi metabolici, causa prima del decesso di Cucchi, producendo il deterioramento e la morte delle cellule, di cui sono composti gli organi, ha innescato quella che i periti hanno definito la causa ultima dell’exitus, che può essere dipesa sia da motivi cardiaci, come sostenuto dai consulenti del pm, sia da problemi neurologici, come sostenuto dai consulenti delle parti civili. Tale ricostruzione dei fatti è l’unica che consente di spiegare la costellazione di segni e di sintomi che il paziente presentava. Le spiegazioni alternative sulla causa di morte, fornite dai consulenti di parte, hanno il limite di avere analizzato in modo frammentario le evenienze fattuali, dando rilevanza a singoli segni e non valutando in modo complessivo la sintomatologia".

Leonardo Cristiano

immagine da: ilmattino.it