Concorso a cattedra, lo sfogo di una candidata
Pubblica Istruzione Calabria

Concorso a cattedra, lo sfogo di una candidata

venerdì 22 febbraio, 2013

CATANZARO, 22 FEBBRAIO 2013- RICEVIAMO E PUBBLICHIAMO

Questa la cronaca del concorso a cattedra per le classi A043/50, A051, A052 nella città di Catanzaro. A chi legge stabilire la validità o meno dello svolgimento. Preciso di essermi rivolta ai colleghi ( perché di colleghi si tratta) della vigilanza per chiedere un po' di silenzio in aula, non riuscivo a concentrarmi con quel cicaleccio, e di aver ottenuto semplicemente un “ Ragazzi, per piacere, per rispetto dei vostri colleghi” e poi tutto come prima. Ma andiamo con ordine: innanzitutto i tre giorni di prove si sono svolti con alcune caratteristiche comuni.

E cioè: alcun controllo dei vocabolari, zaini e borse colmi di libri tranquillamente nella disponibilità dei candidati (ciascuno ha potuto tenerli al proprio banco), sciarpe, cappelli e giubbotti in diversi casi sul banco a formare con i dizionari improbabili pile, contenitori di dizionari sui banchi dei candidati. Insomma tutto il normale – e inaccettabile, almeno credo- armamentario degli studenti quando in un compito in classe vogliono celare qualche magagna.

Tutto ciò senza che un membro della commissione o un vigilante facesse osservare alcunché. All'inizio della prova era richiesto ai candidati di consegnare il cellulare: il banco su cui si raccoglievano era pieno di cellulari più che obsoleti, ma all'uscita vedevi nelle mani degli stessi colleghi telefoni di ultima generazione. In più: fogli bianchi per la brutta copia distribuiti in numero assolutamente casuale senza alcuna sigla da parte dei commissari ( verosimilmente ognuno avrebbe potuto mettervi in mezzo un proprio foglio, già scritto e compilato e poi ricopiarlo); ancora: numero di riconoscimento assegnato ad ogni candidato da scrivere su un lembo esterno del plico per mantenere l'anonimato: il codice veniva bandito ( letteralmente) dai vigilanti in aula che dicendo il nome e cognome di ogni candidato proseguivano: “ Scriva 2** ”. In sintesi, io, che pure non sono famosa per la buona memoria, ricordo nome e cognome e codice numerico di diversi candidati mai visti prima. Saprei dire, dunque, senza aprire il plico e solo leggendo il codice esterno, di chi è quel compito. Come me molti, anche vigilanti e commissari, immagino. Faccio ora un breve distinguo tra i tre giorni di prove:

A043/50: Pur essendo entrati regolarmente alle 8.00, la traccia della prova ci è stata consegnata poco prima delle 10.30. Nel frattempo siamo stati liberi di andare a zonzo per tutti i locali della scuola e di usare il cellulare. Nella mia aula ci è stato consentito di sedere in due per banco. I vigilanti, dopo aver letto le avvertenze di svolgimento della prova e aver dato il via sono stati un buon tempo in corridoio, poi al cellulare, poi al posto di “controllo” intenti in chiacchiere. In aula un brusio costante, libri e fotocopie e cellulari solo un po' celati, giusto per preservare un po' di faccia, dietro le sopra dette architetture di dizionari, contenitori, sciarpe. Un collega ha finito il compito in un'ora e mezza ( molto bravo e veloce? Oppure?) e gli è stato consentito di firmare e uscire. Nessun problema, del resto dopo 60 minuti a tutti era consentito andare in bagno, lasciando il compito sulla cattedra dei vigilanti.

A051: Dopo aver letto le solite avvertenze i vigilanti ci hanno invitati a “fare con garbo”...cosa? Ma scambiarci informazioni e copiare, biensur! Sempre i soliti fogli bianchi senza alcuna sigla per la brutta distribuiti in numero casuale e sempre il codice numerico personale e segreto bandito pubblicamente in aula ( del resto se io volessi “raccomandarmi” potrei tranquillamente dire ad uno dei commissari: “ Io sono il numero 2**”). Si verifica un'altra cosa: due colleghi sbagliano a copiare in bella, viene loro dato un nuovo modulo ministeriale. A me, che pure avevo fatto qualche cancellatura in bella copia vien detto: “ Non importa, non fa nulla, e poi comunque non abbiamo più moduli”. Sempre il solito brusio, sempre fotocopie, libri e cellulari.

AO52: nulla di diverso: il solito ritardo, anzi un po' meno, 9.50, nella consegna delle tracce. Presa da un po' di paura chiedo ai commissari se una cancellatura possa invalidare il compito. “ Naturalmente sì”, rispondono. “Ma ieri i vostri colleghi hanno detto no!!!”. Spallucce. La traduzione e le domande richiedono un po' di tempo, le due ore e trenta sembrano insufficienti. Naturalmente ci sono i soliti geni che finiscono con circa un'ora di anticipo, chissà con quali supporti! In aula si sentono chiacchiere per tutto il tempo, libri e smartphone che scompaiono giusto quando i vigilanti annunciano l'arrivo ( sono sulla porta, osservano il corridoio) dei commissari. Del tutto ignari della prassi consolidata, del resto! L'esperienza che racconto mi è stata riferita in modo analogo da colleghi che hanno svolto l'esame in altre aule.

Direte: perché non hai protestato lì? L'ho fatto con i vigilanti che hanno solo un po' rimproverato i colleghi, per poi tornare al loro “vivi e lascia vivere”. Non sono andata oltre perché non mi sono sentita tutelata da chi, commissari compresi anzi per primi, avrebbero dovuto vigilare sull'andamento della prova. Credo sia prevedibile sapere come andrà a finire.E' questa la legalità, o piuttosto una velata forma di cintiguità morale con tutte le offese alla nostra terra?
Io amo la mia terra. E amo la scuola. Ma credo sia vero che noi docenti calabresi non sappiamo amare e difendere né l'una né l'altra.  [MORE]

(notizia segnalata da marta anita mariani)


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