Corea del Nord, ladri giustiziati in pubblico
Estero Campania

Corea del Nord, ladri giustiziati in pubblico

mercoledì 19 luglio, 2017

NAPOLI, 19 LUGLIO – Prostituzione, furto di riso o di rame e finanche aver guardato la televisione Sud Coreana: sono questi alcuni dei reati per i quali è applicata la pena di morte in Corea del Nord.

Basandosi sulle interviste a 375 abitanti nordcoreani scappati dal paese, e sulle ricostruzioni di alcuni testimoni, l’organizzazione non governativa The Transitional Justice Working Group, con sede a Seul, ha delineato uno scenario drammatico.[MORE]

Le condanne a morte sono eseguite in pubblico, spesso nei cortili delle scuole, nei mercati o finanche sulle rive dei fiumi, per stigmatizzare talune condotte ed “educare” la popolazione. Sono vere e proprie campagne governative per scoraggiare determinati comportamenti quelle che portano alle condanne, emesse anche al di fuori dei tribunali.

Ma c’è di più. Secondo quanto riportato nel rapporto, infatti, talvolta i plotoni di esecuzione del dittatore Kim Jong-Un uccidono di percosse i “colpevoli”, ritenendo uno spreco l’utilizzo di proiettili per le condanne.

Stando alle fonti ufficiali, a Pyongyang i reati punibili con la morte sarebbero esclusivamente l’omicidio, l’alto tradimento nei confronti della patria o della popolazione, il terrorismo ed i complotti contro la sovranità dello Stato. Secondo le dichiarazioni di chi è fuggito, invece, la realtà è ben distante da quanto viene divulgato.

Non solo, infatti, la pena capitale viene applicata anche per reati minori, soprattutto nei casi di tentativi di fuga dal Paese (in Cina o Corea del Sud); ma essa è anche all’ordine del giorno nei veri e propri “Campi di concentramento” in cui sono reclusi decine di migliaia di detenuti politici, e nei quali è pratica comune la condanna a morte per fame, in caso di mancato adempimento dei doveri imposti ai prigionieri.

Secondo quanto riportato da Amnesty International, sono 58 gli stati del mondo che continuano ad applicare la pena di morte, mentre in ben 97 Paesi è stata abolita del tutto ed in 35 è de facto desueta. Al vertice della triste classifica per numero di esecuzioni portate a termine si colloca la Cina, seguita poi dall’Iran.

Paolo Fernandes

Foto: view.mn


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