Estero

Corea Del Nord: "Le parole di Trump sono come una dichiarazione di guerra?

NEW YORK, 25 SETTEMBRE – Sembrano farsi sempre più incandescenti i rapporti politici tra USA e Corea Del Nord e lo scontro potrebbe presto oltrepassare le semplici schermaglie verbali degli ultimi tempi. Dopo la decisione del Presidente Trump di inviare portaerei e cacciabombardieri verso le basi più vicine al Paese asiatico, a versare altra benzina sul fuoco è stato stavolta Ri Yong Ho, Ministro degli Esteri nordcoreano. [MORE]

Il rappresentante dello Stato guidato da Kim Jong-Un si era recato ad un incontro a New York presso la sede dell’Assemblea e del Segretariato Generale delle Nazioni Unite, invitato proprio dal Segretario Antonio Guterres per cercare di trovare una soluzione politica condivisa e scongiurare la più volte minacciata escalation missilistica. È ormai chiaro che la speranza di Guterres e degli alti funzionari del Palazzo di Vetro sia quella di sfruttare la maggior predisposizione al dialogo di Ri Yong Ho, attualmente Ministro degli Esteri ma ex capo della diplomazia nordcoreana, il quale ha peraltro studiato anche negli Stati Uniti ed in Gran Bretagna prima di stringere legami in Patria con la famiglia Kim e lì intraprendere la carriera ministeriale. Per questi motivi, Ri potrebbe dunque essere considerato l’uomo giusto per mediare tra le forze in campo, ma l’attuale volontà di evitare incontri tra lui e gli omologhi Ministri di USA e Giappone (Tillerson e Kono) non rappresenta un passo in avanti verso la collaborazione.

Lo strappo potrebbe anzi essersi ormai definitivamente consumato, come dimostrato dalle parole del discorso di Ri all’ONU, dalle quali sembrerebbero trapelare ben altre intenzioni rispetto a quanto auspicato dal Segretario. Dallo stesso podio dal quale anche Trump aveva parlato in occasione della 72esima Assemblea Generale, il braccio destro di Kim ha ricordato come il Presidente americano abbia “insultato la suprema dignità della Corea del Nord e commesso l’errore irreparabile di rendere pressoché inevitabile un lancio missilistico verso gli Stati Uniti, imbarcandosi in una missione suicida”. Il Ministro di Pyongyang ha poi proseguito reclamando anche il diritto allo sviluppo di un programma nucleare, in quanto quest’ultimo rappresenterebbe soltanto un “deterrente, necessario per impedire un’eventuale invasione straniera”. Il discorso si è infine chiuso con alcuni passaggi dedicati alle dinamiche delle stesse Nazioni Unite: Ri considera infatti “fallito il ruolo di garante della giustizia internazionale”, che l’ONU starebbe esercitando a suo avviso in maniera oramai anacronistica anche a causa di membri che si lascerebbero guidare da interessi particolaristici.

Il politico nordcoreano avrebbe successivamente ribadito i medesimi concetti nel corso di un raro incontro con la stampa internazionale, tenutosi all’esterno dell’hotel presso il quale Ri avrebbe alloggiato durante il suo breve soggiorno newyorkese. “Ora tutte le opzioni sono sul tavolo” avrebbe affermato il Ministro, anche perché secondo Pyongyang “le affermazioni di Trump sono come minacce di guerra”. Egli avrebbe inoltre ricordato che anche “la Carta delle Nazioni Unite sancisce il diritto all’autodifesa degli Stati membri e dunque, in caso di dichiarazione ufficiale di guerra, anche la Corea avrebbe diritto ad abbattere gli aerei americani”. Queste dichiarazioni sottintenderebbero evidentemente un riferimento all’art. 51 dello Statuto dell’ONU ed al diritto naturale di autotutela individuale o collettiva, tuttavia ciò dovrebbe comunque avvenire nell’obiettivo supremo di stabilire la pace e la sicurezza internazionale, rappresentando solo una eccezione al generale divieto di usare la forza nelle relazioni internazionali.

 

Francesco Gagliardi

 

Fonte immagine: cnn.com