Economia

Crisi economica, probabile anticipazione dell'attuazione delega fiscale

ROMA, 11 AGOSTO 2011- La gravità della crisi economica sta portando il Governo ad accellerare i tempi su diversi fronti. In quest’ottica va interpretata la dichiarazione del ministro dell'Economia Giulio Tremonti, nel corso dell'audizione in Parlamento, "Sulle rendite finanziarie la scelta é stata definita con un allineamento delle aliquote. La scelta é stata fatta in sede di riforma ma non abbiamo nulla in contrario ad un intervento diretto. Fermi i titoli di Stato, e prevedendo una riduzione della tassazione della raccolta postale che è al 27%, tutti i titoli finanziari verrebbero tassati dal 12,5% al 20%". [MORE]

In altre parole, ciò vuol dire che è intenzione del Governo ridurre i tempi di attuazione della delega fiscale e assistenziale, procedendo all’armonizzazione della tassazione delle rendite finanziarie per decreto legge. L’aumento della tassazione non coinvolgerebbe i Bot e Cct, per i quali resterebbe al 12,5%. La spiegazione di ciò è da ricercare nella natura stessa dei titoli pubblici i quali, già sembrano essere in linea con i criteri di generalità della tassazione che sono alla base della nuova disciplina richiesta dal sistema economico, sia in riferimento alla modalità che alla misura del prelievo.


Questo intervento, che trova il consenso sia delle parti sociali che dell’opposizione, potrebbe portare alle casse dell’Erario, già dall’anno prossimo, tra 1,8-2 miliardi ai fini della correzione della manovra.
Fino a qui, il punto di vista delle istituzioni, ma cosa comporterà questa decisione nei portafogli finanziari degl’investitori? Tastando il polso dei suddetti, è possibile individuare un certo timore che i possibili rendimenti percepiti possano subire una riduzione.


Innanzi tutto, iniziamo dicendo che per rendite finanzierie si intendono tutti i proventi e gli interessi (attivi e passivi) che un prodotto finanziario può generare al momento della sottoscrizione, alla chiusura dell’anno di imposta o al momento del realizzo da parte sia delle persone fisiche, che delle persone giuridiche.
Ovviamente la decisione di non aumentare la tassazione dei titoli di Stato è abbastanza intuibile. Un incremento della loro tassazione, in questo delicato frangente, avrebbe reso ancora più difficile la loro sottoscrizione sul mercato. I Titoli di Stato italiani già sono in sofferenza a causa delle paure legate al debito sovrano, aumentare la tassazione avrebbe potuto determinare un peggioramento dei conti pubblici.


Tuttavia, l’applicazione di una diversa tassazione degli strumenti finanziari, oltre ad essere una situazione iniqua, è anche distorsiva. Infatti, il maggior carico fiscale si rifletterà sulle obbligazioni emesse dalle società private. Ciò vuol dire che, per quest’ultime, diventerà più oneroso reperire capitale. Questo non rappresenta un problema soltanto per le aziende, ma lo è per l’intero sistema economico. La difficoltà di una società di reperire capitali frena la loro competitività, la loro possibilità di fare investimenti, con conseguenze sulle loro prospettive di  crescita e sull’occupazione.


Come evidenziano gli esperti, quelli più penalizzati dalla suddetta misura fiscale saranno i piccoli investitori, i quali rappresentano una fonte di finanziamento importante soprattutto per le medio-piccole banche. Inoltre, si teme che tutto ciò possa determinare una fuga dei capitali dall’Italia verso l’estero, con ulteriore restrizione della liquidità sui mercati.

E’ giusto procedere ad un armonizzazione delle aliquote, ma ciò dovrebbe essere fatto non a discapito dei soliti noti.
 

Rosy Merola