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"Dallas Buyers Club" di Jean-Marc Vallée, misteriose terapie anti AIDS

Dallas Buyers Club, presentato in anteprima al Toronto International Film Festival e in concorso al Festival Internazionale del Film di Roma 2013, dove ha vinto il premio del pubblico e quello per la migliore interpretazione maschile assegnato a Matthew McConaughey, arriva il 30 gennaio nelle sale.

La storia con cui si dichiara di voler “gettare una luce su un periodo oscuro del Paese” non rivela o dimostra di non conoscere i dati, ammesso che qualcuno li possieda, di fatto irreperibili, riguardo alle sostanze che il protagonista, Ron Woodroof, assumeva per curarsi dall’AIDS ma si affida alla semplificativa e oscura definizione di “terapie alternative” trasformate in rete nelle più svariate congetture: dai farmaci non approvati dall’FDA alle proteine, ai cocktail vitaminici a base di aloe vera, i recensori non sanno più cosa immaginare. Sarebbe strano non chiedersi quali fossero veramente tali sostanze alternative e la base scientifica della loro attendibilità, quali risultati abbiano dato nella storia della sperimentazione clinica, se davvero capaci di allungare la vita di Ron e salvare tantissime vite. Oggi si sa benissimo che l’aspettativa di vita di un sieropositivo all’HIV, senza nessuna cura, si aggira intorno ai nove-undici anni, quindi sarebbe legittimo il dubbio, in assenza di dati, che Ron sia vissuto sette anni con il virus HIV, bevendo acqua fresca o qualcosa di simile.[MORE]

Dallas Buyers Club (ispirato a fatti realmente accaduti) racconta la vicenda di Ron Woodroof, un elettricista e cowboy da rodeo che nel 1985 scopre di essere sieropositivo con una diagnosi che lo condanna a 30 giorni di vita.
Non ritenuto idoneo alla sperimentazione clinica con somministrazione di AZT (l’unico farmaco che a quei tempi dava speranze nella cura dell’AIDS), inizia a fare delle ricerche e scopre una serie di medicinali e terapie non ancora approvate dall’FDA. Quando individua un deposito di medicinali alternativi oltre il confine, tra il Texas e il Messico, si dà al mercato nero e fonda il Dallas Buyers club dove distribuisce queste sostanze chiedendo ai malati un contributo in forma di quota associativa. Ron Woodroof morirà nel 1992, sette anni dopo gli ultimi trenta giorni di vita che gli erano stati diagnosticati.

Le vicende vissute da Ron Woodroof, raccontate con solennità di certezze - riprese a tal scopo senza luci artificiali, per ottenere l’impressione di catturare la realtà - sottolineano in modo inequivocabile il messaggio veicolato dal film: Ron è vissuto più a lungo perché numerosi medicinali alternativi all’AZT lo hanno aiutato a contenere i sintomi dell’AIDS e sono serviti a salvare la vita di tantissime persone.
Detta così, quella di Dallas Buyers Club appare come la storia di redenzione di un malandrino che, se inizialmente agisce per puro egoismo personale, strada facendo si trasforma in un altruista nonché paladino di verità e giustizia che combatte contro le ingiustizie perpetuate dall’FDA ai danni di tanti malati, probabilmente a causa di interessi economici nei confronti della vendita della sola AZT.
L’insolvibile incertezza in cui purtroppo naufraga questa romantica vicenda - in un modo anche alquanto scorretto e puerile nei confronti di un pubblico che oggi ha tutti gli strumenti per cercare e trovare (o non trovare) informazioni sui cosiddetti fatti realmente accaduti - riguarda l’impossibilità di reperire qualunque dato reale, storico e di letteratura scientifica riguardo a “trattamenti antivirali, sperimentazioni farmacologiche, brevetti, sentenze giuridiche e norme della FDA,” per la conoscenza dei quali Ron si sarebbe trasformato in una “enciclopedia vivente”. Sebbene lo sceneggiatore Craig Borten abbia trascorso diversi giorni con Ron al Dallas Buyers Club, riportando a casa oltre 20 ore di interviste su un registratore e, sebbene sia stato affermato l’utilizzo dei dettagliati diari di Ron per la realizzazione del film, i farmaci alternativi sono decine ma tutti senza nome.

Dallas Buyers Club rimane dunque solo la storia di un uomo qualunque, della sua tenacia in una lotta individuale, divenuta in seguito collettiva, per cercare di salvarsi a qualunque costo e con qualunque mezzo, in un periodo storico in cui i malati di AIDS erano duramente emarginati e in cui la creazione di comunità ha avuto un importantissimo ruolo sociale. Dallas Buyers Club trasforma Ron Woodroof in un paladino di giustizia solo allo scopo di ottenere emozioni facili ed alto coinvolgimento di pubblico; ma in assenza di dati, la sua storia potrebbe essere equiparata a quella di tanti santoni che propongono erbe e rimedi miracolosi sperimentandoli sulla pelle di qualcuno senza alcun fondamento scientifico che ne comprovi l’efficacia quanto la sicurezza.
Cavolo, sarei davvero contento di avere un film. Mi piacerebbe che la gente avesse queste informazioni, e mi piacerebbe che le persone sappiano quello che io ho imparato, navigando a vista, sul governo, le case farmaceutiche e l’AIDS. Mi piace pensare che tutto questo abbia avuto un senso alla fine, ha dichiarato Ron Woodroof. Peccato che attraverso questo film - a parte godere di un discreto successo di regia che poggia le sue fondamenta su una solida sceneggiatura e sull’ottima recitazione dei due attori - di tutto il resto (ammesso che ci sia davvero qualcosa di importante o di nuovo da sapere) non abbiamo saputo niente.

 


Titolo originale: Dallas Buyers Club
Regia: Jean-Marc Vallée
Interpreti: Matthew McConaughey, Jared Leto, Jennifer Garner
Origine: USA
Durata: 117 min.
Distribuzione: Good Films

Gisella Rotiroti