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Datagate, Corte Ue: scontro sulla tutela dei dati sensibili

LUSSEMBURGO, 06 OTTOBRE 2015 – La Corte di giustizia dell'Unione europea ha dichiarato invalida una decisione (del 2000) della Commissione Ue che si era espressa con parere favorevole in merito alla conservazione e al livello di protezione – ritenuto sicuro – negli Stati Uniti delle informazioni private degli utenti del social Facebook residenti in Europa. [MORE]

A sollevare il caso nel 2011 dinanzi alle autorità irlandesi, dopo lo scandalo Datagate, era stato il giurista austriaco Maximilian Schrems, che aveva denunciato Facebook opponendosi al trasferimento dei suoi dati personali, in quanto non riteneva adeguato il livello di sicurezza offerto dalle autorità americane. Schrems, che è anche il fondatore del movimento L'Europa contro Facebook, attraverso una nota ha commentato: «Sono molto contento del pronunciamento della Corte, spero possa rappresentare una pietra miliare per quello che riguarda la privacy online. La sentenza chiarisce che la sorveglianza di massa viola i nostri diritti fondamentali. La decisione della Corte sottolinea anche che i governi e le imprese non possono semplicemente ignorare il nostro diritto alla privacy ma devono attenersi alla legge e applicarla».

Fino ad oggi le aziende statunitensi hanno potuto trasferire i dati sensibili dei cittadini del Vecchio Continente in base all’accordo commerciale Safe Harbor, del 2000, rimesso in discussione dalla clamorosa pronuncia odierna della magistratura europea: da ora in poi, dunque, si potrebbe vietare a Facebook e ad altri social media, come a tutte le aziende che raccolgono i dati degli iscritti, di “conservare” i dati medesimi negli Usa, obbligandoli a immagazzinarli in Europa, nel rispetto delle diverse normative nazionali in materia di privacy. 

Per la Corte di Lussemburgo, infatti, «una normativa che consenta alle autorità pubbliche di accedere in maniera generalizzata al contenuto di comunicazioni elettroniche deve essere considerata lesiva del contenuto essenziale del diritto fondamentale al rispetto della vita privata».

Non è tardata ad arrivare la replica di Facebook, che ha negato di aver commesso illeciti, evidenziando che «in discussione c'è uno dei meccanismi che la legge europea fornisce per consentire il trasferimento transatlantico dei dati», per poi invitare Usa ed Europa a risolvere in tempi rapidi la questione relativa al trasferimento legale dei dati.

Domenico Carelli

(Foto: eunews.it)