Dazi USA e Super-Euro: minaccia da Un miliardo per l’economia del Friuli Venezia Giulia

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L’allarme della CGIA di Mestre: colpiti mobili, macchinari e agroalimentare

Il sistema economico del Friuli Venezia Giulia rischia una perdita superiore a un miliardo di euro a causa della combinazione tra nuovi dazi doganali imposti dagli Stati Uniti e il rafforzamento dell’euro rispetto al dollaro. Lo scenario preoccupante è stato delineato in una recente analisi della CGIA di Mestre, che evidenzia come questa doppia minaccia possa colpire duramente l’export regionale.

I fattori critici: dazi USA e apprezzamento dell’euro

Secondo l’istituto veneto, l’impatto negativo è il risultato di tre fattori principali:

  • Tariffe doganali del 30% annunciate dall’amministrazione Trump su tutti i beni europei
  • Euro rafforzato del 12% rispetto al dollaro, con conseguente aumento dei prezzi per i compratori americani
  • Crescita del costo delle materie prime, che pesa sulla competitività delle imprese italiane

Tutti elementi che riducono la convenienza dell’acquisto di beni italiani da parte del mercato statunitense.

Export FVG: i settori più vulnerabili

Secondo i dati ISTAT, il valore delle esportazioni del Friuli Venezia Giulia verso gli USA supera i 2,3 miliardi di euro. I comparti più colpiti, secondo l’analisi, sono:

Mobiliero, con circa 317 milioni di euro di export

Macchinari industriali, per un valore stimato di 230 milioni

Agroalimentare, in particolare il vino, tra i prodotti simbolo del Made in Italy

Il caso delle navi: un’eccezione nell’export

Tra i beni esportati, spiccano navi e imbarcazioni, con un valore che si avvicina al miliardo di euro. Tuttavia, si tratta di vendite spesso effettuate a società registrate in Paesi terzi, controllate dai grandi gruppi americani. Questo meccanismo escluderebbe tali operazioni dai dazi imposti da Trump, almeno formalmente. Per questo motivo il settore navale, pur rilevante, potrebbe essere meno esposto di quanto appaia.

Diversificazione dell’export: un paracadute parziale

L’indice di diversificazione dell’export regionale è pari al 63,1%, un dato che colloca il Friuli Venezia Giulia a metà della classifica nazionale. Questo significa che, pur avendo settori fortemente specializzati, la regione dispone di un tessuto produttivo abbastanza variegato da attutire parzialmente i contraccolpi esterni.

Le reazioni: tra ottimismo e allarme

I rappresentanti del mondo produttivo friulano offrono letture differenti del rischio:

Giovanni Agrusti, presidente di Confindustria Alto Adriatico, invita alla cautela: “Vedremo se queste tariffe entreranno davvero in vigore. La filiera del lusso potrebbe non subire grandi danni.”

Graziano Tilatti, presidente regionale della CIA, esprime invece preoccupazione: “No alle contromisure dure, serve dialogo con gli Stati Uniti per proteggere le nostre imprese.”

Enrico Eva, segretario generale di Confartigianato FVG, si rivolge direttamente al governo: “Servono misure concrete per sostenere la competitività internazionale. I comparti più a rischio restano mobili e agroalimentare.”

Conclusioni: servono politiche a sostegno delle imprese esportatrici

Il Friuli Venezia Giulia si trova di fronte a una sfida complessa, che mette alla prova la capacità del sistema economico di reagire a fattori esterni come la politica commerciale americana e l’instabilità valutaria. Per affrontarla, saranno fondamentali:

Misure nazionali a sostegno dell’export

Strategie di internazionalizzazione verso nuovi mercati

Controllo sui costi delle materie prime e incentivi all’innovazione

Difendere l’export del Friuli Venezia Giulia significa proteggere l’identità produttiva di una regione che rappresenta una delle eccellenze del Made in Italy a livello globale.

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Scritto da Redazione

Giornalista di InfoOggi

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