Diabete Italia disapprova lo spot della Fondazione Italiana per il Diabete, nel rispetto dei diversi punti di vista
Brecia, 12 maggio 2011 - La campagna di sensibilizzazione promossa dalla Fondazione Italiana per il Diabete Onlus ha avuto molta eco nel “mondo del diabete”, provocando reazioni contrapposte. Questo perché diversi possono essere i punti di vista: da un lato, la tragedia della malattia e la voglia di gridare a tutti il dolore che provoca quando colpisce un bambino; dall’altro,[MORE] il desiderio di superare il dolore e ricostruire un livello di normalità, seppur con un enorme fardello: il desiderio di portare il bambino a crescere con gli altri, studiare, praticare sport, inserirsi nel contesto sociale e lavorativo. Sono punti di vista del tutto legittimi, in quanto rappresentano la soggettività con la quale ciascuno si pone davanti a un simile problema.
Ciò che non si può condividere è l’utilizzo di un linguaggio brutale, come in questo caso, per veicolarli. Così brutalmente, così crudamente certamente si scuote chi è sano, chi non ha il diabete e non sa che cosa voglia dire. Ma si pensa a quale impatto si possa provocare in un bambino diabetico o nei suoi genitori?
Certo, la ricerca è fondamentale e il bisogno di finanziarla reale? Ma il fine giustifica sempre i mezzi?
A nostro giudizio, in attesa del futuro, e nella continua ricerca di trovare una soluzione che permetta la vittoria sulla malattia, è necessario pensare all’oggiAggiungi un appuntamento per oggi, al come permettere, a chi scopre di avere il diabete di vivere con equilibrio, in serenità e non di essere etichettato come un emarginato.
La convivenza con la malattia o meglio l’accettazione consapevole della malattia permette di superare barriere impensabili: molti giovani, seppur “legati” alla terapia insulinica, riescono dove moltissimi coetanei non sono riusciti: campioni olimpici, sportivi professionisti, persone affermate e stimate nella vita e nel lavoro. Ma soprattutto molti di questi adolescenti diventano papà e mamme, equlibrati e sereni: cioè persone assolutamente uguali a ogni altra.
Purtroppo vi sono anche ragazzi diabetici con la maschera, come nello spot, circondati da famiglie con la maschera, che vivono nel dolore e nel sentirsi diversi. Sono pochi, per fortuna, questi ragazzi e queste famiglie: ma a queste persone che effetto può fare un simile spot? Non hanno certamente bisogno di vedere quella rappresentazione, che fa male a noi, ma ancor di più a loro, perché li rende ancora più naufraghi. Hanno bisogno di altre risposte, di messaggi di attesa verso il futuro certamente, ma sicuramente di speranza e di normalità.
Umberto Valentini
Presidente Diabete Italia
Direttore U.O.Diabetologia
Dipartimento di Medicina
A.O.Spedali Civili di Brescia
Diego Freri
HealthCom Consulting Srl
sito web: www.hcc-milano.com