Diretti e rabbiosi: intervista ai Loveless Whizzkid
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Diretti e rabbiosi: intervista ai Loveless Whizzkid

sabato 2 gennaio, 2016

SOVERATO (CZ), 02 GENNAIO 2016 - Iniziamo il nuovo anno con una bella intervista ai Loveless Whizzkid, dopo aver ascoltato il loro Name improvements for everyday stuff abbiamo intervistato il trio rock catanese che ha risposto molto spontaneamente alle nostre curiosità.
Buona lettura!

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Presentatevi ai nostri lettori!

Davide: Siamo i Loveless Whizzkid da Catania, siamo in tre, non abbiamo paura di spingere al massimo i distorsori e suonare al massimo volume possibile, ma ci tuffiamo spesso anche nella psichedelia più allucinata e siamo sempre attenti a rifinire maniacalmente la scrittura dei nostri pezzi.

Gabriele: Siamo i Loveless Whizzkid, beviamo tanta birra e fumiamo la pipa...

 

Voi siete un power trio indie-rock con una determinata attitudine tipica degli anni '90, cosa ne pensate del ritorno in scena di queste sonorità?

Davide: Doveva capitare, semplicemente. Di questi tempi non sembrano esserci novità degne di nota, nel campo musicale, ma solo un susseguirsi di revival di generi del passato. Noi suoniamo così da una decina d’anni, e ci pesa quasi essere etichettati come “anni ‘90” come se ciò che facciamo fosse un misto di nostalgia e pianificazione. In realtà non ci interessa altro che suonare quello che ci piace e come ci piace.
In questi anni ci è capitato di sentirci “vecchi” quando le cose “nuove” erano la dark-wave anni ’80 e il blues-rock anni ’70. Adesso almeno siamo diventati “nuovi” anche noi...

Gabriele: Nooo! Odio la parola power, non so da dove sia uscita fuori; comunque sì, siamo un trio indie-rock catanese, ma non avevo idea di un ritorno in scena con queste sonorità, è ora di cambiare genere?

 

Come hanno preso forma i brani di Name improvements for everyday stuff?

Davide: Subito dopo aver chiuso il nostro primo LP abbiamo cominciato a mettere mano a nuovi brani. Ne avevamo di lunghi e complessi e di brevi e diretti. Abbiamo preso tutti quelli del secondo gruppo, alcuni dei quali erano stati già rodati e rifiniti live, e abbiamo impiegato quasi due anni per farli suonare come volevamo su disco.

Gabriele: Alcuni li suonavamo già da un pò, poi sono stati definiti in fase di registrazione, tra urla e sudore.

 

Qual è la differenza di approccio tra questo vostro ultimo lavoro rispetto a We were only trying to sleep?

Davide: We were only trying to sleep è un disco abbastanza vario, mentre per Name improvements for everyday stuff abbiamo voluto mantenere una grande coerenza di fondo, cercando al contempo di essere molto più diretti e compatti. In più abbiamo a lungo lavorato, direi maniacalmente, al sound del disco. Nel nuovo EP ci sono contemporaneamente da un lato più maturità e controllo, e dall’altro più divertimento e sfrenatezza.

Gabriele: Qui siamo stati più diretti, abbiamo fatto uscire anche un po’ la nostra rabbia. We were only trying to sleep è un album acquoso e i brani sono molto più onirici e imprevedibili, Name improvements for everyday stuff invece è un vero e proprio sparo calibro 12.


Qual è la più importante urgenza espressa in questo EP?

Davide: al di là dei contenuti artistici, questo disco grida forte la nostra volontà di fare le cose da soli, senza dipendere da nessuno, dalla prima nota registrata, al missaggio, alla realizzazione fisica e alla vendita dei dischi. Solo per il mastering ci siamo affidati a Matthew Barnhart, del Chicago Mastering Service, che ha fatto un grandissimo lavoro, perfettamente in linea con lo spirito del disco.

 

Dopo questo lavoro discografico cosa avete in programma per il futuro?

Davide: Ritrovare un’autentica dimensione da band e portare il più possibile in giro la nostra musica.

Gabriele: Suonare un bel po’.

 

Avete recentemente assistito ad un live che vi ha particolarmente colpito?

Davide: fra i tanti bei concerti di Zanne, qui a Catania, quello finale dei Godspeed You! Black Emperor: mostruosamente intenso.

Gabriele: Melvins a Milano, lacrime.

 

Volete salutare i lettori di GrooveOn con tre – anche più – album che sentite in dovere di consigliare?

Davide: andrei con tre influenze più o meno occulte che hanno contribuito per la scrittura di questo disco: Gong – Camembert electrique, KaitO – You’ve seen us, you must have seen us ed il primo album omonimo degli Os Mutantes

Gabriele: ma la butto lì: Animal Collective - Spirit they're gone spirit they've vanished, Elliott Smith - Roman candle, e il primo album dei New Wet Kojak, poi ovviamente il nostro ultimo Ep Name improvements for everyday stuff...

 

 

Federico Laratta

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