Politica

Direzione Pd su congresso e voto, probabili le dimissioni di Renzi

ROMA, 13 FEBBRAIO – E’ il momento di fare chiarezza nel Pd e la direzione prevista per oggi potrebbe essere una buona occasione per iniziare a mettere a posto i pezzi del partito di Matteo Renzi, uscito fortemente leso dalla sconfitta al Referendum costituzionale del 4 dicembre, e che si prepara alle vicine scadenze elettorali: a giugno le amministrative in molti importanti Comuni, subito dopo l'estate le regionali in Sicilia.[MORE]

La mossa che ci si aspetta ora da Matteo Renzi è che rassegni le dimissioni durante la direzione di oggi: la mossa servirebbe a rafforzare la leadership dell’ex premier, nonché rilanciare la possibilità di andare al voto in giugno, dopo un ‘congresso lampo’ da tenersi in aprile. Secondo l’articolo 5 dello Statuto del Pd infatti, il Congresso e le primarie si svolgono ogni quattro anni, il che implica che il prossimo dovrebbe tenersi in autunno 2017, dato che il precedente ha avuto luogo tra settembre e dicembre 2013.

Ma sono previsti diversi casi in cui congresso e primarie possono essere anticipati, tra i quali le dimissioni del segretario. Occorrerebbero dunque le dimissioni di Renzi da segretario del Pd o una sfiducia nei suoi confronti da parte dell’Assemblea nazionale per aprire sin da subito il congresso dem che sarebbe indetto, in base all’art.5 comma 2 dello Statuto, dal presidente del Pd, in questo caso Matteo Orfini, al quale spetterebbe la reggenza del partito fino ad aprile.

«Dobbiamo rimetterci in cammino, senza perdere altro tempo - scrive lo stesso Renzi nella lettera che invierà agli iscritti subito dopo la direzione -. Dobbiamo fare tesoro dei nostri errori ma senza disconoscere le tante buone cose fatte. Non possiamo lasciare l'Europa al lepenismo e al populismo. Dobbiamo avanzare le nostre idee e fare sentire alta la voce dei nostri valori, dei nostri ideali ma anche delle nostre proposte concrete, dalla lotta all'evasione fiscale fino alla creazione di lavoro stabile, dall'ambiente fino alla cultura, da un nuovo sistema di protezione sociale fino alla lotta contro la burocrazìa, dai diritti fino allo sblocco delle opere pubbliche lottando contro la corruzione molto è stato fatto ma molto ancora c'è da fare. E per farlo abbiamo bisogno di due cose: un grande coinvolgimento popolare e una leadership legittimata da un passaggio popolare. Ma abbiamo anche bisogno che chi perde un congresso o le primarie il giorno dopo rispetti l'esito del voto. Essere democratici non significa solo chiedere i congressi ma anche rispettarne i risultati quali essi siano».

«Da troppe settimane la discussione interna del nostro partito è totalmente incardinata sulle polemiche, sulle accuse, sulle divisioni - scrive non a caso Renzi nella sua lettera agli iscritti -. È come se la sconfitta referendaria avesse riportato indietro le lancette dell'orologio: caminetti, correnti, equilibri interni. Tutta la politica italiana sembra ritornata alla prima repubblica». Stretto dalle correnti del partito, il segretario si rivolge insomma direttamente al “popolo” del Pd, dove sa di avere la sua forza e la fonte della sua legittimazione.

 

Maria Azzarello