Economia

Draghi: «Le divergenze strutturali minacciano il futuro dell'euro. Non abbassare la guardia»

MILANO, 24 MAGGIO 2015 - «Le divergenze strutturali tra i paesi dell’Eurozona possono diventare esplosive e mettere a rischio persino il futuro della moneta unica». Queste le parole del presidente della Bce Mario Draghi durante il suo intervento a Sintra in Portogallo. 

Un allarme chiaro quello lanciato da Draghi che sottolinea l’importanza di una politica economica e finanziaria dettata da scelte non unilaterali ma quantomeno uniformi e senza la creazione di discrepanze e differenze col tempo incolmabili. «In una unione monetaria non ci si può permettere di avere profonde e crescenti divergenze strutturali tra i paesi – ha continuato a spiegare il numero uno della Bce –, perché queste tendono a diventare esplosive». Gli spettri di una crisi irreparabile da evitare e combattere intraprendendo con decisione la strada delle riforme, un cavallo di battaglia più volte citato dal presidente Draghi: «Non c’è momento migliore per fare le riforme ora».

Riforme che talvolta devono anche realizzarsi prendendo dei rischi. «È necessario rafforzare la condivisione dei rischi privati nell’area euro» ha infatti detto Draghi, il quale ha poi precisato che «l’integrazione finanziaria deve progredire qualitativamente rispetto al periodo pre-crisi per favorire l’accesso delle imprese al credito e potenziare al tempo stesso la capacità di aggiustamento delle nostre economie tramite una maggiore diversificazione. L'unione bancaria - ha continuato - ha costituito un passo importante verso questi obiettivi, ma va portata a compimento. Deve ora rapidamente seguire un'unione completa dei mercati dei capitali».

In tale situazione, tuttavia, per il presidente della Bce è indispensabile «non abbassare la guardia. La Ue potrà funzionare veramente soltanto se sapremo ovviare alla lacune istituzionali e regolamentari ancora presenti».[MORE]

Infine un messaggio senza precisi destinatari ma forse inviato all'Italia: «Un Paese che approva la riforma del sistema pensionistico e poi cambia idea ogni anno non ottiene alcun beneficio a breve termine». Per poi precisare: «I banchieri centrali non vogliono essere invadenti e non vogliono dire ai governi cosa devono fare».

(Immagine da univpm.it)

Giovanni Maria Elia